Corriere dello Sport

«LA SERIE A NON RISCHIA»

Dopo il caos di Juventus-Napoli, fitta giornata di incontri tra ministero dello Sport, Lega e Federazion­e Spadafora: «Il protocollo va seguito scrupolosa­mente» Gravina: «Chi sbaglia pagherà» D’ora in avanti rigore “militare” nella gestione dell’isolamento

- di Giorgio Marota

Il protocollo è la stella polare che dovrebbe consentire al calcio di terminare tutti i campionati. La giornata di ieri, decisiva per il futuro del pallone, si è conclusa con questa indicazion­e... ma il condiziona­le resta d’obbligo. Le regole del gioco, comunque, sono chiare e non verranno stravolte. «Chi non le rispetta ne pagherà le conseguenz­e» ha avvertito il presidente Figc, Gabriele Gravina. Tra queste regole c’è anche quella che impone di giocare quando si hanno almeno 13 uomini a disposizio­ne. Ma resta il grande dubbio sul ruolo delle Asl che hanno l’autorità per prendere qualsiasi decisione - anche impedire a una squadra di andare in trasferta, come è accaduto con il Napoli - finalizzat­a alla prevenzion­e della salute sul territorio. Nessuno può arginarle o indirizzar­ne l’operato, nemmeno un ministro o il premier.

E quindi? Secondo la federazion­e il problema

Vincenzo Spadafora 46 anni, nato ad Afragola (Napoli) ministro delle politiche giovanili e dello sport dal 5 settembre 2019 LAPRESSE

è a monte: se tutte le società rispettass­ero al 100% il protocollo, non dovrebbero esserci le condizioni per nuovi stop con annesse figuracce a livello internazio­nale. Rigirando la questione, il messaggio criptato di Gravina diventa improvvisa­mente chiaro: se il pallone è andato nel corto circuito, evidenteme­nte qualcuno non ha osservato alla lettera le disposizio­ni.

GLI INCONTRI. Ieri il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, ha incontrato sia il numero uno della Lega Serie A, Paolo Dal Pino (in videoconfe­renza), sia il capo della Federcalci­o, Gravina. Con il primo ha trattato le problemati­che generali che stanno affliggend­o una delle più grandi industrie del Paese - la crisi generata dal Covid, i problemi economici dei club, i diritti tv, la media company e il ruolo dei fondi d’investimen­to (oggetto del dibattito nella prossima assemblea di Lega di venerdì) - dopo il duro scontro dialettico di due settimane fa (la Serie A lamentava proprio una mancanza di dialogo con il dicastero), mentre con il secondo è entrato nel dettaglio del caso Napoli. Appena entrato in sala riunioni, a via Allegri, Spadafora ha posto una domanda eloquente: «Dobbiamo cambiare il protocollo?». Gravina ha risposto di no, rassicuran­dolo sull’efficacia di un documento che in tempi non sospetti (giugno) ha messo d’accordo tutti, anche quei presidenti che probabilme­nte avrebbero preferito non ricomincia­re a giocare.

ASL E PROTOCOLLO. Da qui, le consideraz­ioni: si continua con le regole attuali, sottoponen­do i membri del gruppo squadra (calciatori e staff) a un tampone 48 ore prima di ciascun match; in caso di contagio, il positivo viene allontanat­o e i suoi compagni vanno in isolamento, ma potranno continuare ad allenarsi e giocare qualora i successivi tamponi continuass­ero a dare esito negativo. L’importante, in casi come questo, è formare la cosiddetta bolla: si va in ritiro e ci si resta per 14 giorni. Chi non applica il protocollo, si espone al rischio che la Asl intervenga generando lo stesso caos che ha accompagna­to la vigilia di Juve-Napoli. «L’autorità sanitaria locale non interviene in deroga al protocollo ma lì dove ci sono delle situazioni particolar­i e gravi - ha precisato Spadafora dopo l’incontro con Gravina - L’importan

te è che l’intervento sia motivato e legato a esigenze che possono variare. Campionato a rischio? No, non corriamo il rischio di bloccarlo. L’incontro di oggi è stato molto utile e abbiamo capito che il protocollo è giusto, chiaro e va portato avanti, senza inasprirlo. Va rispettato da tutti e applicato con il massimo rigore». Un rigore militare, d’ora in avanti: soprattutt­o nella gestione della cosiddetta bolla. Se c’è un positivo, tutti i compagni devono restare nella struttura indicata, centro sportivo o altro. E tornarvi dopo le trasferte. Se si fa così, le Asl in teoria non hanno motivo di intervenir­e. Solo che un’applicazio­ne tanto rigida sin qui non è stata seguita da nessuno.

APPESI. Il ministro dello sport chiederà al ministro della salute, Speranza, di dialogare con le Asl per trovare una linea di condotta generale, definendo cioè le modalità con le quali l’azienda sanitaria locale debba intervenir­e. E solo

Gabriele Gravina 67 anni, nato a Castellane­ta (Taranto), presidente della Federazion­e Italiana Giuoco Calcio dal 22 ottobre 2018 ANSA Paolo Dal Pino 58 anni, nato a Milano. E’ stato eletto presidente della Lega Calcio Serie A l’8 gennaio 2020 ANSA

in caso di un numero elevato di positivi, un focolaio vero. Ma il “patto” è tutt’altro che scontato, perché i due ministri si trovano su posizioni differenti: dopo mesi di tensioni Spadafora è allineato a Gravina e al mondo del calcio, Speranza invece gioca la stessa partita degli scienziati. «Crediamo molto in questo protocollo che abbiamo voluto e difeso - le parole di Gravina - Se tutti abbiamo a cuore la tutela della salute e il protocollo viene rispettato da tutti nella sua integrità, credo che il campionato si possa disputare in sicurezza. Certo se cominciano ad esserci delle falle e qualcuno sbaglia allora quel qualcuno deve pagare. Il 3-0 a tavolino per il Napoli? Non entro nel merito delle competenze del giudice sportivo e della procura federale». Ma il problema, nonostante la fiducia e il richiamo alla responsabi­lità, resta: la Asl di Napoli ha creato un precedente e pur con delle regole certe la stagione 2020-21 resta appesa a un filo.

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L’Allianz Stadium domenica sera, all’ora della partita mai disputata tra Juventus e Napoli GETTY IMAGES
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