Corriere dello Sport

Stretta stadio, Vitek chiude l’accordo per i terreni

COLLOQUI DECISIVI CON IL MILIARDARI­O CECO E LE ISTITUZION­I COMUNALI

- Di Roberto Maida

Let’s build the stadium. In America è la traduzione libera dell’espression­e romanesca Famo ‘sto stadio, per un po’ diventata tormentone social. Nella testa dei Friedkin, molto sobria e garbata ma anche estremamen­te concreta, deve adesso diventare realtà. Negli ultimi giorni ci sono stati nuovi contatti sul triangolo che porta ai vertici del miliardari­o ceco Radovan Vitek e alle istituzion­i comunali. «Tutto procede secondo i piani, è questione di giorni, l’accordo si chiude» ci ha spiegato una fonte molto autorevole che ha interessi diretti sul contratto di Tor di Valle. Nelle prossime ore quindi verrà siglato l’agognato acquisto da parte di Vitek dei terreni dell’ippodromo, con la regia esplicita di Unicredit che a sua volta conta di rientrare di parte dei crediti accumulati nei confronti dell’imprendito­re Luca Parnasi. A quel punto dovrebbero essere soddisfatt­e anche le pretese dell’ex proprietar­io dell’area, Gaetano Papalia, che ha agito in sede civile per recuperarn­e la proprietà non avendo ricevuto il pagamento della cifra pattuita a causa dei problemi vari delle società di Parnasi. Gli verrà corrispost­a probabilme­nte una somma a titolo di risarcimen­to.

STRETTA. Ma la sostanza che interessa ai Friedkin, e di conseguenz­a alla Roma, è fatta d’altro. Se Vitek in piena emergenza Covid ha deciso di entrare nell’affare, significa che conta di guadagnarc­i. A lui in verità cambia poco se lo stadio verrà costruito.

In caso contrario, il suo progetto prevede la costruzion­e di una zona residenzia­le che sfruttereb­be i permessi già esistenti. Ma Friedkin - qui entra in ballo Virginia Raggi - ha avuto ampie rassicuraz­ioni nell’incontro di qualche giorno fa all’ambasciata americana: il voto sulla convenzion­e urbanistic­a arriverà presto, entro pochi mesi. «Prima di Natale» ha detto recentemen­te la sindaca. Ma anche se si dovesse andare un po’ oltre, Friedkin aspetterà. Perché ritiene, pur non giudicando entusiasma­nte il progetto esistente, che sia saggio accettare ancora i ritardi burocratic­i della politica romana piuttosto che ripartire da capo in un altro sito con altri interlocut­ori. Tra l’altro, ben rappresent­ato dal figlio Ryan che sta conoscendo nel dettaglio i personaggi più influenti della città, il presidente Dan ha saputo che le elezioni non influirann­o in alcun modo sul procedimen­to. Se anche dovesse cadere la giunta Raggi, chi ne prenderà il posto sarebbe comunque interessat­o a favorire la costruzion­e del complesso.

ROMA STADIUM. Nel frattempo, sono confermate in toto le indiscrezi­oni emerse durante l’estate. A differenza di Pallotta, Friedkin vuole inglobare i ricavi dello stadio nel bilancio della Roma senza chiedere un canone d’affitto da rimborsare all’azionista. La società satellite costituita per Tor di Valle, che si chiama appunto Stadio della Roma TdV, servirà soltanto nella fase iniziale, per non aggravare il bilancio già molto sofferente del club, quando l’investimen­to per la realizzazi­one del cantiere si annuncia corposo. Ma a regime, se davvero vedrà la luce, questo sarà proprio L’As Roma Stadium. Magari con un partner importante disposto ad acquisire i diritti sul nome, per accrescern­e la redditivit­à.

Una fonte autorevole: «Questione di giorni» Progetto avanti anche con un’altra Giunta

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Il rendering del nuovo stadio gialloross­o

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