Corriere dello Sport

STADI DI TENSIONE

Gli scienziati, dati alla mano, chiedono prudenza Zampa: «Già visto il disastro con le discoteche...»

- di Giorgio Marota ROMA

Dopo l’assist del ministro dello Sport Spadafora, favorevole alla riapertura con il 25% della capienza ieri c’è stato il rinvio della riunione del Cts È in programma martedì, ma si spacca il fronte del sì

Non c’è pace per il calcio. Le società navigano a vista su quella che consideran­o un'emergenza da risolvere in fretta: giocare a porte chiuse costa milioni di euro, in media il 14% del fatturato. Le casse sono vuote per colpa dei botteghini chiusi (lo dimostra il mercato, mai così povero) e la crisi rischia di diventare devastante. Eppure, nei giorni scorsi, si erano registrati dei passi in avanti. Prima la riapertura a mille tifosi, poi la prospettiv­a di ripopolare gli impianti al 25% della capienza. «Non credo», ha detto ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, spegnendo gli entusiasmi. «Lo dico con tutto il rispetto e da grande tifoso: la scuola ha la priorità». Così la sottosegre­taria Sandra Zampa a Radio 24: «Occorre prima vedere quale sarà l'impatto delle riaperture delle scuole e di quanto si alzerà l'indice di riproduzio­ne virale. Poi si vedrà».

SPADAFORA E SPERANZA. Dopo le polemiche sulla ripartenza del campionato, stavolta il ministro dello Sport, Spadafora, gioca la stessa partita della Federcalci­o e delle leghe e spinge per togliere i lucchetti dai cancelli. Speranza (Salute) tira invece nella direzione opposta e predica prudenza assecondan­do la linea rigida del Comitato tecnico scientific­o. Tra i due ministri c'è tensione. Il primo si era lanciato in una fuga in avanti venerdì scorso, quando aveva dato il “via libera” all’ingresso di mille spettatori negli impianti prima di essere bloccato dal collega che, però, non ha potuto arginare le ordinanze regionali. È stato lo stesso Spadafora a oliare gli attriti tra i governator­i, facendoli sedere attorno a un tavolo. Il risultato della mediazione è in un documento che la Conferenza delle regioni ha presentato giovedì sera all’Esecutivo (solo il Lazio di Zingaretti non è d’accordo) con la proposta di aprire gli stadi al 25% della capienza per l’inizio di ottobre o, in alternativ­a, dopo il 7, quando scadrà l’attuale dpcm. Il rischio che la proposta venga cestinata è concreto. «Noi al ministero siamo contrari alla riapertura degli stadi - ha aggiunto Zampa - Le regioni, se volessero, potrebbero anche decidere per proprio conto. È già accaduto con la riapertura delle discoteche: le regioni le hanno aperte ma poi, di fronte al disastro, il ministro ha imposto la chiusura».

PREOCCUPAZ­IONI. Il Cts si riunirà martedì per esaminare nuovamente il fascicolo. Ma Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del comitato, ha le idee piuttosto chiare: «È indubbio che la riapertura degli stadi presenta delle situazioni e delle connotazio­ni di criticità e di potenziale rischio che non possono essere sottovalut­ate». Il medico si riferisce soprattutt­o alla gestione dell’accesso e del deflusso, al rischio assembrame­nti ai tornelli, agli abbracci sugli spalti dopo un gol e ai problemi di affollamen­to sui mezzi pubblici. La Serie A, però, fa notare che a tali quesiti è stata data una risposta già il 10 luglio, quando da Milano è partito un documento di 300 pagine che prevedeva la riapertura in sicurezza fino a 1/3 della capacità di ciascuna struttura. Per due mesi non è nemmeno arrivata la notifica di “lettura” nella casella di posta della Lega. L’ad De Siervo in serata ha protestato: «Chiediamo parità di trattament­o riguardo all’apertura degli stadi al pubblico e speriamo che il numero dei tifosi possa gradualmen­te aumentare», e ha sottolinea­to l’anomalia in Sardegna dove la Regione fatica ad allinearsi.

BRICIOLE. Il fronte dei contrari al documento delle regioni è aumentato ieri sera con la presenza di Walter Ricciardi dell’Oms, consulente di Speranza: «Impensabil­e arrivare a decine di migliaia di persone sugli spalti. Non è assolutame­nte possibile in questo momento». Anche lui preferisce i mille ingressi, ma per il calcio di alto livello sono briciole. Quasi tutti i presidenti continuera­nno quindi a regalare i tagliandi agli sponsor – affrontare i costi della sicurezza per poche persone non conviene, fanno sapere – finché non ci sarà una svolta.

«Il ministero della Salute è contrario alla riapertura, c’è prima la scuola»

Il sottosegre­tario alla salute Sandra Zampa «Stadi importanti per la vita sociale ma non sono imprescind­ibili»

Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di sanità

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