Corriere dello Sport

«Ora il Benevento viene visto con un altro occhio»

PIPPO INZAGHI SE LA VUOLE GODERE («LE NOSTRE PARTITE SONO ALTRE...»)

- di Franco Santo

BENEVENTO - «Come si affronta una squadra come la Roma? Ti fai il segno della croce e vai in campo». Le parole sono di Pippo Inzaghi, ma si capisce lontano un miglio che è di buon umore e ha voglia di scherzare. Sono rientrati i nazionali e stanno bene, se non ci saranno complicazi­oni avrà solo l'imbarazzo della scelta. Ma in quel segno della croce in fondo c'è qualcosa di reale: il pronostico, in fondo, è tutto dalla parte romanista. «Su di noi nessuno scommette un euro, la Roma sta bene, ha un organico molto forte: se non gioca Smalling c'è Kumbulla, se va in panchina Pellegrini entra Cristante, tutti e due nazionali. Ha due quinti di grande spinta, Peres e Spinazzola e poi quell'attacco...».

L'antefatto è tutto un elogio alla Roma di Fonseca (« ottimo allenatore, gioca un bel calcio, non è mai polemico, non si lamenta mai: mi auguro che possa fare bene, magari dopo domenica»), poi c'è l'arringa per i suoi: «Partire battuti? Mai! Con nessuno. Dovremo essere compatti, andando ad attaccare quando è il caso. L'ho detto ai miei: non dobbiamo snaturarci, dare il 120 per cento, provarci sempre. E soprattutt­o godiamoci questa serata all'Olimpico, i ragazzi se lo sono meritato».

IL RITORNELLO. La serie A fotografat­a in quel ritornello dei giorni di festa: «E tanto già lo so che l'anno prossimo gioco all'Olimpico». Eccolo qua il teatro più ambito della serie A, bisogna entrarci senza avvertire tremolii: «E' così, contro squadre così forti, per noi deve essere soprattutt­o un divertimen­to. Sono contento che in qualche maniera il Benevento di tre anni fa stia andando nel dimenticat­oio, anche gli avversari cominciano a vederci con un altro occhio. Ma le nostre partite sono altre. Da queste dobbiamo solo imparare dagli errori che faremo, senza avere paura di nulla. L'unica speranza per fare belle figura è questa. Sappiamo di dovere crescere ancora, ma la mentalità è quella giusta: senza quella non avremmo battuto il Bologna».

LE SCELTE. Ha ancora qualche dubbio sulla formazione da opporre alla Roma, ma nulla che lo tormenti. «I nazionali sono rientrati bene, hanno il tempo per recuperare la fatica del viaggio. Se stanno bene, e non vedo perché debba essere il contrario, sono della partita. Abbiamo recuperato anche Tello, che ci verrà utile». Difesa quasi fatta, se non fosse per qualche incertezza sugli esterni: «Ne ho tre per due maglie. Due sono esperti e li conosco bene (Maggio e Letizia, ndc), l'altro, Foulon, è un giovane che mi piace molto: ha intraprend­enza e forza fisica. Vedremo». L'altra indecision­e riguarda la punta centrale: «Lapadula si è allenato bene per tutta la settimana, credo sia pronto. Vedrò se farlo partire subito o tenerlo per l'ultima mezz'ora. Anche se non è ancora al cento per cento, non accusa più dolore. Ovvio che in quel ruolo abbiamo Sau, che è una assoluta garanzia. So bene quello che mi può dare e lui può giocare in qualsiasi ruolo. Con il Bologna è entrato e ci ha fatto vincere la partita. Per me era e resta un titolare».

TIMORE COVID. L'angoscia che genera questo virus non risparmia nessuno, ma SuperPippo ha parole di grande saggezza al riguardo: «Dobbiamo fidarci degli esperti e se si può andiamo avanti stando attenti ai protocolli. Sappiamo benissimo che qualche giocatore salterà qualche gara, come quando c'era l'influenza. Finora è andata peggio al Genoa, ma può capitare a chiunque. Noi cerchiamo di fare il nostro meglio come ci hanno chiesto di fare».

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LAPRESSE Filippo Inzaghi, 47 anni, tecnico del Benevento

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