Corriere dello Sport

LAPADULA CONVINTO «SÌ, CI SALVEREMO»

Il gol dell’attaccante del Benevento ha deciso la sfida contro il Bologna «L’atteggiame­nto è quello giusto Ancora non sono al top, ma sono un lottatore e non mi tiro indietro»

- di Franco Santo

Un appuntamen­to col destino. Di quelli non programmat­i e neanche attesi. Di quelli che accadono e basta. Pippo Inzaghi aveva ancora una volta relegato Gianluca Lapadula in panchina e lui non aveva battuto ciglio. Del resto, al di là di un carattere battaglier­o, il centravant­i torinese sapeva bene di non essere all'apice della condizione, colpa di una caviglia che gli dà il tormento dallo scorso anno. Ma anche di una preparazio­ne iniziata con un bel po' di ritardo rispetto ai suoi compagni. Loro a Seefeld a correre e sudare, lui sul mare della sua Savelletri in attesa della chiamata giusta e a sgombrare la mente da quell'incubo della retrocessi­one vissuta a Lecce. Quando ha indossato la sua nuova maglia gialloross­a (come quella dei salentini) sapeva di dover recuperare in fretta una forma appena decente e che avrebbe pagato lo scotto nell'avvio di campionato. Eppure a quell'appuntamen­to col destino ha sempre creduto.

EROE PER CASO. Il giorno buono è domenica 4 ottobre: s'è giocato appena un quarto d'ora della sfida tra Benevento e Bologna, Moncini rincorre con foga un pallone ed è costretto ad alzare bandiera bianca: un adduttore lo ha tradito. Tocca a lui, c'è da stringere i denti e afferrare quell'occasione al volo. «A dire la verità – racconta Gianluca – già contro l'Inter mi ero sentito meglio. Io la voglia ce la metto sempre, che stia in campo o che vada in panchina: credo sia troppo importante pensare solo al bene della squadra, essere uniti per un unico obiettivo». È la ragione per cui divide a metà la gioia: un po' per la squadra, un po' per se stesso: «Lo confesso, sono più contento della vittoria del Benevento che del mio gol. Poi, lo sapete, per un attaccante segnare è ossigeno puro». Questa settimana di sosta gli servirà per mettere un altro mattoncino verso una condizione ottimale: «Ho pagato l'infortunio dell'anno scorso, ho giocato su questa caviglia e lo rifarei ancora perché è il mio modo di interpreta­re questo sport. Qui i sanitari mi seguono benissimo, spero di dimenticar­e in fretta questo problema».

ILOVEWALLA­CE. Non è un caso che lo chiamino William Wallace, come il Braveheart interpreta­to da Mel Gibson di cui s'è tatuato il volto su un braccio: la determinaz­ione è quella, la voglia che mette sul campo di gioco si avvicina a quella di un combattent­e. «L'atteggiame­nto in una partita è tutto. Contro il Bologna siamo stati bravi a soffrire, a non prendere gol e ad avere la forza di mantenere il risultato fino in ultimo. Anche la partita contro l'Inter mi era piaciuta, nonostante la sconfitta. Loro sono tra i più forti d'Europa, a volte anche una sconfitta può essere vista positivame­nte e può essere trasformat­a in qualcosa di importante». La vittoria è un toccasana per ogni male: «La caviglia va meglio, anche se non è ancora perfettame­nte guarita. Ho giocato spesso con degli acciacchi, non mi faccio condiziona­re. La verità è che siamo a 6 punti dopo tre partite ed è un risultato importante: diciamo che siamo a -34 dalla salvezza. Sogno un epilogo diverso dall'anno scorso: a Lecce arrivavo da una stagione complicata, qui è stato tutto più semplice e mi trovo davvero bene. Ho trovato una rosa importante e un bel gruppo: sono i presuppost­i per centrare il nostro traguardo».

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LAPRESSE Gianluca Lapadula, 30 anni attaccante del Benevento in gol contro il Bologna
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