SCONFITTI
DeLa: «Fermati dall’Asl». Agnelli: «Il protocollo parla chiaro»
Caos Covid, la Lega: «Si poteva giocare» Azzurri verso lo 0-3 e un punto in meno Spadafora convoca Gravina e Dal Pino: «Salute prioritaria»
Ci sono i fatti e ci sono le opinioni. Poi ci sono le regole. Ed è su questo che si basa il messaggio di Andrea Agnelli. Il presidente della Juve ci ha messo la faccia, spiegando perché il club bianconero abbia deciso di andare fino in fondo: «Eravamo tutti qua per assistere a una delle più belle partite del campionato italiano, ci troviamo invece a gestire una situazione complessa. Ma quello che sembra un esercizio complicato è in realtà molto semplice. Il protocollo ci dice che qualora all'interno del gruppo squadra ci fosse un positivo al Covid-19, tutto il gruppo squadra deve andare in isolamento fiduciario, in strutture concordate con l'Asl: in questa bolla, l'attività si svolge in maniera normale, ci si allena e si giocano le partite. C'è molta chiarezza da questo punto di vista, è stato un lavoro svolto con il Ministero della Salute e del Cts».
LA BOLLA. I fatti sono noti. Se poi qualcuno chiede ad Agnelli come si sarebbe comportata la Juve a parti invertite, il presidente bianconero non ha un attimo di esitazione: «Non credo che la Asl Torino avrebbe emesso il comunicato, io comunque sarei partito». Il problema forse sta proprio nel fatto che l'Asl sia dovuta intervenire: «Nel momento in cui interviene è perché c’è stata qualche inosservanza del protocollo iniziale, altrimenti l’Asl ha a disposizione la circolare del Ministero della Sanità a cui rimanda il protocollo federale su come ci si deve comportare in caso di una positività. La Asl dipende dal Ministero dalla Sanità. Il cortocircuito è interno, non esterno».
CON DE LAURENTIIS. Agnelli conferma anche il contatto con Aurelio De Laurentiis nei giorni precedenti: «Mi ha scritto un messaggio e io gli ho risposto che la Juve come sempre si attiene ai regolamenti. Lui voleva rinviare la partita, ma ci sono dei regolamenti, come in tutto. Altrimenti commettiamo errori da sportivi e da cittadini. Sospetti? Non ne ho mai, come potrei averli?».
Resta una brutta figura per tutto il calcio italiano: «Chiaro che l'immagine di una serata come questa, con una squadra che non si presenta, faccia male a tutto il movimento. Siamo troppo provinciali per capire che si deve pensare a livello internazionale».
IL PROTOCOLLO. La posizione della Juve è chiara. E Agnelli approfitta di questa serata per fare chiarezza sul protocollo e sui gradi di competenza: «Il protocollo è stato studiato con il Governo. Serve però lo spirito di voler giocare e di lealtà sportiva. Quello che comanda è la circolare ministeriale, non comanda l'autorità territoriale. Il protocollo va rifatto? Non spetta a me dirlo. Se continuerà a essere questo e verrà perfezionato ci atterremo. Altrimenti ci atterremo all'altro. Bisogna saper gestire i casi di positività o non si concludono le attività sportive».
Non esulta in ogni caso per il 3-0 a tavolino: «Preferisco sempre vincere sul campo». Alla fine lancia un appello: «Rispettare regole e leggi, devono farlo tutti i cittadini».