Il solito Cellino: via Del Neri. Il Brescia torna a Lopez
LA BRUTTA SCONFITTA CONTRO IL CITTADELLA DOPO IL PARI CON L’ASCOLI COSTA LA PANCHINA AL TECNICO Il patron non ha perso tempo ed è tornato sulle sue idee richiamando il pupillo uruguaiano
Breve, brevissima, più veloce a sparire della luce di un lampo, l’era di Del Neri a Brescia. Non è un record, non lo è nemmeno nel valzer degli allenatori, più vorticoso di un viennese, che ha contraddistinto la vita di Cellino da presidente. Però ci va vicino.
La panchina dell’ex tecnico di Chievo e Juventus ha cominciato a scricchiolare dopo il pari nell’ouverture della stagione con l’Ascoli, si è sfasciata dopo il ruzzolone, più rovinoso di una caduta in un burrone, nella città murata. Il Cittadella è senza dubbio una buonissima squadra, ma lontana qualche centinaio di chilometri da Bayern e gran dame assortite.
TOMBOLATO FATALE. Il fatto è che il Brescia al “Tombolato” non è nemmeno sceso in campo. Disintegrato, ridicolizzato su tutto il fronte: tattico, atletico, caratteriale. E il vaso, che aveva cominciato a riempirsi dopo il mezzo passo falso con l’Ascoli (conta meno di niente che i lombardi abbiano dovuto giocare buona parte del secondo tempo in dieci per la sacrosanta espulsione del centrale di difesa Papetti), si è colmato di botto. Soltanto un punto ottenuto in due partite di campionato, conquistato (si fa per dire) da una squadra che punta a tornare da dove è venuta al termine di uno sciagurato campionato, cioè in Serie A, sarebbe già di per sè, e lo è certamente per il presidente del Brescia, un buon motivo per dare il benservito a chi aveva chiamato in estate, facendogli compiere una fulminea metamorfosi dal ruolo di direttore tecnico a quello di allenatore. Mestiere che, peraltro, l’esperto allenatore di Aquilea, non esercitava da due stagioni.
ALTRI MOTIVI. Ma non è stato l’unico motivo. Qualche parola spesa nel dopopartita dall’ormai ex allenatore del Brescia non è stata certamente musica per gli orecchi presidenziali e ha giocato a sfavore di Del Neri la filosofia tattica di Massimo Cellino, imprevedibile come non mai ovviamente. Due idee di calcio simili come la “polenta e osei” (traduzione letterale dal dialetto bresciano: polenta e uccelli) e il cannolo siciliano. Perciò detto e fatto, una notte di riflessione ha convinto Cellino di quello che probabilmente era già convinto. Saluti, come si usa con uno stringato comunicato, a Del Neri e subito la telefonata a Diego Lopez rientrato da tempo in Italia, ovviamente con destinazione Cagliari. E dire che è stata una telefonata inattesa si rischia di ritrovarsi con il naso di Pinocchio.
ADDIO. Non c’è stato nemmeno bisogno di mettere nero su bianco. Contrariamente a quanto si pensava il rapporto triennale fra il Brescia e il tecnico uruguaiano non è mai stato rescisso. Davanti a Lopez due settimane di lavoro e di conoscenza dei nuovi. Due settimane che portano alla sfida-verità con il Lecce.