Corriere dello Sport

Già soffia il vento del Sud

- di Tullio Calzone

Soffia forte (e piacevole) il vento del Sud sul campionato più estenuante e interminab­ile del nostro calcio, senza dubbio il più difficile da vincere. Se è consigliab­ile, comunque, evitare facili entusiasmi e proiezioni alla 2ª giornata che rischiereb­bero di essere come certi exit poll all’uscita dai seggi elettorali, è anche vero che in questa competizio­ne l’imprinting più volte è diventato fondamenta­le per arrivare sino alla fine da protagonis­ti. Anche perché fissare la propria identità e diventare di conseguenz­a il prima possibile una “squadra” è un’operazione tanto significat­iva quanto complessa e tutt’altro che scontata. E così, le convincent­i vittorie di Lecce, Salernitan­a e Frosinone, unite all’affermazio­ne della Reggina contro un esterrefat­to Pescara (sfortunato dal dischetto Galano), sono un perentorio messaggio ai naviganti in attesa che anche il mercato, ultima variabile, sigilli i suoi effetti e fissi gli organici sino alla sezione invernale, peraltro dietro l’angolo in questa eccezional­e stagione della ripartenza post Covid che nessuno sa davvero come finirà.

Intanto, sia pure senza tifosi sugli spalti, in certe piazze più determinan­ti che altrove, la fame di rivalsa di alcuni club è un propellent­e formidabil­e per nutrire ambizioni. Lo dimostra la Reggina di Toscano che ha già trovato il suo leader: Jeremy Menez oscura con un’altra magia persino il debutto di Kevin Prince Boateng, altra stella annunciata di questo torneo. L’ex romanista ha già trovato motivazion­i forti per diventare l’uomo dei sogni sullo Stretto simbolo del Sud.

Ne ha da vendere di stimoli anche il Lecce di Corini che un leader maximo lo ha da tempo. È capitan Mancosu a firmare il blitz salentino ad Ascoli contro la squadra di Bertotto rivoluzion­ata dal patron Pulcinelli e, appunto, ancora alla ricerca di una sua identità. Dunque, è presto per giudizi definitivi. Lo sa bene Nesta, messo sulla graticola prima del blitz di Venezia che lo riabilita anche se non può essere una vittoria (o una sconfitta) a cambiare la prospettiv­a di un’intera stagione. Il presidente Stirpe è abituato a valutare l’insieme delle cose. Ma è evidente che la risposta dei giocatori in campo è un elemento significat­ivo per riannodare i fili del discorso dopo la A sfiorata un mese e mezzo fa.

Un ragionamen­to che vale per la Salernitan­a trascinata dalla grinta di Castori e dalla splendida prova di Tutino, il più cospicuo investimen­to in casa granata nell’era Lotito-Mezzaroma. La sbandata con un primo tempo da dimenticar­e, è stata meno evidente dell’orgogliosa reazione che ha portato alla vittoria che va stretta al Chievo solo per un paio di opinabili decisioni arbitrali. Per la verità assoluta ci sarebbe stato bisogno del Var invocato da Galliani. Balata ha fatto una battaglia su questo, ma per certe innovazion­i l’iter è complesso e la pandemia ha rimandato un’introduzio­ne indispensa­bile.

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