Corriere dello Sport

Ma non è solo colpa dei calciatori

Lo stile di vita delle stelle al centro dell’attenzione per un focolaio che può accadere ovunque Perin positivo «nel giorno di riposo», così è partita la solita vecchia morale

- Di Roberto Perrone

Abbiamo alcune passioni, noi italiani. Quella per il balcone, ad esempio, come testimonia­no politici di ieri e di oggi. E poi quella per la Colonna Infame. Questo nostro vizio cade a fagiuolo per il nostro caso, cioè il Covid e il calcio, perché il saggio storico di Alessandro Manzoni riguarda proprio il processo a due untori (ognuno ha la sua peste) giustiziat­i sulla pubblica piazza ma che, poi, risultaron­o innocenti. Il grido «dalli all’untore», risuona anche oggi sulla pubblica piazza mediatica indirizzat­o ai calciatori, verso il mucchio e verso il singolo, in questa circostanz­a il portiere genoano Mattia Perin, reo di aver contratto il virus «nel suo giorno di riposo» e di averlo tramesso a metà della rosa del Genoa. La sottolinea­tura «nel suo giorno di riposo» è particolar­mente perfida: rimanda all’idea che, nel giorno di riposo, il calciatore bello (ma anche no) e famoso faccia chissà che cosa.

Quest’estate, quando dalla Sardegna il Covid tornò a farsi sentire, anche noi chiedemmo più attenzione, più responsabi­lità. Ma senza demonizzar­e la figura del

“calciatore”, senza cadere nel solito moralismo d’accatto, nella facile equazione calciatore uguale perdigiorn­o, o meglio perdinotte. Nell’idea che con il successo arrivi anche la vita spericolat­a, la spavalderi­a, l’arroganza. Succede, eh, ma dalla Sardegna, dalla Croazia o da Capri, non sono tornati con il Covid solo i calciatori ma anche studenti, impiegati, imprendito­ri. Sono il primo a convenire che molti calciatori, non solo i (più) ricchi e i (più) famosi, vivano spesso ai confini della realtà, se non in una realtà alternativ­a, dove la distanza dalle responsabi­lità e dai problemi degli umani è siderale. Molti hanno condotto e conducono una vita allegra (eufemismo), spesso al limite, di sicuro di velocità, visto le molte auto che sfasciano. Insomma, sappiamo di chi parliamo, ma non facciamo prediche, perché non c’è nulla di più irritante del solito, banale sermone ai calciatori giovani, ricchi e viziati. C’è stato un focolaio nel calcio, come può succedere ovunque. A meno che non si ritorni al lockdown, possiamo solo invitare tutti a essere attenti e rispettosi. Tutti. L’altro giorno al supermerca­to, dietro di me in coda alla cassa c’era una persona senza mascherina. Non era un calciatore, ma una signora dei cinquant’anni. Il cassiere le ha detto che non sarebbe dovuta entrare, ma non le ha fatto una predica. Volevo abbracciar­lo, ma non è permesso.

Da Sardegna e Ibiza tornati con il virus anche imprendito­ri, studenti e impiegati

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ANSA Mattia Perin, 27 anni, tra i positivi trovati nel Genoa

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