SINISA NON GRADISCE MA SI ADEGUA
Ancora una volta Mihajlovic deve allestire un Bologna senza i rinforzi richiesti, punterà sui giovani Il carisma e il carattere del tecnico potranno fare il miracolo delle passate stagioni? Tutti ci sperano
Il Bologna è Sinisa e Sinisa è il Bologna, è così dal giorno in cui Mihajlovic ha rimesso piede a Casteldebole dieci anni dopo la sua prima esperienza dispari da allenatore rossoblù. Come d’altra parte gli stessi risultati lo confermano ampiamente. E il bello è che questo concetto alberga anche nelle teste dei ministri di Joey Saputo, che nonostante la pandemia e un bilancio che già indicava rosso fisso hanno pensato bene di allungargli il contratto biennale già sottoscritto ancora di una stagione, fino al 2023, ritenendolo non solo un autentico valore aggiunto per i suoi calciatori ma anche l’uomo che con la sua personalità, il suo straordinario coraggio e la sua voglia di vincere anche le sfide più complicate («più complicate sono e più mi ci butto dentro con la convinzione di farcela», ha sempre dichiarato) può eventualmente salvare sia la società che la squadra da tutte le tempeste. Tanto è vero che ora Miha non è preoccupato più di tanto del fatto che il suo Bologna non sia stato rafforzato come avrebbe voluto, avendo capito l’aria che tira e credendo nella crescita dei propri giovani. Ecco, caso mai, l’importante è che nessuno a questo punto deve pensare di poter vivere ugualmente un campionato di luci, perché già sarebbe un’impresa se questo Bologna riuscisse a chiuderlo tra il decimo e il dodicesimo posto, restando sempre a sufficiente distanza di sicurezza dalla zona a rischio.
LO STESSO SINISA FURIOSO.
Inutile nasconderlo, una parte di Bologna teme che questo Mihajlovic che si accontenta di quello che passa il convento e che benedice la propria squadra sottolineandone sempre le doti e non evidenziandone troppo i limiti non sia più il Sinisa furioso della Grande Rimonta. Se la tolgano dalla testa questa paura quei tifosi scettici, il Sinisa di oggi è lo stesso di ieri, né più né meno, avendo addosso la stessa rabbia e gli stessi principi. Il punto è che ha dovuto farsi andare bene quello che è stato il ridimensionamento dettato da Saputo sul piano dei programmi. Parliamoci chiaro, mettendosi nei suoi panni l’alternativa sarebbe stata questa: grazie, ma a queste condizioni non ci sto, vado via. Perché avrebbe dovuto farlo? Perché non avrebbe dovuto capire? Mihajlovic invece c’è stato eccome, e vuole giocarsela, sapendo (appunto) che riuscire a traghettare questo Bologna estremamente giovane nella facciata sinistra della classifica sarebbe un risultato importante come aver conquistato un posto in Europa. E questo è anche il motivo per il quale ha preferito restare così, non potendo avere un giovane sul quale lavorare dopo i no di Sarr e Todibo, quando di contro nell’ultimo giorno di mercato la società sarebbe stata anche disposta a fare uno strappo alla regola per mettergli a disposizione un difensore pronto, dovendo cautelarsi per i seri infortuni capitati a Gary Medel e Mitchell Dijks (oltre a quello di Andrea Poli).
NON GRADISCE, MA SI ADEGUA.
Vi esterniamo la nostra verità e non pensiamo che sia tanto lontana da quella assoluta. Eccola: Sinisa non ha gradito, ma si è adeguato. No, non può aver fatto festa quando gli hanno detto che doveva mettere da parte le sue ambizioni europee per quelle che erano state le perdite di Saputo (anche) per colpa del Covid. Come non può aver goduto quando gli hanno aggiunto che non solo non potevano comprargli il rinforzo in difesa richiesto da un anno e mezzo ma che avrebbe dovuto fare a meno anche di quello in attacco, mancandogli sempre da un anno e mezzo per il tipo di prima punta che sarebbe servito al suo Bologna. E tirando a indovinare, non pensiamo neanche che gli sia scivolata addosso come acqua fresca la notizia della cessione per motivi di bilancio di Mattia Bani, che per Sinisa era un titolare, essendo stato il miglior difensore centrale del campionato passato. Non può aver gradito, su questo non ci piove, ma si è adeguato. Poi in fondo più è difficile e più sa essere Sinisa. Ancora una volta il Bologna è nelle sue mani e nella crescita dei giovani. Tutto il Bologna, anche i suoi ministri.
L’obiettivo è portare la squadra nella parte sinistra della classifica