Sport amatoriale: alt al gioco! Palestre a rischio chiusura
Domani il Dpcm: per 21 milioni di praticanti un nuovo “lockdown” Niente calcetto o basket tra amici. Consentita la corsa nei parchi. Passeggiare sì, con mascherina. Dilettanti salvi. Ma è polemica: «Nemmeno un medico sportivo nel Cts»
La base trema. Quasi 21 milioni di persone in Italia rischiano di piombare in un nuovo lockdown delle passioni con il Dpcm che da domani fermerà lo sport amatoriale. Niente più calcetto, partitelle al playground, beach volley sulla sabbia, attività nei circoli, al chiuso e all’aperto. Sono a rischio anche le palestre e i centri fitness. Si può correre nei parchi, in solitaria e senza mascherina, mentre per la passeggiata bisognerà comunque indossare il dispositivo di protezione. Sembra di essere tornati indietro di sei mesi e non solo per i preoccupanti numeri dei contagi (ieri 5.456).
NO AMATORI. Il Viminale ha precisato la differenza tra “attività motoria” (la passeggiata) e “attività sportiva” (la corsa). Nel documento firmato dal capo di Gabinetto, Frattasi, si legge che «jogging e footing potranno continuare a svolgersi senza obbligo di mascherina». Per tutta la giornata di ieri si sono rincorse le voci di un blocco pure per l'universo dei dilettanti. Il Comitato tecnico scientifico premeva per una soluzione drastica, ma il ministero dello Sport ha fatto pressioni su quello della Salute (e quindi sul Cts) affinché si evitasse uno scenario apocalittico per asd e ssd che si stanno rimettendo in moto. Il perimetro degli “sport amatoriali” da fermare dovrebbe riguardare infatti soltanto le partite tra amici, non quelle organizzate sotto l’egida di federazioni del Coni ed enti di promozione. In pratica, lo stop è per tutta l'attività non regolamentata dai protocolli.
CONTRASTI. Spadafora (Sport) e Speranza (Salute) si sono trovati per l’ennesima volta su due binari differenti. Il primo è convinto della separazione tra amatori e dilettanti, il secondo pensava di includere nel provvedimento tutti, "salvando" solo i professionisti (A, B e C di calcio, A1 di basket, alcuni ciclisti e golfisti) e gli atleti di interesse nazionale (come la Pellegrini, Tortu e altri sportivi dilettanti ma di alto livello) come già accaduto a inizio maggio con la ripresa degli allenamenti. Con un altro stop rischierebbe di aprirsi una nuova crisi dello sport di base, senza dimenticare che già qualcuno ha chiuso i battenti per i costi da sostenere e per la mancata disponibilità delle palestre scolastiche. Le 95 mila associazioni dilettantistiche nel nostro Paese generano 82 milioni di ore di volontariato, 600 milioni di tasse e consentono ai giovani di avere una vita sana e attiva.
La Lega Nazionale Pallacanestro e il Comitato 4.0, formato dai rappresentanti di pallavolo, basket, calcio (Lega Pro) e atletica, hanno chiesto chiarimenti al governo: «Non è accettabile – si legge nella lettera – che la materia in questione venga trattata con tale superficialità, coinvolgendo decine di migliaia di tesserati che vivono di questo come unica forma di reddito». Qualcuno fa notare che nella task force del Cts non c’è nemmeno un medico dello sport. Secondo i più, andrebbe rintracciata proprio qui la scarsa considerazione di cui gode questo mondo. Dietro una stoppata, un bagher o un gol c’è invece un settore determinante per il Paese che sta cercando di sopravvivere senza la certezza di un futuro.