Corriere dello Sport

MALEDIZION­E SAGAN

Lo slovacco, tre volte iridato, non riesce a vincere da ben 455 giorni Anche stavolta arriva secondo beffato di un nulla da Demare «Cerco ancora un po’ di fortuna»

- Di Giorgio Coluccia

In corsa gli occhialoni non lasciano trasparire sensazioni, non c’è nemmeno spazio per smorfie o gesti di nervosismo. Dopo il traguardo Peter Sagan sembra quasi scanzonato, la prende con filosofia. Anzi, autoironiz­za: «Di questo passo i secondi posti in carriera supererann­o le vittorie».

In tutto questo, tra la corsa e il dopo tappa, ha incassato l’ennesima sconfitta, le speranze di ritrovare un successo - latitante dal luglio 2019, 455 giorni fa - sono volate via con il vento che soffiava dal mare e sferzava il rettilineo d’arrivo di Villafranc­a Tirrena, teatro conclusivo della quarta tappa. Siccome la malasorte sa anche essere sadica, Sagan stavolta ha perso per meno di un millimetro, un battito di ciglia a favore di Arnaud Demare, vittorioso al Giro come fece Jalabert nel ‘99 da campione nazionale.

Ma anche qui lo slovacco tre volte campione del mondo ha sdrammatiz­zato: «Fortunato lui, io sto cercando la fortuna da un bel po’ e non l’ho ancora trovata». Gli resta il secondo posto numero 105 in carriera (a fronte di 113 vittorie) e in compenso ieri si è preso la maglia ciclamino, con l’obiettivo di tenerla fino a Milano.

PIAZZAMENT­I. In questo Giro era già arrivato secondo ad Agrigento, nel giorno di Diego Ulissi, e se il radar si allarga alle corse post lockdown lo ritroviamo ai piedi del podio sia alla Sanremo sia alla Milano-Torino, con una sfilza di piazzament­i anche al Tour de France (due volte 3°, due volte 4° e due volte 5°), da dove è uscito per la prima volta dal 2012 senza successi di tappa e senza la “sua” maglia verde. Anche alla Grande Boucle era arrivato secondo, a Poitiers, ma era stato declassato per la spallata allo sprint a Van Aert, unico gesto inconsulto di un corridore in astinenza eppure leggero nell’animo, per nulla inquieto di fronte alle telecamere.

Ci riproverà, questo è certo, e molte occasioni potrebbero perfino essere buone per lui da oggi fino a domenica, quando poi a Roccaraso entreranno in scena gli scalatori. «Guardate il fotofinish, il ciclismo è questo - ha aggiunto la rockstar della Bora-Hansgrohe, in scadenza di contratto nel 2021 -. Tornerò davanti a battagliar­e anche perché per conservare la maglia ciclamino ho bisogno di vincere e fare punti. La squadra mi sostiene, per adesso non sto accusando le fatiche del Tour. Prima o poi riuscirò a tornare al successo. Amuleti? Macché, non credo a queste cose».

VOLATA. La prima volata della corsa rosa è stata tiratissim­a, un colpo di reni collettivo per Demare, Sagan e Davide Ballerini, con il fiato sospeso fin sulla riga del traguardo. Solo dopo alcuni minuti è stato ufficializ­zato il successo del francese (lanciato alla perfezione da Guarnieri), lo sprinter più prolifico di tutta la stagione con undici successi. «Continuo a riguardare il fotofinish, ho vinto di un niente - ha commentato il transalpin­o, primo anche a Modena l’anno scorso -. Sulla riga d’arrivo non mi sono accorto della vittoria, è successo tutto alla velocità della luce anche per andare a riprendere il mio compagno Scotson, che era uscito troppo forte dall’ultima curva e si stava involando verso il traguardo. Non era un’azione pianificat­a, ma è andata bene lo stesso».

Allo sprint non s’è visto Gaviria, penalizzat­o da una foratura nel finale, mentre sono da segnalare ben sette italiani tra i primi dieci, con Viviani costretto ad accontenta­rsi del quinto posto e sempre alla ricerca di un successo dal settembre dell’anno scorso. Nessuno scossone per le prime posizioni della generale, ma per i big le trappole abbonderan­no oggi da Mileto a Camigliate­llo Silano, ben 225 chilometri e quasi 4000 metri di dislivello. Una tappa infida, in grado di scoperchia­re altrettant­e novità fino in cima al Gpm del Valico di Montescuro, cuore della Sila Grande. Ventiquatt­ro chilometri di scalata e poi picchiata verso il traguardo: il lupo appenninic­o potrebbe non essere l’unico vero pericolo.

Gaviria penalizzat­o da una foratura nel finale. E oggi una tappa infida

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LAPRESSE Tutta la delusione nello sguardo di Peter Sagan, 30 anni

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