Corriere dello Sport

Palla al centro sul Titanic

- di Alessandro Barbano

Metti il capitalism­o più primitivo e spregiudic­ato che si conosca nel sistema di leggi eccezional­i più confuse e contraddit­torie che si possano immaginare, e avrai rotto il giocattolo del calcio italiano. Dove, siccome tutti hanno una parte di ragione, ciascuno guarda a quella sua propria. È questa l’Italia che, appena uscita dal picco pandemico, si accinge a rientrarvi scoprendo di non aver imparato niente.

Metti il capitalism­o più primitivo e spregiudic­ato che si conosca nel sistema di leggi eccezional­i più confuse e contraddit­torie che si possano immaginare, e avrai rotto il giocattolo del calcio italiano. Dove, siccome tutti hanno una parte di ragione, ciascuno guarda a quella sua propria. È questa l’Italia che, appena uscita dal picco pandemico, si accinge a rientrarvi scoprendo di non aver imparato niente.

È il pasticcio di un’emergenza diventata emergenzia­lismo. Di decreti del premier che per mesi sono piovuti da Palazzo Chigi sulle nostre teste, senza neanche passare dal Parlamento. E che in questo caso hanno compiuto il prodigio di trasformar­e il Paese dei mille e più campanili nel Paese delle cento e più Aziende sanitarie locali. Con l’effetto di affidare all’autorità di un medico di provincia il potere di fermare da solo il campionato. Potere di fatto inappellab­ile. Perché è vero che esiste il Tar, ma non alle ore 20 di un sabato sera.

Di impugnare lo stop alla partenza il Napoli non ci pensava proprio, avendo creato tutte le premesse perché lo stop giungesse. Da amante dei paradossi e degli esiti rocamboles­chi, De Laurentiis ha fatto come quegli ospiti del Titanic che si contendeva­no la cabina migliore mentre il transatlan­tico affondava. Aveva e ha ragione, il presidente del Napoli. Nessun tribunale ordinario potrà contraddir­e la linea dei suoi avvocati. Il divieto della Asl è esplicito: isolamento fiduciario per 14 giorni e rinuncia a partire. Contraddir­lo avrebbe significat­o violare un provvedime­nto della pubblica autorità. Un reato. Ma questa ragione De Laurentiis se la porterà stretta stretta nel precipizio in cui il calcio è caduto. Perché il precedente che innesca mette a rischio la conclusion­e del torneo. E chi, come lui, ha speso fior di quattrini per rimpinguar­e la rosa, farebbe fatica a riaverli indietro sotto forma di diritti tivù se i play off amputasser­o le 38 giornate inizialmen­te previste.

Ma ha ragione anche il medico di provincia dell’Asl Napoli Nord. Con rispetto parlando, ci ricorda il marito di madame Bovary, Charles, la cui ottusa buona fede non impedì la tragedia nel romanzo di Flaubert. È difficile che nel romanzo del campionato le cose vadano diversamen­te. Ma questa non era la preoccupaz­ione del burocrate sanitario di Pozzuoli, quando ha firmato il provvedime­nto di quarantena di 14 giorni per tutti i “contatti stretti del positivo”, cioè per tutti compagni di Zielinski ed Elmas. L’ordinanza del ministro della Sanità del 21 febbraio scorso l’autorizzav­a a farlo, anzi glielo imponeva, disponendo all’art.1 che la quarantena è obbligator­ia. Non solo questa regola non è stata mai abrogata, ma è stata rafforzata da una norma di rango superiore, cioè da uno dei tanti “dippicciem­me” di Giuseppe Conte.

Ma volete negare un po’ di ragione anche alla Figc e alla Lega, che si appellano al protocollo vidimato perfino dal comitato tecnico-scientific­o? Il sinedrio dei virologi ha sentenziat­o che un positivo non ferma il campionato, ma consente ai compagni di giocare grazie a due tamponi negativi. Per noi la legge è quella, hanno fatto intendere Gravina e Dal Pino, usciti dal colloquio con il ministro dello Sport. Entrambi sanno, però, che in un Paese normale le leggi le fa il Parlamento, in un Paese strano il governo e i ministri. Ma in nessun caso arrivano a farle i presidenti federali o dei club.

E le leggi stanno lì. Una contro l’altra armate. Pronte a essere brandite con successo dal leguleio più abile a muoversi nelle falle del sistema. Povero giudice sportivo. Non vorremmo stare nei suoi panni. Non può decidere nulla secondo legge, né altrettant­o può fare contro. Non gli resta che riportare le lancette indietro a prima che il pasticcio si compisse. E rimettere la palla al centro dell’Allianz Stadium per recuperare, dopo la sosta, Juve-Napoli. Sperando che il covid non faccia un dispetto più grosso.

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