Corriere dello Sport

INARRESTAB­ILI LAKERS

James e Davis, 65 punti in due, affondano i resti di Miami e si portano sul 2-0 LeBron: «Adesso paragonate­mi a Shaq per stazza e potenza» Ma gli ascolti televisivi crollano

- Di Roberto Zanni

Togliamo il secondo miglior realizzato­re nei playoff e il primo rimbalzist­a (ma anche terzo nei punti), senza contare gli acciacchi del top scorer. Quello che resta della Cenerentol­a, in campo contro i migliori, è Miami, in gara 2 senza Goran Dragic (media 19,9 punti a partita) e Bam Adebayo (17,8 e 10,9 rimbalzi) e con lo stoico Jimmy Butler (caviglia messa male, eppure 44'44" in campo con 25 punti). Insomma, questa serie, a meno di interventi ultra divini, ha già scritto il successo dei Lakers.

Sarà alla fine un anello con un asterisco grande così (partendo dalla pandemia), ma Los Angeles non importerà più di tanto. Lakers-Miami 124-114 e 2-0, con James&Davis inarrestab­ili che nella bolla di Orlando hanno chiuso rispettiva­mente con 33 punti 9 rimbalzi e 9 assist e 32-14-1. E’ la prima coppia gialloviol­a a segnare almeno 32 punti a testa in una partita di finale dal 2002, quando l'impresa riuscì al duo Shaquille O'Neal-Kobe Bryant (contro New Jersey, serie conclusa con il titolo).

IO SONO SHAQ. «È davvero un onore - ha detto... l'umile James -. Non posso credere di essere qui a parlare di me stesso e AD paragonati a Kobe e Shaq. Ero al liceo quando guardavo Kobe-Shaq, la coppia più dominante che abbia mai visto in vita mia. La potenza di Shaq, la forza ed eleganza di Kobe».

Chi assomiglia a O'Neal e chi a Bryant? «Se ci si riferisce a stazza, potenza, velocità di Shaq - ha concluso LeBron - si dovrebbe guardare al mio gioco. Per l'eleganza e la capacità di tirare credo che Davis si possa paragonare a Kobe. La mentalità vincente unisce tutti e quattro». Di parere opposto invece il compagno di squadra. «Lui è Kobe per come gestisce la palla - le parole di AD - e io sono Shaq perché gioco in post».

James però sta già pensando al quarto anello: ha infatti un bilancio di 23-0 quando si è trovato avanti 2-0 (e non gli era mai successo in una finale). Per trovare l'ultima volta che i Lakers hanno sperperato un simile vantaggio si deve andare fino al 1969, finale persa contro Boston, ma allora davanti a loro c’era il re degli anelli, Bill Russell.

PER KOBE. Non hanno mai perso i Lakers da quando in questi playoff hanno indossato le divise 'Black Mamba' ispirate a Kobe Bryant (uno dei tanti tributi per il mito, scomparso lo scorso 26 gennaio): 4-0 il bilancio. «Si tratta solo di questo - ha sottolinea­to LeBron -: stiamo pensando alla famiglia Bryant e speriamo di renderla orgogliosa».

Gli Heat, sfortunati­ssimi, si possono consolare con il record di Tyler Herro, che a 20 anni e 256 giorni è diventato il più giovane nel quintetto di partenza di una partita di finale: per 8 giorni ha superato Magic Johnson.

Stanotte c'è gara 3. Fino a ieri non si sapeva se Dragic (fascite plantare al piede sinistro) e Adebayo (problemi alla spalla sinistra) potrebbero tornare disponibil­i (più probabile il secondo del primo), anche se a questo punto la certezza è che i Lakers festeggera­nno in fretta, a distanza di dieci anni dall'ultima volta, un nuovo anello, il 17º, raggiungen­do così il testa alla classifica i Celtics, i rivali di una vita.

PERSO IL 48%. Anche le finali, come tutte le partite giocate a Orlando, non hanno acceso i tifosi. Infatti gara 1, nonostante il ritorno di LeBron e della franchigia più popolare degli States e del mondo, ha infatti avuto negli USA un rating tv di 4,1 con 7,41 milioni di spettatori: si tratta dei numeri più bassi dal 1988. Rispetto all'anno scorso (Toronto-Golden State) il calo è abissale, persa quasi la metà: infatti si scende del 48% per il rating e del 45% per gli spettatori.

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ANSA La lotta a rimbalzo tra James, 35 anni, e Butler (31)

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