Attacco spuntato, Miha chiede più cattiveria
ANCHE COL BENEVENTO TANTO GIOCO E NESSUN GOL Il solo Palacio non può risolvere tutto (7 centri la scorsa stagione) Tocca a Barrow e Santander
Più cinici, più cattivi: Sinisa Mihajlovic li vuole così, in attacco li vuole spietati. Ma c’è ancora molto da fare, e si è visto contro il Benevento. Prima i numeri. Nell’ultima partita l’attacco del Bologna ha provato la conclusione 16 volte, in 7 ha centrato la porta, ma nessun gol è arrivato. «Se non fai gol è impossibile vincere le partite», ha detto Mihajlovic a fine partita. Più che un aforisma, quello del tecnico è sembrato un rimprovero. E nell’immediato post-gara aveva già strigliato Skov Olsen e Barrow, che al Vigorito - anche grazie alle parate superlative di Montipò - non sono riusciti a trovare la rete. Mihajlovic lavorerà su questo, sull’aspetto della grinta, della voglia sotto porta, il tecnico serbo vuole i suoi giocatori più attenti, più concentrati, ma anche più coraggiosi, come ama spesso ripetere lui. Fattori decisivi per il Bologna, che dopo lo stop per via delle nazionali dovrà necessariamente cercare di migliorare l’aspetto offensivo. In principio il problema era il gol preso. Adesso anche l’attacco ha bisogno di essere supportato coi fatti. Mihajlovic si aspetta di più soprattutto da Barrow, che in termini di gioco è straordinario ma conta anche la finalizzazione.
MORBIDO. Il Bologna è all’ottavo posto nella classifica dei tiri effettuati. Ne ha messi insieme 39, 20 in porta e il resto fuori. Il Sassuolo guida la classifica con 54. Poi ci sono Atalanta, Fiorentina, Inter, Milan, Roma e Sampdoria. E’ il segno che il Bologna di conclusioni ne produce, anche più di squadre come Lazio e Napoli (per dire). Cosa manca? E’ più un atteggiamento mentale, una questione di convinzione. Paradigma perfetto è Skov Olsen, troppo blando, conclusioni con il silenziatore ai piedi, tiri più morbidi di un marshmellow. Il danese è il grande punto interrogativo di questo campionato. Quanti gol può dare? La rete contro il Parma sembrava avergli sbloccato qualcosa, invece no. Orsolini, lo ha detto Sinisa, non è ancora al meglio. Da quando ha cambiato procuratore, però, Riccardo è in fase calante. Un caso? Di certo anche Sinisa si aspetta di più, per Orsolini è un anno importante, c’è anche l’Europeo come orizzonte di felicità. E poi c’è Sansone. Ha giocato poco, ma anche da lui Sinisa pretende di più. Sansone deve dimenticare l’ultimo finale di stagione e rimettersi in carreggiata per trovare un senso al suo campionato che rischia di lasciarlo ai margini.
SUPPORTO. Aggrappati al solo Palacio è impossibile, lo si sapeva anche prima. L’argentino finalizza, i 7 gol del campionato scorso dicono che può ancora dare una mano. Ma il grosso delle reti chi lo fa? E’ probabile che Sinisa se lo aspetti da Barrow, il gioiellino di questa squadra che ancora non ha ingranato del tutto. Gol, è questo che Mihajlovic vuole dai suoi attaccanti. «Sono due anni che giochiamo senza centravanti e i gol li abbiamo sempre fatti», è vero. Ma serve più aggressività, e Sinisa è in grado di tirargliela fuori. Anche da Federico Santander, l’ultimo dei mohicani in casa rossoblù. Bene nel primo campionato sotto le due torri (8 gol), dopo l’infortunio Santander ha dato meno, sempre meno (l’anno scorso soltanto 1 gol all’attivo). E’ anche una questione di atteggiamento tattico: Santander aiuta la squadra nel gioco più che nella conclusione. Tant’è che contro il Benevento, con la squadra sotto di un gol, Sinisa ha deciso di lasciarlo in panchina lo stesso. Da qui in avanti servirà anche il suo supporto. C’è bisogno della grinta di tutti.
Pure Skov Olsen al Vigorito è stato poco incisivo nelle conclusioni