Corriere dello Sport

«Club spaccato E Pallotta non mi rispondeva»

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ROMA - (jac.ali.) Gianluca Petrachi è tornato a parlare in merito alla lettera di licenziame­nto arrivata dalla Roma lo scorso 15 luglio dopo mesi turbolenti all’interno di Trigoria: «Sono rimasto mortificat­o dal mio licenziame­nto perché ero venuto con tantissimo entusiasmo - le sue parole a Radio Radio -. Ho creduto tanto nel progetto e in ciò che mi era stato detto. Fino a dicembre-gennaio ho fatto tante cose con l'aiuto della società, ho cercato di far capire che per essere vincenti bisogna partire dalle fondamenta. Nella struttura Roma questa unione e compattezz­a non c'è mai stata. Molte persone si parlavano male dietro, questa era la situazione generale. Ho cercato di unire e integrare». Durante l’inverno secondo il ds sono scoppiati i problemi: «Sotto Natale inviai un messaggio a Pallotta, eravamo in piena lotta Champions, e non mi ha mai risposto. Ci sono rimasto male. In quel momento ho capito che mi stavano scavando la fossa, cercavano di distrugger­mi in maniera subdola. Ho sperato che il presidente mi chiamasse. Sono andato avanti, determinat­e cose non me le hanno fatte fare. A Pallotta hanno raccontato tante cose non vere, chi ha pagato è lui che non si è fatto mai amare. Avrei potuto giocare più di fioretto e aspettare gli eventi. Ma ha prevalso la mia voglia di cambiare e portare gente positiva, vogliosa, e costruire qualcosa di vincente. Qualcuno diceva che non ero amato dai miei giocatori. Avevano rispetto e sapevano cosa stavo facendo per loro».

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