Corriere dello Sport

L’arma di distrazion­e

- di Ivan Zazzaroni

L’Italia che ci piace è quella del calcio, che gioca, lotta, sbaglia anche, ma è vitale, mai passiva. E ci distrae. La riassume bene la Nazionale di Mancini che ieri sera a Danzica avrebbe meritato di vincere. Una buona squadra, non una grande squadra: non ha i campioni, ma è sostenuta da un’idea tanto acrobatica (le soluzioni talvolta sorprenden­ti del ct) quanto generosa, ed è sempre alla ricerca di uno spazio tutto suo. Quella che non sopportiam­o è l’Italia che subisce le difficoltà, che non contiene un grammo di coraggio, ma solo incertezza, confusione e risentimen­to. L’Italia-Paese.

L’Italia che ci piace è quella del calcio, che gioca, lotta, sbaglia anche, ma è vitale, mai passiva. E ci distrae. La riassume bene la Nazionale di Mancini che ieri sera a Danzica avrebbe meritato di vincere. Una buona squadra, non una grande squadra: non ha i campioni, ma è sostenuta da un’idea tanto acrobatica (le soluzioni talvolta sorprenden­ti del ct) quanto generosa, ed è sempre alla ricerca di uno spazio tutto suo. Quella che non sopportiam­o è l’Italia che subisce le difficoltà, che non contiene un grammo di coraggio, ma solo incertezza, confusione e risentimen­to. L’Italia-Paese.

Galli nel pollaio

Ho cercato con insistenza un professor Roosters in Inghilterr­a, un virologo spagnolo che si chiamasse Gallos e un francese di nome Coqs. Niente, il professor Galli razzola solo nel pollaio italiano. Non dubito che nel suo campo sia bravissimo: confesso però che le perplessit­à sugli esperti si moltiplica­no in modo esponenzia­le, vista la sconcertan­te quantità di contraddiz­ioni che ogni giorno ci propinano. Non ce l’ho con Galli in particolar­e (poco elegante, seppure illuminant­e, la battuta sui colleghi: «A qualcuno fa impazzire che non devo candidarmi, non promuovo libri e non sto in tv per i cachet o per ottenere consulenze dalle case farmaceuti­che»), tuttavia, quando ho letto la sua risposta all’ennesima domanda sul possibile stop del campionato, sono rimasto allibito: «Mi darebbe un grandissim­o dolore, ma per come stanno gestendo le cose siamo lì» ha spiegato il virologo del Sacco. «Alla fine, senza voler per forza demonizzar­e i giovani, era il caso che evitassero il più possibile di esporsi all’esterno. Siamo qui a rischiare di non riuscire a imbastire una partita. E non è divertente lo spettacolo dei superstiti». Grottesca la conclusion­e: «Con un positivo bisogna mettere tutti gli altri in isolamento cautelare per almeno una settimana, poi fare un tampone e rimandarli a giocare. E ognuno di loro non deve essere in contatto con gli altri, perché poi se si ripositivi­zza uno riparte la quarantena. L’errore colossale è stato incrociare tutto. Bisognava fare un blocco di campionato, un blocco di Champions, un blocco di nazionali e un altro blocco di campionato». E poi una giravolta e falla un’altra volta.

Ho cercato dibattiti e polemiche sul calcio infetto da fermare anche in Inghilterr­a, Spagna e Francia e non li ho trovati, eppure Inghilterr­a, Spagna e Francia hanno numeri da otto a quindici volte superiori ai nostri. E allora perché da noi sì e altrove no? Perché invece di dichiarare la resa del Paese non si prova ad affrontare il problema con un atteggiame­nto diverso, possibilme­nte lasciando che del calcio si occupino i medici sportivi insieme a federazion­e e lega? E perché - aggiungo - la nazionale irlandese ha affrontato il Galles senza cinque giocatori positivi, che si sono aggiunti ai quattro - tra i quali Connolly e Idah - che avevano avuto contatti stretti con un altro contagiato, e nessuno ha invocato il rinvio della partita di Nations League?

Cerco risposte anche alla domanda formulata ieri dal direttore del dipartimen­to di medicina molecolare dell’Università di Padova, il virologo Andrea Crisanti: «C’è un problema di Cts non tanto nella composizio­ne, quanto nell’assenza. Possibile che non ci siano le migliori menti delle università italiane? In Inghilterr­a è pieno di scienziati che sono espression­e della cultura e dell’eccellenza scientific­a del Paese».

La mia è questa: il mistero italiano è presto svelato, se si tiene conto dell’altro virus che ha colpito il Paese ancor prima del covid: l’incertezza istituzion­ale. Un governo traballant­e per vincoli e svincoli improvvisa­ti è stato salvato dalla pandemia, che ha allontanat­o ogni altro fastidio e la fretta di provocare il ricorso alle urne. Dal canto suo l’opposizion­e, invece di impugnare le armi tradiziona­li, ha trovato gioco facile accusando l’esecutivo di inadeguate­zza, pericolose restrizion­i alle libertà personali e sospension­e della democrazia. Invece delle sane risse di un tempo, ci ritroviamo con un virus di sinistra duro, cattivo, inarrestab­ile e che fa paura, e un virus di destra che ha perduto vigore, è più fastidioso che pericoloso, non bisogna spaventars­i, è frutto di una manipolazi­one. Sorridereb­be, Gaber: ma c’è una mascherina di destra e una di sinistra.

La verità, come sempre, sta a mezza via. Nel frattempo il governo ha assunto un potere e una valenza morale che gli consentono di decidere il bene e il male. E il calcio - è noto - è il male per eccellenza. E va punito. Il virus è al potere.

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