Roma, preso Borja Mayoral ora Smalling
Il marocchino, ex Real e Dortmund, ha stupito tutti alla prima da titolare Velocissimo e molto tecnico, esterno ideale per la tattica scelta da Conte E il popolo nerazzurro già ripensa a Maicon
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Guardi Hakimi e ti viene in mente Maicon. Inevitabile. Perché quel terzino brasiliano ha fatto la storia dell’Inter. E’ stato uno dei protagonisti dell’Inter del Triplete e dimostrato come anche un terzino possa fare la differenza, quando è dotato di certe caratteristiche. Quali? Velocità, capacità di puntare l’uomo e confidenza anche con l’aria di rigore avversaria: tutte doti di cui anche Hakimi è abbondantemente dotato. ella sua avventura nerazzurra, durata ben 6 stagioni, al di là dei trofei raccolti, Maicon è riuscito a mettere insieme ben 248 presenze e 20 gol. Ed evidentemente è stato una manna per i vari attaccanti assieme a cui ha giocato, considerando tutti i palloni invitanti che ha provveduto a recapitare loro. Beh, Hakimi ha cominciato con numeri straordinari. In sole due apparizioni, peraltro per meno di 120’ complessivi in campo, ha segnato la sua prima rete e, soprattutto, confezionato 2 assist, che potevano diventare 3 se Perisic non ne avesse sprecato malamente uno particolarmente invitante.
GIOVANE MA GIÀ PROTAGONISTA. Attenzione, è chiaro che non possa proseguire con la stessa media. Per quanto possibile, però, Hakimi andrà sfruttato, perché ha tutte le doti per diventare una spina nel fianco per qualsiasi avversario. A differenza di Maicon, peraltro, pur arrivato molto più giovane (21 anni contro 25), sta “solo” confermando quelle qualità che aveva già messo in mostra anche in un palcoscenico importante come la Champions. E proprio l’Inter lo subì sulla pelle. Con una doppietta, infatti, mise la firma alla rimonta del suo Borussia Dortmund, finito sotto 0-2, poi decisiva per la promozione dei tedeschi e l’eliminazione dei nerazzurri. Non a caso, per acquistarlo ci sono voluti ben 40 milioni di euro, con l’aggiunta di altri 5 sotto forma di bonus. Con buona grazia del Real Madrid, peraltro, che ha scelto di non puntare su un talento che si era cresciuto in casa. E chissà che la prima scintilla di pentimento non la regali l’imminente incrocio con le “Merengues” in Champions.
L’OCCHIO DEL MANCIO. Maicon, invece, non era altrettanto conosciuto al suo arrivo. E’ vero che un paio di anni prima di sbarcare alla Pinetina, aveva vinto la Coppa America da titolare della Selecao. Quell’exploit, nel 2004, gli aveva permesso di sbarcare in Europa, al Monaco, ma ancora non erano chiare le sue potenzialità. L’idea è che fosse il classico terzino brasiliano, tutto attacco e zero difesa. C’è voluto il celebre occhio di Mancini per capire che quelle doti se ne potevano aggiungere anche altre. Così l’Inter, nel 2005, lo prenotò, per poi perfezionare l’acquisto nel 2006, per “soli” 6 milioni di euro. E lì è cominciata un’avventura, che ben presto si è trasformata in epopea.
LA VIOLA IN COMUNE. Il primo Maicon, sulla carta, non partiva nemmeno titolare. Invece, si prese la maglia e non la mollò più, apprendendo in fretta anche i fondamentali difensivi. E anche Hakimi, come spiegato da Conte, dovrà imparare parecchio per la fase di non possesso. La particolarità è che il marocchino ha debuttato, sorprendentemente dalla panchina contro la Fiorentina, vale a dire lo stesso avversario del battesimo in serie A di Maicon. Dopo pochi minuti, però, ha regalato il pallone del temporaneo pareggio a Lukaku. E, a Bevenento, finalmente titolare, in pochi secondi, ha fatto il bis, con lo stesso tipo di azione. A questo punto la curiosità è cosa combinerà all’Olimpico. E se, magari, Inzaghi sarà il primo a studiare una marcatura specifica per disinnescarlo.