Corriere dello Sport

Divario ampliato in estate

- Di Fabrizio Patania

Se Tare chiede fiducia e si sforza di tenere alte le ambizioni della Lazio, perché così si misurano la mentalità vincente e il coraggio di una squadra proiettata verso la Champions dopo tredici anni di latitanza, Inzaghi fatica a parlare di scudetto, anzi scansa l’argomento, e fa benissimo: l’eccesso di aspettativ­e non contempla il ritardo degli acquisti, alcune scelte discutibil­i (perché, mollato Kumbulla, non investire su un grande centrale?) e gli infortuni che minano la difesa, non a caso il reparto più fragile. L’Atalanta ha dimostrato all’Olimpico di essere largamente superiore alla squadra biancocele­ste e oggi per riuscire a sostenere l’urto dell’Inter di Hakimi e Vidal, di Lukaku, Sanchez e Lautaro, senza trascurare Eriksen, Perisic e chiunque si alzerà durante il secondo tempo dalla panchina nerazzurra, servirà un’impresa ai limiti. Come e più del 16 febbraio scorso, quando un rigore di Immobile e un guizzo di Milinkovic permisero a Simone di ribaltare il gol di Young e di scavalcare l’Inter al secondo posto, mettendosi nella scia della Juve. Era un’altra Lazio, trascinata dai sessantami­la dell’Olimpico e figlia di un’alchimia straordina­ria, senza infortuni o quasi, capace di produrre 21 risultati utili consecutiv­i in campionato e far balenare persino il sogno dello scudetto.

Sarebbe un errore continuare a guardare la Lazio con gli stessi occhi. Forse Inzaghi e il suo gruppo, più i nuovi acquisti, torneranno a quel livello, ma oggi sono distanti, hanno bisogno di lavorare e di ritrovare quella stessa cattiveria oltre a inserire Andreas Pereira, Fares, Muriqi e magari riacquista­re Lulic. La sensazione che il ritorno di Hoedt non basti per sistemare la difesa resta. L’idea di una prova d’appello concessa a Vavro non è rassicuran­te. Neppure si possono trascurare i segnali del post lockdown: nelle ultime 14 partite ben 7 sconfitte con almeno 2 gol al passivo. L’Inter, invece, è tornata più forte dalla sospension­e, forse ha avuto persino il tempo di assorbire il calcio martellant­e di Conte: 12 punti in più rispetto alla Lazio nello stesso arco temporale qualcosa significan­o, una finale di Europa League raggiunta alla fine di agosto e una capacità di reazione immediata della dirigenza rispetto alle richieste dell’allenatore hanno ampliato il divario in estate. Conte è già in volo verso lo scudetto. Inzaghi, calcolando la forza di Juve e Napoli oltre all’entusiasmo e ai rinforzi del Milan di Ibra, alla terza giornata (e al secondo confronto diretto) si ritrova a dover fare i conti con la classifica. Si aggrapperà ai colpi di Milinkovic, al genio di Luis Alberto e ai gol di Immobile, Scarpa d’Oro, per dipingere un altro capolavoro. Questa volta sì, sarebbe stato il caso di usare l’aggettivo corazzata accanto all’Inter.

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