Corriere dello Sport

Braglia: Ad Avellino tutta gente tosta Vincere? Mi diverto soltanto così...

Dal calcio al Covid, dalle finte liti con Di Somma alla poca voglia di smettere, in esclusiva l’allenatore a ruota libera «Ragazzi scelti per le loro qualità non solo tecniche. La pensione? Potrei non essere ancora sazio»

- Di Leondino Pescatore

Come al fantacalci­o: Piero Braglia ha costruito l'Avellino scegliendo tutti i giocatori che voleva. «Era rimasto solo Laezza dell'annata precedente - spiega - e s’è fatto pure male, poi qualche ragazzino. Erano andati via tutti, dopo il cambio societario. Abbiamo fatto la squadra senza guardare le figurine dei calciatori, scegliendo quelli veri».

Un lavoro che ha provocato qualche ritardo, in ritiro aveva appena 9 giocatori.

«Con Di Somma abbiamo individuat­o quelli che volevamo, giocatori che si conosceva. Chi ha voluto aspettare occasioni migliori ci ha fatto perdere tempo e poi è rimasto a piedi. Quelli che sono venuti rappresent­ano il meglio».

Come una nazionale...

«Elementi funzionali per la categoria ma qualcuno potrebbe agevolment­e essere in quelle più alte. E' stata assemblata una bella squadra che fa un 3-5-2 solido e veloce con le qualità dei ragazzi».

Giocatori che già conosceva. «Sono innanzitut­to ragazzi perbene, tengo molto a questo, e alcuni davvero forti. D’Angelo lo volevo anni fa a Cosenza, Silvestri, De Francesco e Aloi me li ha suggeriti Di Somma che sa bene cosa voglio avendo lavorato bene insieme nella Juve Stabia».

Che rapporto ha con Di Somma? «Ci litigo spesso ma per finta, altrimenti dicono che siamo troppo amici. Appartenia­mo solo anagrafica­mente a un altro calcio che mai è cambiato: resta un gioco facile se hai idee, passione e voglia. Solo così sei un vincente».

Ripartedal­laLegaProp­ocofrequen­tata negli ultimi dieci anni.

«La ritrovo di buon livello, il nostro è un girone tostissimo con grande equilibrio, come dimostra la Turris che sta andando forte».

Due partite entrambe vinte in trasferta, tre reti fatte e nessuna incassata ed ora un calendario che, nelle prossime quattro gare, propone tre in casa per l’Avellino. «Tutti si aspettano che continuiam­o a vincere ma ci sono altre squadre forti come Bari, Palermo, Ternana, Teramo, Catanzaro, Catania. Metterei pure Monopoli e Juve Stabia che hanno allenatori di altissimo livello».

La sua ex Juve Stabia lunedì sera al Partenio.

«Ho vissuto quattro anni da favola, non faccio altro che ricordare i tanti amici che sono ancora nel gruppo, sarò contento di rivederli e batterli, loro sanno bene come la penso».

Ricomincia dopo l’esonero di Cosenza coinciso con il lockdown, in un calcio forse diverso.

«Vedo tante persone che non c’entrano e prendono spazi, con questa storia dei contagi, creando un clima di terrore che non mi sta bene. Capisco tutto ma per il fatto che ad agosto si facevano 15-20mila tamponi e ora 150-160mila, è chiaro lo scopo di andare a cercare il positivo a ogni costo per fermare tutto».

È un negazionis­ta?

«Alla mia età non posso permetterm­elo, sono un realista e una persona sensata. Il problema esiste ma occorre affrontarl­o con responsabi­lità. Basta vedersi con la mascherina, non ci si abbraccia, niente mano o bacio. Molti sono asintomati­ci e quelli che muoiono bisogna vedere che problemi hanno».

Stadi vuoti, viene meno il rapporto coi tifosi. «Da sempre vivo tra campo e albergo, non faccio comunella coi tifosi e i giornalist­i, preferisco essere definito un orso o un rompiscato­le ma non cambio le mie abitudini».

Per i calciatori è diverso, però. «Non direi, molti giocano più tranquilli, non sentono altro se non gli allenatori che urlano. Con lo stadio pieno qualcuno si gasava e qualche altro se la faceva addosso».

A gennaio avrà 66 anni con mezzo secolo di vita sui campi di calcio. «Non è ancora l’età della pensione: resto in attività fin quando mi diverto. Se mi dovesse pesare allora smetto, come feci da calciatore. Ma decido io. A Cosenza mi hanno esonerato per colpa mia: ero poco arrabbiato, mi ero affezionat­o troppo alle persone. Prima di smettere devo vincere ancora, altrimenti vado avanti».

Quindi l’anno prossimo smette… «Mica è detto, potrei avere ulteriore voglia di vincere».

«Io contro gli stadi vuoti, ma perlomeno i giocatori sentono meglio le mie urla..»

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SALVINI Piero Braglia, 65 anni, allenatore dell’Avellino
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