Coraggio Lazio l’Inter rallenta
Milinkovic risponde a Lautaro (1-1). Nervi tesi: due espulsi Corrono Atalanta (5-2 al Cagliari) e Milan (3-0 allo Spezia)
Guadagno Patania, Pinna Polverosi, Rindone e Vitiello
Una partita equilibrata all’Olimpico Simone sorride evitando il ko dopo il poker subito contro l’Atalanta I nerazzurri perdono il primato in classifica
Poca Inter, tanta Lazio. Il morso di Lautaro Martinez e la risposta del solito Milinkovic, due top decisivi per tirare fuori un pareggio pieno di rimpianti. Conte ringhia, perché s’è fatto rimontare e dopo il rosso di Immobile, undici contro dieci e sostenuto da una panchina ricchissima, vedeva il traguardo del terzo successo consecutivo all’orizzonte. Imperdonabile la leggerezza di Sensi: negli ultimi dieci minuti, recupero compreso, l’Inter in superiorità numerica avrebbe potuto trovare il raddoppio. Inzaghi sospira e il risultato gli sta persino stretto. La Lazio ha giocato meglio e ha prodotto la partita quasi perfetta, evitando un altro ko a quattro giorni di distanza dal tracollo con l’Atalanta. Neppure gli infortuni di Radu, Bastos e Marusic l’hanno piegata. Questa volta Simone è stato tradito dalla reazione di Ciro, provocato da Vidal e cacciato da Guida quando la Lazio, riequilibrato il risultato, stava dando l’impressione di poter segnare di nuovo e piazzare il sorpasso. La buona sorte ha restituito attraverso l’ultimo episodio, tiro di Brozovic deviato da Akpa Akpro e palla respinta dal palo con Strakosha battuto. Sarebbe stata una beffa. La squadra biancoceleste ha dimostrato coraggio, compattezza e un’organizzazione tattica capace di resistere all’urto fisico dell’Inter, la vera candidata a contendere lo scudetto alla Juve.
MOSSE. Le scelte di Conte sono state poco premianti se non interpretate in lettura conservativa. Vidal sul centro-destra per non concedere respiro a Luis Alberto, i centimetri di Gagliardini per contrastare Milinkovic nel gioco aereo e il dinamismo di Barella, spostato in posizione di trequartista, per incrociare Leiva. I tre centrocampisti della Lazio, alla lunga, hanno sopportato i duelli. In crescita il play brasiliano, ispirato il Mago, meno lucido il serbo almeno sino a quando, con un terzo tempo modello basket, non ha schiacciato in rete. Inzaghi aveva indovinato la fase difensiva. Linea quasi a cinque per non concedere campo e accelerazioni ad Hakimi, la posizioni più arretrate di Leiva (vertice basso) e Correa (quasi in linea con Luis Alberto e Milinkovic) lasciando davanti Immobile. La Lazio, nei primi venti minuti, è stata più pericolosa sfruttando le percussioni di Lazzari, mai inseguito da Perisic. L’Inter aveva più palleggio e baricentro alto, ma avanzava lenta e macchinosa, senza trovare spazi. Dietro il muro eretto da Skriniar, De Vrij e Bastoni concedeva pochissimo a Immobile e Correa. Il gol è arrivato quasi per caso, favorito da un rimpallo tra Leiva e Perisic, alla mezz’ora e un minuto dopo il primo tiro in porta, ancora di Lautaro.
INFORTUNI. Chissà se Inzaghi, azzeccato il copione, si è pentito delle scelte iniziali. Impiegare Radu, si sapeva, era un rischio e infatti lo
ha perso dopo un quarto d’ora. A un sospiro dall’intervallo, per un altro infortunio muscolare, si è arreso anche Bastos che era entrato per sostituirlo. Parolo difensore centrale, nella ripresa, si è rivelata la mossa vincente. L’ex azzurro, di fronte al suo vecchio ct, da regista difensivo ha dato tranquillità e sicurezza alla linea arretrata, consentendo ad Acerbi di dedicarsi al corpo a corpo con Lukaku. Proprio il Leone, avanzando a sinistra, ha scodellato un cross perfetto per il gol di Milinkovic. Nel primo tempo era stato costretto a uscire anche Marusic, rimpiazzato da Fares, un po’ incerto al debutto. Due gregari come Escalante e Akpa Akpro nel finale hanno permesso di resistere. Muriqi e Andreas Pereira, dopo la sosta, dovranno aggiungere qualità. Conte, invece, si è giocato troppo tardi la carta Sanchez e neppure stavolta si è affidato alla fantasia di Eriksen. Come trequartista è entrato Sensi e Brozovic ha sostituito Vidal, mossa giusta per evitare il rosso che prima o poi Guida, come è avvenuto, avrebbe sventolato. All’Inter non sono bastati 25 cross per trovare il gol decisivo. Per vincere certe partite l’inventiva serve molto più dei muscoli e dei polmoni.