Chiesa chiude con un palo Buio Fiorentina
Federico, con la testa alla Juve, delude Ranieri fa festa con Quagliarella e Verre
Dice che era la festa dei nonni, ieri. Dipende: don Ribery in tribuna ha fatto la felicità del più anziano dei tecnici della serie A. Può sbagliare due partite, Ranieri, non la terza. Così il nobile Claudio è arrivato a Firenze con idee chiarissime, e una squadra che, fatti salvi i primi dieci minuti, ha saputo occupare il campo in ampiezza, sfruttando i movimenti di un paio di elementi a sinistra, Gaston Ramirez e il gioiellino Damsgaard, pronti anche a dare densità al centrocampo, trovando morbido sulla trequarti viola, agevolando il solito Quagliarella, sornione e spietato (12° gol ai viola), anche dal dischetto, finendo in gloria con un gol antologico di Verre. La Fiorentina in modo emblematico è come se avesse sbattuto sul palo, quello colpito all’ultimo secondo da Federico Chiesa, capitan mercato. Con la fascia “neutra” al braccio, in quella che da giorni la società di Commisso ha lasciato intendere fosse la sua partita d’addio (con una insistenza fast, fast, fast davvero poco comprensibile) il meglio fico del bigoncio viola non ha saputo mascherare i limiti tattici della squadra. Se sarà, un addio (inevitabile, pare) non certo memorabile. Se giochi bene e perdi a San Siro con l’Inter puoi guadagnare tempo, ma se vieni battuto in casa dalla Samp ancora a 0, perdendo male, pur col 64% di possesso, con due settimane di sosta, ecco che lo scenario cambia radicalmente.
ILLUSIONE. La Fiorentina, orfana di Ribery, si è illusa che le folate iniziali proprio di Chiesa, potessero risultare decisive. Il problema è che affidare i movimenti offensivi del 3-5-2 alla coppia di ragazzi Vlahovic-Kouame, in assenza di quel fenomeno di FR7, in questo momento almeno produce solo frustrazione. E mentre al Meazza era stato il serbo a mangiarsi clamorosamente il possibile gol partita, messo in porta dal fuoriclasse francese, ieri è toccato subito al compagno ivoriano strozzare il tiro facile del possibile 1-0, propiziato da Bonaventura, in avvio all’altezza di se stesso. L’inerzia della partita ha inziato a girare in quel momento, suggellato da una pacca di incoraggiamento da parte di Vlahovic (vivo almeno con una conclusione da fuori area al 13’) allo shockato Kouame, sparito dal match (come Dusan a Milano), e tirato fuori dopo dieci minuti della ripresa per far posto a Cutrone. Ma i problemi viola non nascevano solo in quella parte nevralgica di campo. Poca spinta a sinistra da parte di Biraghi, poca capacità eversiva di un Castrovilli involuto per vie centrali, poca capacità geometrica di Amrabat (tutto tranne che regista, eppure schierato in quel ruolo, bloccato a dispetto delle sue qualità agonistiche), poca lucidità di Ceccherini come leader della difesa (il fallo da rigore su Quagliarella a fine primo tempo, strattonato in un’area vuota dice tutto), poca possibilità di “strappare” a campo libero per capitan mercato Chiesa. Insomma, davvero poca Fiorentina. Possibile che la sontuosa prestazione viola contro l’Inter fosse un’esclusiva di Ribery? Il dubbio parrebbe retorico.
CERCHIATA DI BLU. Va detto che la Samp ha fatto di tutto per scollegare i viola e si è proposta con applicazione continua, arrivando spesso prima sul pallone. Il vantaggio su rigore di Quagliarella non è stata l’unica occasione dei blucerchiati: un’autotraversa di Castrovilli in un mischione nel primo tempo e un incrocio dei pali di Candreva a inizio ripresa possono dare il senso della forbice tra le due squadre per circa un’ora di match. Poi, un lampo, e il Dio del calcio si è ricordato che ai ragazzi di talento bisogna voler bene, proprio perché sono ragazzi. Così (71’), un tiro poco convinto ma teso di Milenkovic da fuori area è stato trasformato da Vlahovic in un assist, per un 1-1 bello e insperato. Ma non è serata, per la Fiorentina, che ha perso anche Castrovilli per infortunio. Il tempo di vedersi annullare (giustamente) un gol a Thorsby per tocco di mano precedente di Tonelli poi la Samp ha letteralmente uccellato i viola. Rinvio di Audero, palla al subentrato Verre, pallonetto alla Totti su Dragowski in uscita e 2-1 senza ombre, lasciate tutte a Firenze.