Hamilton come Schumi

Hamilton si prende d’autorità il record delle 91 vittorie e riceve dalle mani di Mick l’ultimo casco di Michael: è il premio della famiglia Schumacher

F1, l’inglese domina il Gp in casa di Schumacher e lo raggiunge a quota 91 «Un sogno eguagliarlo Michael era il mio idolo»

Michael Schumacher pianse calde lacrime nelle esatte circostanze che detestava: in sala stampa, praticamente davanti al mondo. Era il 2000, a Monza, e la storia del primato un po’ simile a quella di ieri. Schumi aveva raggiunto il numero di vittorie del totem Senna, 41 e avrebbe più che raddoppiato, fino a 91. Tante ne ha raggiunte ieri Hamilton, il pilota nato povero e già divenuto leggenda piegando ai suoi voleri il presente. Lewis però non ha pianto e ha mostrato emozione quanto basta, un linguaggio del corpo che non lo ha abbandonato nel momento in cui Mick Schumacher s’è avvicinato cauto e leggero, un ragazzino quasi in imbarazzo, per donargli uno dei caschi rossi con cui suo padre concluse la carriera, preparando la Mercedes a quel ch’è diventata oggi.

Un simbolo forte, per come è stato consegnato e per il luogo evocativo: il Nürburgring che fu casa di Michael. Quel casco è il riconoscimento della famiglia Schumacher al nuovo recordman. Come nel 2017, a Montreal dopo la 65ª pole con cui aveva eguagliato Ayrton, quando i Senna gli avevano fatto recapitare a bordo pista quel casco giallo che per lui è un feticcio, fin dai tempi del kart.

QUEI MAGNIFICI TRE. Hamilton, Schumacher, Senna: vedete come continuano a inseguirsi fra loro, questi tre? Ciò chiude ogni discorso su Lewis il quale corre per sé stesso, per la storia, anche per i record che lui finge di snobbare. Ha le radici affondate nel passato, divora il presente e corre verso un futuro in cui chissà chi, e chissà fra quanti anni (decenni?) riuscirà ad eguagliare i suoi numeri. A guardarli in questa sua prospettiva certi suoi duelli sono, in fondo, solo momenti: Hamilton contro Alonso, contro Rosberg, contro Vettel, contro Bottas, contro avanti-un-altro. Capitoli di una storia più ampia: Hamilton ha corso contro Senna e sta correndo contro Schumi, questa è la sua dimensione.

Ieri nel GP tedesco ha inseguito l’iconico 91 senza tentennamenti. E’ scattato davanti a Bottas che però ha respinto il suo assalto, quindo si è appollaiato ale sue spalle come una presenza costante, opprimente, fino a indurlo all’errore che è arrivato con una spiattellata di gomme (giro 13). Missione compiuta, Lewis davanti con Verstappen a resistergli in qualche modo (Bottas si è ritirato, giro 18, per un’avaria del motore elettrico MGU-H, che era nuovo di zecca).

LONTANO DAI GUAI. La Ferrari dopo un sabato non malaccio è tornata allo standard stagionale. Leclerc dopo aver constatato che beccava due secondi a giro e che con le gomme rosse soft soffriva l’indicibile, ha tentato la tattica del chi-va-piano-va-sano-e-valontano: s’è tenuto lontano dai guai, ha fatto quel che poteva. Gasly con l’Alpha Tauri l’ha superato nel finale retrocedendolo da sesto a settimo, mentre Vettel fuori dalla zona punti spezzava le reni a Latifi (Williams). Questi ieri erano i duelli che s’è potuta permettere la Ferrari, graziata dal doppiaggio solo dall’intervento della safety car che ha annullato i distacchi.

Giovinazzi, corroborato dall’imminente conferma in Alfa Romeo, è andato a punti dopo una delle sue partenze super (subito da 14º a 11º). Mentre sul podio si sono ritrovati (ancora tu? ma non dovevamo vederci più?) la Red Bull di Verstappen e la Renault nei top3 dopo nove anni, con Ricciardo. Dopo che, al mattino, il nuovo numero uno Renault Luca De Meo ha incontrato Horner e Marko per parlare della fornitura di motori nel 2022.

Nero Mercedes, blu Red Bull, giallo Renault. Si temeva che l’unica pennellata di rosso sulla giornata potesse darla Hamilton con l’aggancio a Schumi.

Le Ferrari sono lente Leclerc è soltanto settimo e Vettel è fuori dai punti (11º) Bernie Ecclestone «C’è una bella differenza: Schumi era solo in auto, Lewis parla di continuo con gente che lo aiuta»