Ganna, crono da leggenda «Un sogno»
MONDIALI DI IMOLA: È IL PRIMO A TRIONFARE CONTRO IL TEMPO
Se c’è un tempo relativo, c’è anche il tempo di Filippo Ganna. A scandirlo è la cadenza furiosa di una pedalata potente, di curve pennellate su tela e frenate con il contagocce. Un ritmo che perfino il cronometro fatica a sostenere. Ma quel cronometro indica che il tempo è giusto, inteso come performance da primato e come location ideale, nel Mondiale casalingo, per conquistare un oro che l’Italia attendeva da sempre. Il piemontese Filippo Ganna si è spinto dove nessuno aveva mai osato, in ventisei anni di prova iridata a cronometro nessun italiano era mai salito sul gradino più alto del podio. Lui di anni ne ha solo ventiquattro, prima dell’exploit di ieri si era laureato già campione del mondo dell'inseguimento individuale per quattro volte (l’ultima nel febbraio scorso a Berlino) e aveva stabilito anche il primato del mondo sui quattro chilometri. Tutto questo nonostante un fisico da corazziere (è alto 1.93!) e il soprannome - gatto di marmo - che gli avevano affibbiato da ragazzino, per la difficoltà nel trovare una postura congeniale alle sue caratteristiche. Ha lavorato duro, ha rifinito ogni dettaglio, ha ammesso che «a volte per la fatica le gambe mi girano pure al contrario e con il cuore a 197 pulsazioni non ricordo più come mi chiamo».
Due anni fa la scelta di passare al Team Sky (oggi Ineos Grenadiers) era orientata proprio al grande passo, alla voglia di approdare nel tempio della perfezione, con materiali all’avanguardia tipici dello squadrone britannico, per alzare l’asticella e abbassare sempre di più i tempi a cronometro. I risultati hanno cominciato a dargli ragione già da un pezzo, non a caso si è laureato due volte campione d’Italia della specialità e l’anno scorso aveva conquistato il bronzo al Mondiale inglese di Harrogate. Ora nel mirino c’è la prima maglia rosa del Giro d’Italia, con la cronometro di Monreale, ma quest’anno il bilancio è già fastoso visto che su quattro prove contro il tempo disputate ne ha vinte tre (oro a Imola, oro ai campionati nazionali, primo posto alla Tirreno-Adriatico), con l’eccezione del secondo posto alla Vuelta a San Juan dietro al fenomeno Remco Evenepoel.
Adesso ha un’altra medaglia pregiata da aggiungere alla collezione («le tengo tutte in camera, sono geloso e guai a chi me le tocca»), ma non intende cambiare la sua attitudine, la capacità di mantenere un profilo basso per poi trovare la concentrazione assoluta al momento della verità. Pochi riflettori accesi sui social, la festa per l’oro mondiale sarà tutta in famiglia. Aspettative rispettate, senza badare troppo alla pressione della vigilia: «Nell’ultimo periodo ho cercato di isolarmi - ha dichiarato Ganna dopo il successo - Sono partito sereno e credo di aver offerto il meglio. Sono abituato a vincere titoli mondiali su pista, questo voglio godermelo con la mia famiglia». Prima di Imola l’azzurro aveva ultimato la preparazione ai 2800 metri del rifugio Maroli a Macugnaga, ieri ha divorato i 31,7 km previsti volando quasi a 53 all’ora di media. Ha spadroneggiato fin dall’inizio, dietro di lui si è dovuta accodare tutta l’alta nobiltà delle prove contro il tempo, come il due volte campione del mondo Dennis, il compagno di squadra Thomas e il tanto atteso Van Aert, star al Tour de France, ma soltanto secondo e distanziato di ben 26’’. Quattordicesima posizione per l’altro azzurro in gara, Edoardo Affini.
La prova di Ganna ha toccato l’apice nella prima parte, quando l’azzurro è riuscito a domare anche il vento, sprigionando potenza e ritmo da mulinello: «Ora voglio festeggiare poi penserò al Giro d’Italia - ha aggiunto il vincitore Andrò alla corsa rosa per sostenere Thomas in classifica e fare del mio meglio nelle due crono adatte a me». All’autodromo di Imola sembrava una Ferrari, ma era Filippo Ganna.
31 chilometri divorati a quasi 53km/h di media «E ora il Giro»
«Sono abituato a vincere in pista Questa medaglia me la godo in famiglia»