Mancini: «È stato bello giocare con il pubblico»
Ottima prova della squadra fallite numerose occasioni Belotti preferito a Immobile Lo 0-0 tra bosniaci e olandesi ci consente di restare in testa
Lewandowski levato nel finale, Immobile immobile in panchina. Una montagna di gol neutralizzati che ha partorito un topolino di risultato: 0-0, dopo quasi due anni e 14 gare azzurre. Ma quella di Danzica è stata comunque una partita vera, intensa.
Lewa a secco, Immobile in panca Gli azzurri creano, manca solo il gol ma il Mancio resta in vetta al girone
Lewandowski levato nel finale, Immobile immobile in panchina. Una montagna di gol neutralizzati che ha partorito un topolino di risultato: 0-0, dopo quasi due anni e 14 gare azzurre. Ma quella di Danzica è stata comunque una partita vera, intensa, a tratti magari sgrammaticata e complicata dal pessimo terreno di gioco. L’Italia di Mancini, tornata titolare, ha recitato il suo copione ambizioso, con meno eleganza e concretezza del solito, comunque sempre convinta di dover comandare. Tirare ha tirato (17 volte, record in Nations League), peccato senza precisione (solo 2 tiri nello specchio, quota minima nella gestione manciniana). Di Chiesa e Emerson le occasioni più limpide, una per tempo. Serata tuttosommato utile, che lascia la Nazionale in testa al gruppo 1 della serie A di Nations League, visto il pareggio tra Bosnia e Olanda. E proprio contro gli orange, mercoledì a Bergamo Mancini cercherà lo scatto decisivo verso la fase finale del torneo.
SCELTE.
Se per parte sua Brzeczek, come previsto, ha lasciato fuori tutti e tre gli attaccanti a segno mercoledì scorso in amichevole contro la Finlandia (battuta 5-1 con 3 gol di Grosicki, e reti di Piatek e Milik), valutando che per il suo 4-2-3-1 in avanti Lewandowski poteva bastare e avanzare, Roberto Mancini ha invece risolto tutti i ballottaggi in senso contrario alle aspettative. Niente capitan Chiellini (non al meglio), e conferma di Acerbi (unico supersitite rispetto alla Moldova), con Emerson preferito a Spinazzola e soprattutto con Belotti e non Immobile in avanti, e accanto a lui, Lorenzo Pellegrini, in vece di Kean. Un’Italia così concepita non ha avuto molto tempo per pensarsi, dato che la Polonia le è andata subito addosso, cercando di togliere spazi e tempi di gioco al trio di ragionatori azzurri. Una tattica favorita da una serata particolarmente grigia di Jorginho ma che non ha avuto la forza di togliere fiducia ai ragazzi di Mancini, che anzi in fretta hanno preso il comando delle operazioni, trovando ampiezza e profondità a sinistra. Da lì per altro dal piede di Belotti è arrivato (11’) il pallone limpido per il possibile 1-0, che invece Chiesa, in area piccola, ha calciato clamorosamente fuori. Un’errore che ha pesato sulla lucidità del neo juventino e sull’umore di Mancini, che ha invitato a lungo i suoi a essere più concreti, senza avere soddisfazione. Non che Donnarumma abbia dovuto parare chissà quali insidie. Soprattutto Lewandowski, controllato molto bene da Bonucci-Acerbi, ha confermato di avere difficoltà contro la difesa italiana (mai battuta né violata nelle quattro sfide in carriera), uscendo deluso a dieci minuti dalla fine. E quando stava per far male (17’) o ci ha pensato Emerson a sfilargli dai piedi il pallone buono a pochi passi dal vantaggio o il giovane Moder, che invece di cercarlo in contropiede, ha preferito tirare in porta (7’st). Insomma, nel primo tempo più Italia che Polonia, anche se il solo Verratti ha avuto lampi della sua classe mentre Belotti non è stato agevolato dalla circolazione della palla poco fluida, complicata anche da un terreno di gioco assai irregolare (divenuto determinante in negativo nella ripresa) e dalla durezza di alcuni polacchi, Krychowiak e Glik in testa.
L’inerzia del match non è complessivamente cambiata, con l’Italia a caccia della fluidità e della precisione utili per prevalere, appoggiandosi a Pellegrini spostato a destra. Dopo un’ora Brzeczek ha dato il via alle sostituzioni (da ieri 5 anche in Nations League), cercando più profondità con Grosicki per Szymanski. In realtà è stata l’Italia a sfiorare il vantaggio, con Emerson su cross di Chiesa (19’). Ultimi venti minuti con Kean (a destra) per il neo juventino e soprattutto Milik per Klich, con la Polonia ora più aggressiva e compatta, col 4-42. Mancini ha inserito nel finale Locatelli per Barella eppoi Berardi (fuori l’ottimo Pellegrini) e Caputo (per Belotti: ammonito sarà squalificato). Il trio Sassuolo ha messo in grande difficoltà la difesa polacca. Polonia che pure stava per beffare gli azzurri quasi allo scadere con Linetty (anche lui entrato da poco), murato alla disperata da un decisivo Acerbi. L’ultima palla gol comunque l’ha giocata Kean, la cui percussione a sinistra non ha trovato in mezzo compagni pronti a fare la partita, come capitò a Biraghi due anni fa.