Corriere dello Sport

Lo Squalo: «È cambiato tutto in pochi chilometri»

«Ora mi godo la prestazion­e però resto sempre con i piedi per terra»

- Di Giorgio Coluccia

La sfortuna ci vede benissimo. E non è la prima volta. Geraint Thomas vive una vera e propria maledizion­e con il Giro d’Italia, perché il precedente al ruzzolone sulla borraccia di ieri a Enna risale al 2017, quando il britannico fu costretto al ritiro sul finire della nona tappa, verso il Blockhaus, dopo l’inconcepib­ile caduta causata da una moto della polizia. Ieri nuova batosta, per il Team Ineos altro grande giro da dimenticar­e dopo il flop di Bernal al Tour di France, in attesa di Froome alla Vuelta.

DOLORI. «Thomas ha pedalato bene per buona parte della tappa - ha spiegato il d.s. Matteo Tosatto -; poi, appena la strada ha iniziato a salire, ha avuto fastidiosi dolori alla gamba. In attesa degli esami non gli restava che pedalare col proprio passo per arrivare al traguardo». Le radiografi­e effettuate dopo la tappa non hanno evidenziat­o fratture, ulteriori controlli verranno svolti in mattinata, ma il suo Giro d’Italia sembra davvero appeso a un filo.

Considerat­a la piega che stava prendendo la corsa, già prima della salita finale Nibali ha messo la sua Trek-Segafredo a fare l’andatura, unica squadra a farsi vedere compatta davanti visto il calvario in casa Ineos, la malasorte accanita sull’Astana e una Mitchelton-Scott costretta a rallentare per i malanni inaspettat­i di Simon Yates. Rispetto al Tour, dove la Jumbo-Visma teneva la corsa chiusa e scoraggiav­a ogni assalto, verso l’Etna ha subito dominato l’anarchia e Vincenzo Nibali non si è fatto sorprender­e, rimanendo reattivo fino alla fine e presente in ogni fase di gara. «Come abbiamo visto può cambiare tutto in pochi chilometri, la stagione è piena di variabili e non sappiamo davvero cosa aspettarci - ha dichiarato il siciliano -. Non avevo percepito che Thomas stesse così male, anche se avevo intravisto la sua caduta prima della partenza. Una salita così lunga, messa al terzo giorno, può fare danni e lo abbiamo visto. Io mi godo la prestazion­e, ma tengo i piedi per terra. Siamo solo alla terza tappa, non mi scompongo ora così come non lo avevo fatto dopo il ritardo accumulato a cronometro. I grandi giri vanno costruiti giorno dopo giorno».

Invece il danese Fuglsang ha raccontato che a un certo punto è andato da Thomas per sincerarsi delle sue condizioni: «Mi ha detto ‘tutto ok’, non ci ho fatto caso. Poco più avanti l’ho visto sfilarsi e ho capito tutto, anche se non è mai bello perdere un avversario per queste ragioni».

YATES. Era nero, nerissimo in volto Simon Yates, saltato al primo arrivo in salita. Il suo direttore sportivo, Matt White, non ha potuto far altro che incassare la sentenza: «Abbiamo tirato per i primi 100 km perché volevamo vincere. Poi a un certo punto Simon è stato male, abbiamo dovuto limitare i danni. Ora cambia tutto, ma non ci arrendiamo e speriamo sia stata la prima e ultima giornata negativa».

Basso anche il morale di Giovanni Visconti, in fuga tutto il giorno e beffato da Caicedo per la vittoria di tappa: «Sono in buona condizione, ma a livello mentale non sto tanto bene. Un periodacci­o dove tutto sembra girare storto, vorrei rialzarmi quanto prima. Caicedo sbuffava, sembrava andasse a tutta invece mi ha fregato. Dopo il mio scatto è partito in contropied­e e ho perso la sua ruota. Mi tengo il secondo posto, ma sono deluso perché volevo vincere sulle strade siciliane, le strade di casa».

 ??  ?? Il portoghese João Almeida, 22 anni, nuova maglia rosa
Il portoghese João Almeida, 22 anni, nuova maglia rosa

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy