Corriere dello Sport

LAKERS A MILLE È SUBITO SHOW

Appena cominciate, le Finals appaiono già segnate Miami dura metà quarto e poi si azzoppano in tre. Davis e LeBron ispirano un parziale di 77-32: «E migliorere­mo!»

- Di Roberto Zanni

Lakers subito avanti. Tutto come previsto e facile facile: 116-98. Se poi alla “Cinderella” Miami togli Goran Dragic, rimasto negli spogliatoi dopo l'intervallo di metà gara (ha giocato 15', fascite plantare al piede sinistro, serie a rischio), Bam Adebayo (utilizzato 21', uscito nel terzo quarto per il riacutizza­rsi del problema alla spalla sinistra) e lasci in campo Jimmy Butler con una caviglia malconcia, ecco allora che le Finals 2020 in bolla appaiono già segnate, appena cominciate.

PARZIALE DI 77-32. Eppure a ranghi completi gli Heat erano partiti fortissimo: 23-10 a metà del primo quarto, poi sono ovviamente saliti alla ribalta Anthony Davis (34 punti, 9 rimbalzi e 5 assist) e LeBron James (25, 13, 9), vantaggio massimo di 32 punti (87-55) a metà del terzo quarto con un devastante parziale di 77-32 grazie anche ai tiri da 3 (15/38, 39,5%). Partita davvero finita se poi anche Alex Caruso (10) va in doppia cifra. «Ma siamo molto meglio di quello che abbiamo dimostrato – le parole del coach sconfitto Erik Spoelstra –- bisogna dare credito ai Lakers e noi dobbiamo lavorare per la prossima partita (stanotte gara 2 ndr)».

50 CANDELINE. E LeBron sente già profumo di anello, sarebbe il quarto in 10 finali anche se tra i giocatori in doppia cifra è quello che ne ha perse di più: Bill Russell 11 vittorie e un ko, Sam Jones 10-1 e Kareem Abdul Jabbar 6-4. «Puoi imparare più da una vittoria che da una sconfitta – ha avvertito così la sua ex squadra – non vedo l'ora di riguardare l'incontro e osservare dove possiamo migliorare. Abbiamo visto quanto sia difficile affrontare Miami. All'inizio ci hanno preso a schiaffi e l'abbiamo sentito. Poi dal 10-23 abbiamo cominciato a giocare per quelle che sono le nostre capacità».

Nelle precedenti 9 finali disputate, James in 8 occasioni aveva perso gara 1 e mercoledì ha interrotto una striscia negativa di 7 ko di fila. Ma è anche diventato il settimo giocatore all-time a giocare 50 incontri di finale e se la serie dovesse arrivare a gara 7 raggiunger­ebbe al terzo posto Kareem Abdul-Jabbar a quota 56. Ma c'e stata anche la piccola rissa che ha visto protagonis­ta proprio James e l'ala di Miami Jae Crowder. Anche se sono stati compagni di squadra a Cleveland non c'è feeling tra i due e dopo una giocata sporca dell'avversario sono arrivati gli insulti dell'intoccabil­e King, che nella vuota arena di Disney tutti hanno sentito.

IL CROLLO. Ma in quanti guarderann­o in tv le Finals? Sarà bastata la presenza virtuale di Barack Obama in gara 1 a riportare un po' di entusiasmo? Domande lecite dopo che sono stati divulgati i numeri delle altre finali, quelle di Conference. Infatti in un momento in cui gli ascolti televisivi negli States tendono a crescere, la NBA ha preso una strada opposta. Pur con la la presenza a Ovest di LeBron James (l'anno scorso rimasto fuori dai playoff), l'ultima partita dei Lakers contro Denver, paragonata alla stessa del 2019 tra Golden State e Portland, ha visto un decremento del 41%.

Più contenuto il crollo all'Est: -15% per Miami-Boston rispetto a Toronto-Milwaukee del 2019, ma se il confronto va indietro di due anni (2018 Cleveland-Boston) si arriva al -44%. E se l'anno scorso la partita più vista delle finali di Conference è stata gara 2 di Golden State-Portland (media 7,8 milioni), quest'anno il primato è andato al terzo incontro Lakers-Denver con 4,8: tre milioni di spettatori svaniti. I motivi della disaffezio­ne? Tanti, non ultimo l'esagerata politicizz­azione della NBA.

Finali, gara 1: LA Lakers-Miami 116-98 (Davis 34, Butler 23).

Gli ex compagni James e Crowder non si sopportano: volano gli insulti

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ANSA LeBron James, 35 anni, incontenib­ile per Bam Adebayo, 23
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