Fiorentina a doppia velocità
C’è qualcosa che non quadra nella Fiorentina. E’ la velocità. La doppia velocità. Si va a mille all’ora per lo stadio, il famoso fast, fast, fast, si va a rilento, troppo a rilento, il nuovo slow, slow, slow, sulla squadra. Non erano queste le premesse e le promesse di un anno fa, quando Commisso annunciava una “grandissima Fiorentina” e sosteneva che “i soldi non sono un problema”. Questa doppiezza genera perplessità e dissapori. Probabilmente nessun giornale ha sostenuto la posizione di Commisso sul nuovo stadio con la stessa forza del nostro. E continueremo a farlo perché ne hanno bisogno Firenze (se la squadra lascia il Franchi, il “monumento” va in rovina) e la Fiorentina. Ma Firenze e i fiorentini hanno bisogno anche di una squadra forte, in cui investire emozioni, sentimenti e denaro. Il rischio è creare un controsenso: in uno stadio che dev’essere all’avanguardia nel mondo mica ci puoi mettere una squadra di retroguardia in Italia.
Commisso butta giù a spallate burocrazia e politica per lo stadio, è stato velocissimo per il centro sportivo, sulla squadra invece si ammorbidisce, perde spinta ed entusiasmo, fino a rallentare basandosi sul bilancio: «Siamo una delle poche società a non avere debiti con le banche». A parte il fatto che fare debiti in una sola stagione sarebbe stato un record (i Della Valle lasciarono una società con pochi milioni di deficit nell’esercizio dell’ultima stagione), la gestione di questi mesi porta solo a vivacchiare (verbo di dellavalliana memoria). C’era poi un altro punto su cui proprietà e dirigenti si sostenevano a vicenda. Dicevano: la squadra è più forte dell’anno scorso. Vero, era sufficiente l’acquisto di Amrabat per dare credibilità a questa tesi. Vero fino alla cessione di Chiesa. Ora qualche dubbio c’è. Callejon è stato ed è un giocatore di notevole intelligenza tattica (il primo difetto di Federico), ma non ha, non può avere (ci sono 10 anni di differenza), la sua esplosività, la sua resistenza atletica. E siccome fra i difetti di Chiesa abbiamo sempre indicato i pochi gol, nel caso di Callejon la media si abbassa ancora: negli ultimi tre campionati l’ex napoletano ne ha fatti 17, l’ex viola è arrivato a 24. In una squadra che già segnava poco, sono stati tolti altri gol.
Tuttavia non è questo il punto centrale. E’ riduttivo, anzi, proprio sbagliato, considerare solo se stessi, pensare di avere una squadra più forte dell’anno scorso senza confrontarsi con le altre. La Fiorentina non gioca il campionato contro se stessa ma contro Milan, Napoli e Roma, o almeno quelle dovrebbero essere le sue avversarie. E Milan, Napoli e Roma, che erano più forti dei viola nella stagione scorsa, ora lo sono ancora di più. Oltre ad Amrabat, la Fiorentina si è rinforzata con due scarti (no, brutta parola, diciamo due esuberi) di due squadre che giocheranno in Europa League, ovvero Bonaventura e Callejon. Non è un bel segnale. Non solo: che questa squadra avesse bisogno di un regista e soprattutto di un attaccante da 18/20 gol era evidente, anche l’allenatore, a quanto risulta, la pensava così. Ora invece l’arrivo di Callejon induce (dovrebbe indurre) Iachini a cambiare gioco. Nel 3-5-2 Chiesa stava giocando a tutta fascia, lo spagnolo può farlo per un campionato intero? Allora, o Callejon è un acquisto tatticamente sbagliato, oppure i dirigenti non sono soddisfatti dell’impostazione tattica di Iachini e lo spingono a cambiare. C’è qualcosa che non quadra.
Ultima considerazione. Nella conferenza stampa di ieri Pradé ha spiegato che con la cessione di Chiesa la Fiorentina si è tolta un peso. Al di là di ogni aspetto morale in cui preferiamo non entrare, è singolare che perdendo un giocatore di buon livello una società come la Fiorentina si senta alleggerita, semmai la squadra, sì, ora è più leggera nel senso che il suo peso specifico è diminuito. E poi c’è sempre il conto in banca: con 50 milioni, in due, tre, quattro anni, è più pesante.