Il Palermo è ancora troppo tenero L’Avellino e Braglia non perdonano
GIRONE C - Irpini pronti per le ambizioni, i rosanero no
PALERMO AVELLINO 0 2
PALERMO (3-5-2): Pelagotti 5,5; Accardi 6 Lancini 4,5 Peretti 5; Doda 5 (29' pt Kanoutè 5,5) Luperini 6 Odjer 6 Broh 5,5 (19' st Santana 5,5) Valente 5,5; Rauti 5,5 (27' st Silipo 5,5) Lucca 5,5 (19' st Saraniti 5). A disp.: Fallani, Matranga, Floriano, Martin, Somma, Cangemi, Marong. All.: Boscaglia 5,5.
AVELLINO(3-5-2): Forte 6; L. Silvestri 6,5 Miceli 6,5 Rocchi 6; Ciancio 6 (33' st Rizzo sv) Aloi 6,5 (19' st M. Silvestri 6) De Francesco 6 D'Angelo 7 Burgio 5,5 (5' st Tito 6); Santaniello 6 (5' st Maniero 6) Fella 6,5 (32' st Bernardotto sv). A disp.: Pane, Pizzella, Dossena, Adamo,Bruzzo,Nikolic.All.:Braglia6,5.
ARBITRO: Marcenaro di Genova, 6.
Guardalinee: Vitali-Salvalaglio.
Quarto uomo: Costanza.
MARCATORI:21'ptD'Angelo,12'stFella. AMMONITI: Odjer (P), Luperini (P), Lancini(P),Aloi(T),Ciancio(T),Tito(T).
NOTE: Angoli 9-3 per il Palermo. Recupero pt 1', st 4'. Al 31' pt allontanato per proteste il Ds dell'Avellino Di Somma. Partita giocata a porte chiuse.
L'Avellino è gia squadra e si porta a casa un'altra vittoria in trasferta, stavolta anche più pesante perché ottenuta sul campo di una teorica rivale. Ma il Palermo di oggi è troppo tenero per coltivare ambizioni di primato. Perde sostanzialmente per due grosse disattenzioni difensive ma non dà mai l'impressione di poter davvero fare del male a un avversario sicuramente più solido, rodato e più avezzo alla categoria.
Costretto a continue rivoluzioni ogni partita (ieri Marconi ko prima del via, poi Doda sostituito da Kanoutè che è andato a fare l'esterno basso di centrocampo), paga lo scotto della scarsa abitudine a giocare assieme e di un progetto che non decolla. Non ha ancora segnato un gol in 270' di campionato ma i suoi problemi vanno oltre la mancanza del bomber di categoria. Buone intenzioni, un discreto recupero della palla (positivo Luperini che ha fatto 90' all'esordio pur non avendo svolto preparazione), ma costruzione della manovra farraginosa fino a produrre giocate estemporanee, soprattutto quando i rosa sono andati sotto di due gol e lo sconforto ha preso il sopravvento.
IL GOL DEL PICCIOTTO. L'Avellino ha già il volto dell’esperto lupo di mare Piero Braglia: concreto, armonico e organizzato. Il tecnico irpino ha rinunciato a Maniero in partenza, lanciando subito Fella che non ha tradito le attese, la squadra ha tenuto le distanze per tutta la gara senza mai farsi intimorire dai tentativi di reazione dei rosanero. Non ha mostrato chissà che ma ha sfruttato alla perfezione le occasioni costruite. Dopo aver rischiato per un colpo di testa ravvicinato di Valente, gli ospiti sono passati col gol del palermitano Santo D'Angelo (che non ha esultato), bravissimo a inserirsi centralmente sullo spiovente di Aloi.
Per i fragili equilibri, anche psicologici, del Palermo è stato come incassare un duro colpo: la giovanissima coppia di attaccanti Rauti-Lucca ha fatto fatica a trovare spazi, il ritmo è rimasto basso, è mancato anche un pizzico di fortuna o di maggiore convinzione, col flipper su palla alta a fine primo tempo (Lucca oltre la traversa) o col gol annullato ad Accardi per fuorigioco su azione da corner. E quando in avvio di ripresa i rosa hanno provato a spingere di più, si sono fatti male da soli con una frittata difensiva: errore in ripiegamento fra Kanoutè e Lancini, Fella lanciato tutto solo verso il raddoppio. A quel punto gli ospiti hanno dovuto solo gestire rischiando quasi nulla, mentre Boscaglia ha provato senza esiti il 3-4-2-1 (dentro Santana). Il Palermo resta alla caccia di una identità, l'Avellino può pensare in grande.