LAKERS A MILLE È SUBITO SHOW
Appena cominciate, le Finals appaiono già segnate Miami dura metà quarto e poi si azzoppano in tre. Davis e LeBron ispirano un parziale di 77-32: «E miglioreremo!»
Lakers subito avanti. Tutto come previsto e facile facile: 116-98. Se poi alla “Cinderella” Miami togli Goran Dragic, rimasto negli spogliatoi dopo l'intervallo di metà gara (ha giocato 15', fascite plantare al piede sinistro, serie a rischio), Bam Adebayo (utilizzato 21', uscito nel terzo quarto per il riacutizzarsi del problema alla spalla sinistra) e lasci in campo Jimmy Butler con una caviglia malconcia, ecco allora che le Finals 2020 in bolla appaiono già segnate, appena cominciate.
PARZIALE DI 77-32. Eppure a ranghi completi gli Heat erano partiti fortissimo: 23-10 a metà del primo quarto, poi sono ovviamente saliti alla ribalta Anthony Davis (34 punti, 9 rimbalzi e 5 assist) e LeBron James (25, 13, 9), vantaggio massimo di 32 punti (87-55) a metà del terzo quarto con un devastante parziale di 77-32 grazie anche ai tiri da 3 (15/38, 39,5%). Partita davvero finita se poi anche Alex Caruso (10) va in doppia cifra. «Ma siamo molto meglio di quello che abbiamo dimostrato – le parole del coach sconfitto Erik Spoelstra –- bisogna dare credito ai Lakers e noi dobbiamo lavorare per la prossima partita (stanotte gara 2 ndr)».
50 CANDELINE. E LeBron sente già profumo di anello, sarebbe il quarto in 10 finali anche se tra i giocatori in doppia cifra è quello che ne ha perse di più: Bill Russell 11 vittorie e un ko, Sam Jones 10-1 e Kareem Abdul Jabbar 6-4. «Puoi imparare più da una vittoria che da una sconfitta – ha avvertito così la sua ex squadra – non vedo l'ora di riguardare l'incontro e osservare dove possiamo migliorare. Abbiamo visto quanto sia difficile affrontare Miami. All'inizio ci hanno preso a schiaffi e l'abbiamo sentito. Poi dal 10-23 abbiamo cominciato a giocare per quelle che sono le nostre capacità».
Nelle precedenti 9 finali disputate, James in 8 occasioni aveva perso gara 1 e mercoledì ha interrotto una striscia negativa di 7 ko di fila. Ma è anche diventato il settimo giocatore all-time a giocare 50 incontri di finale e se la serie dovesse arrivare a gara 7 raggiungerebbe al terzo posto Kareem Abdul-Jabbar a quota 56. Ma c'e stata anche la piccola rissa che ha visto protagonista proprio James e l'ala di Miami Jae Crowder. Anche se sono stati compagni di squadra a Cleveland non c'è feeling tra i due e dopo una giocata sporca dell'avversario sono arrivati gli insulti dell'intoccabile King, che nella vuota arena di Disney tutti hanno sentito.
IL CROLLO. Ma in quanti guarderanno in tv le Finals? Sarà bastata la presenza virtuale di Barack Obama in gara 1 a riportare un po' di entusiasmo? Domande lecite dopo che sono stati divulgati i numeri delle altre finali, quelle di Conference. Infatti in un momento in cui gli ascolti televisivi negli States tendono a crescere, la NBA ha preso una strada opposta. Pur con la la presenza a Ovest di LeBron James (l'anno scorso rimasto fuori dai playoff), l'ultima partita dei Lakers contro Denver, paragonata alla stessa del 2019 tra Golden State e Portland, ha visto un decremento del 41%.
Più contenuto il crollo all'Est: -15% per Miami-Boston rispetto a Toronto-Milwaukee del 2019, ma se il confronto va indietro di due anni (2018 Cleveland-Boston) si arriva al -44%. E se l'anno scorso la partita più vista delle finali di Conference è stata gara 2 di Golden State-Portland (media 7,8 milioni), quest'anno il primato è andato al terzo incontro Lakers-Denver con 4,8: tre milioni di spettatori svaniti. I motivi della disaffezione? Tanti, non ultimo l'esagerata politicizzazione della NBA.
Finali, gara 1: LA Lakers-Miami 116-98 (Davis 34, Butler 23).
Gli ex compagni James e Crowder non si sopportano: volano gli insulti