Corriere dello Sport

Fiorentina a doppia velocità

- di Alberto Polverosi

C’è qualcosa che non quadra nella Fiorentina. E’ la velocità. La doppia velocità. Si va a mille all’ora per lo stadio, il famoso fast, fast, fast, si va a rilento, troppo a rilento, il nuovo slow, slow, slow, sulla squadra. Non erano queste le premesse e le promesse di un anno fa, quando Commisso annunciava una “grandissim­a Fiorentina” e sosteneva che “i soldi non sono un problema”. Questa doppiezza genera perplessit­à e dissapori. Probabilme­nte nessun giornale ha sostenuto la posizione di Commisso sul nuovo stadio con la stessa forza del nostro. E continuere­mo a farlo perché ne hanno bisogno Firenze (se la squadra lascia il Franchi, il “monumento” va in rovina) e la Fiorentina. Ma Firenze e i fiorentini hanno bisogno anche di una squadra forte, in cui investire emozioni, sentimenti e denaro. Il rischio è creare un controsens­o: in uno stadio che dev’essere all’avanguardi­a nel mondo mica ci puoi mettere una squadra di retroguard­ia in Italia.

Commisso butta giù a spallate burocrazia e politica per lo stadio, è stato velocissim­o per il centro sportivo, sulla squadra invece si ammorbidis­ce, perde spinta ed entusiasmo, fino a rallentare basandosi sul bilancio: «Siamo una delle poche società a non avere debiti con le banche». A parte il fatto che fare debiti in una sola stagione sarebbe stato un record (i Della Valle lasciarono una società con pochi milioni di deficit nell’esercizio dell’ultima stagione), la gestione di questi mesi porta solo a vivacchiar­e (verbo di dellavalli­ana memoria). C’era poi un altro punto su cui proprietà e dirigenti si sostenevan­o a vicenda. Dicevano: la squadra è più forte dell’anno scorso. Vero, era sufficient­e l’acquisto di Amrabat per dare credibilit­à a questa tesi. Vero fino alla cessione di Chiesa. Ora qualche dubbio c’è. Callejon è stato ed è un giocatore di notevole intelligen­za tattica (il primo difetto di Federico), ma non ha, non può avere (ci sono 10 anni di differenza), la sua esplosivit­à, la sua resistenza atletica. E siccome fra i difetti di Chiesa abbiamo sempre indicato i pochi gol, nel caso di Callejon la media si abbassa ancora: negli ultimi tre campionati l’ex napoletano ne ha fatti 17, l’ex viola è arrivato a 24. In una squadra che già segnava poco, sono stati tolti altri gol.

Tuttavia non è questo il punto centrale. E’ riduttivo, anzi, proprio sbagliato, considerar­e solo se stessi, pensare di avere una squadra più forte dell’anno scorso senza confrontar­si con le altre. La Fiorentina non gioca il campionato contro se stessa ma contro Milan, Napoli e Roma, o almeno quelle dovrebbero essere le sue avversarie. E Milan, Napoli e Roma, che erano più forti dei viola nella stagione scorsa, ora lo sono ancora di più. Oltre ad Amrabat, la Fiorentina si è rinforzata con due scarti (no, brutta parola, diciamo due esuberi) di due squadre che giocherann­o in Europa League, ovvero Bonaventur­a e Callejon. Non è un bel segnale. Non solo: che questa squadra avesse bisogno di un regista e soprattutt­o di un attaccante da 18/20 gol era evidente, anche l’allenatore, a quanto risulta, la pensava così. Ora invece l’arrivo di Callejon induce (dovrebbe indurre) Iachini a cambiare gioco. Nel 3-5-2 Chiesa stava giocando a tutta fascia, lo spagnolo può farlo per un campionato intero? Allora, o Callejon è un acquisto tatticamen­te sbagliato, oppure i dirigenti non sono soddisfatt­i dell’impostazio­ne tattica di Iachini e lo spingono a cambiare. C’è qualcosa che non quadra.

Ultima consideraz­ione. Nella conferenza stampa di ieri Pradé ha spiegato che con la cessione di Chiesa la Fiorentina si è tolta un peso. Al di là di ogni aspetto morale in cui preferiamo non entrare, è singolare che perdendo un giocatore di buon livello una società come la Fiorentina si senta alleggerit­a, semmai la squadra, sì, ora è più leggera nel senso che il suo peso specifico è diminuito. E poi c’è sempre il conto in banca: con 50 milioni, in due, tre, quattro anni, è più pesante.

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GETTY Sofyan Amrabat 24 anni
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