Vianello e l’ottava sinfonia: «Ibeh l’uomo giusto»
STANOTTE DI NUOVO SUL RING A LAS VEGAS DOPO 7 VITTORIE
Accordi in “fa” e “mi” minore, prima di salire sul ring. Guido Vianello, nella sua sua camera di Las Vegas, fa scorrere sulla tastiera del pianoforte le sue mani enormi, che si muovono come ragni e appaiono leggere, mentre suona “Nuvole bianche” di Ludovico Einaudi. In meno di un anno il pugile romano si è messo a studiare il pianoforte, fa solfeggio, si allena ogni giorno ed è già in grado di suonare due minuti di Einaudi. Scale e guantoni, jab e pentatoniche. «Einaudi è figo proprio - ammette Vianello - bello, bello. Ma sono un perfezionista, devo migliorare. All’inizio è stata dura. Quando ho cominciato a studiare il pianoforte, mi bruciavano gli avambracci».
Picchiare e suonare.«Le nocche si sono trasformate con la boxe - ammette - ma non ho mai avuto fratture alle dita, per cui suonare è un piacere».
Da quando non ci sono più Ernest Hemingway e Norman Mailer a parlare dei pugili in modo letterario, i pugili cominciano a uscire dalle pagine dei libri e avere vita propria fuori dal ring. Meno non siano risse e alcol, più spartiti e libri. Prendono master in finanza, come l’ex campione europeo super piuma Ermano Fegatilli, o una laurea in scienze dello sport, come l’ucraino Wladimir Klitschko. La boxe resta uno sport brutale, il pugile un solitario come gli scrittori, ma sono molto più di cuore e muscoli. «La rivalsa - spiega Vianello - non è più un elemento necessario. Mike Tyson aveva questa energia che proveniva dalla cattiveria, ma se non hai un’educazione dentro, ti si brucia tutto subito. Tyson è stato un grande, ma è durato poco. Klitschko, che è un pensatore, è durato dieci anni». Vianello affronterà l’ottavo incontro da professionista, da quando si è trasferito negli Stati Uniti, nel 2018. Finora sette vittorie per ko, in gran parte al primo round. La speranza, è che stasera incontri qualche difficoltà in più. Intorno alle 5.30, ora di Las Vegas, le 2.30 di notte in Italia, sul ring dell’Mgm il pugile romano sfiderà Kingsley Ibeh, detto The Black Lion, 26 anni come lui, afroamericano di Phoenix, Arizona, cinque incontri vinti e uno perso. L’incontro era in programma a luglio, ma Ibeh era risultato positivo al coronavirus e il match annullato. Stasera, se non ci saranno sorprese nei test sul Covid previsto in mattinata, i due incroceranno finalmente i guantoni. «E’ l’avversario giusto per me - spiega Vianello - è forte, giovane, è uno che mena, fisicamente è grosso, ingombrante, regge i colpi. Non è che gli dai un pugno e si piega, viene avanti». Ibeh è diverso da Don Haynesworth,
i cui 130 chili di muscoli e grasso finirono al tappeto dopo appena due minuti e sedici secondi. «Voglio mostrare al pubblico cosa so fare», confessa Vianello, il cui incontro verrà trasmesso in diretta da Espn.
Il romano ha lavorato sulla velocità («il jab sinistro è un fulmine»), sul controllo del corpo («Quando colpisco resto centrato, non vado in avanti con il viso») e sul fisico: «Ho messo su spalle, polpacci, quadricipiti». Stasera sarà più coperto, ma non è certo che l’incontro durerà così a lungo. «Il presentimento - ammette - è che finirà presto. Al primo round no, forse un ko entro il terzo. Ma se escono sei round e vinco ai punti va bene, non cercherò il ko».
Vianello e lo staff da giovedì sera sono in ritiro blindato all’Mgm, dove c’è un intero piano, il sesto, destinato alla Top Rank, l’agenzia che lo assiste. Test Covid, pranzo e cena in camera, contatti con estranei esclusi. Vianello gira con un braccialetto colorato al polso, che cambia in base all’avvicinamento alla gara: è passato da quello con scritto «tested», utilizzato prima di essere sottoposto al tampone, a «negative». Ieri i riti della vigilia. Il romano si è pesato con indosso la mascherina tricolore.
«Il pianoforte mi rilassa, ho le dita integre... suonare è un piacere»