La ricchezza di Conte la povertà di Inzaghi
Il pareggio dell’Olimpico non è un passo indietro dell’Inter ma un passo avanti rispetto alla stagione scorsa, quando la Lazio vinse con i gol di Immobile e del solito Milinkovic Savic, che se vede nerazzurro diventa un bomber implacabile.
Il pareggio dell’Olimpico non è un passo indietro dell’Inter ma un passo avanti rispetto alla stagione scorsa, quando la Lazio vinse con i gol di Immobile e del solito Milinkovic Savic, che se vede nerazzurro diventa un bomber implacabile. Nel febbraio scorso i biancocelesti erano lanciati verso il primo posto e il sogno scudetto non sembrava irrealizzabile: l’interruzione del campionato fermò la corsa di Simone Inzaghi, che ieri, ad un certo punto, sembrava essere tornato indietro nel tempo, con gli stessi problemi del post covid. La gestione degli infortunati non deve essere proprio una specialità di casa Lazio: Radu messo in campo già mezzo rotto si è fermato dopo un quarto d’ora (e la sua assenza peserà al debutto in Champions), Bastos entrato senza riscaldarsi è durato molto meno di un’ora e Marusic si è arreso con largo anticipo rispetto alla fine. Priva, per ora, di una panchina competitiva, la squadra biancoceleste si è rialzata con l’orgoglio e la classe dei suoi talenti migliori, nonostante l’ingenua espulsione di Immobile, caduto nella trappola provocatoria di Vidal, un giocatore di cui non sentivamo la mancanza nel campionato italiano. L’Inter era in vantaggio grazie al gol di Lautaro, sembrava quasi sul punto di dilagare e, invece, si è fatta sorprendere dal colpo di testa di Milinkovic e dalle improvvise fiammate laziali. Prima dell’espulsione di Ciro si è anche avuta la sensazione che Inzaghi stesse incartando Conte, sorpreso dalle imbucate centrali di Luis Alberto e dalla velocità di Correa. Ma i cambi, come era già avvenuto contro la Fiorentina, hanno aiutato il tecnico pugliese, che ha chiesto aiuto a Sensi (espulso perché Patric ha fatto il verso a Vidal: ridicoli gli atteggiamenti esasperati dei due provocatori), Young, Brozovic, D’Ambrosio e Sanchez, il cui ingresso è apparso tardivo. Di contro, Inzaghi, aveva messo Parolo difensore centrale e Akpa Akpro ed Escalante in mezzo al campo: una bella differenza, a conferma che la Lazio, intesa come società, ancora una volta non ha fatto tesoro delle esperienze del passato. Gli inserimenti all’ultimo minuto di Muriqi, Pereira e Hoedt potranno aiutare Simone, sempre che vadano in porto le uscite dei giocatori in esubero. La grande qualità della rosa di Conte, aumentata anche in quantità, è proprio la differenza tra l’Inter che perse all’Olimpico nel febbraio scorso e quella che ieri ha preso un punto dopo aver rischiato un altro ribaltone. Una differenza che, alla lunga, può colmare anche il gap dalla Juve di Pirlo, che non sembra più la padrona assoluta del mercato: per comprare Chiesa ha dovuto regalare giocatori a mezza Europa. Anche questo può essere il segnale che qualcosa, al vertice, potrebbe cambiare dopo tanti anni di dominio assoluto.