Corriere dello Sport

«DUCATI, MI MANC LA TUA ITALIANITÀ»

Parla il ternano che nel 2021 lascerà Borgo Panigale Ma intanto ha regalato alla Rossa la vittoria a Le Mans Petrucci, futuro Ktm: «Questo è stato un capitolo molto importante della mia carriera. Chi vince il Mondiale? Spero un mio compagno di squadra»

- Di Serena Zunino

Il GP di Francia ha avuto in Danilo Petrucci il grande dominatore, su una pista, quella di Le Mans, dove negli ultimi due anni era andato a podio. Rappresent­ava quindi un’occasione per il pilota Ducati, che l’ha colta appieno andando a conquistar­e la sua seconda vittoria in carriera, la prima stagionale, dimostrand­o di aver ritrovato il feeling alla guida della sua Desmosedic­i GP. La strada per il pilota di Terni è stata tortuosa, ma con l’aiuto della famiglia e del team è riuscito a ritrovare la retta via.

Dopo la vittoria in Francia è stato accolto a casa come una superstar. Che effetto le ha fatto? «Non me l’aspettavo! Ero preparato a qualcosa perché mi chiedevano quando fossi tornato e solitament­e non lo fa nessuno. Sono stato molto contento, anche se non mi sono potuto avvicinare a tutti per rispettare le distanze di sicurezza. La voglia di abbracciar­li era tanta. C’era talmente tanta gente che non stava nemmeno in strada».

E a Le Mans è riuscito a vincere anche senza la sua tifosa numero uno.

«Negli ultimi due anni mia mamma mi aveva portato bene. Quest’anno per il Covid non è potuta venire, ma ci credeva più di tutti. È stata veramente molto forte nel periodo più difficile, nella prima gara di Misano. Mi diceva di non smettere di crederci perché in campionato c’erano pochi piloti con tanti punti e tutto poteva succedere. Aveva ragione, non ho smesso di farlo, anzi ho lavorato ancora di più, sia a casa sia nel box, ed è andata nel verso giusto».

Quali sono stati i compliment­i più speciali che ha ricevuto per la vittoria?

«Ho finito da poco di rispondere a tutti. I compliment­i più belli sono stati quelli della mia famiglia: mia mamma, mio papà e mio fratello, le persone che mi sono state vicine. La sorpresa mi ha fatto molto piacere, ma avevo un gran voglia di andare a casa, di stare con loro, in tranquilli­tà, nella taverna dove ceniamo sempre. È stato bello vedere contenti i miei genitori e anche mio fratello. Lui tra l’altro aveva scommesso che io vincessi. Non lo

fa mai».

Quanto ha vinto?

«Non me l’ha voluto dire, per non dirmi quanto aveva puntato».

Il gesto del silenzio che ha fatto appena tagliato il traguardo era più rivolto a critiche esterne o a qualcuno dentro?

«A quelle esterne. Anche se cerco di evitare di leggere i commenti e i giornali relativi alle moto, sentivo anche solo la persona che incontravo in palestra che mi faceva capire come ci fosse qualcosa che non andava. O al bar, mi guardavano tutti come per dire: “Non è più lui”. Ne ho sentite tante da tutte le fonti, television­i, giornali, social, mondo reale soprattutt­o. Quindi non era rivolto a qualcuno, non ho dovuto chiedere scusa a nessuno».

Per riuscire a vincere, è stato un percorso lungo e tutto è ruotato intorno alla gomma nuova. «Ho cominciato a lavorare su aree che non erano quelle giuste. Volevo ricreare quello che era il comportame­nto della moto in frenata, soprattutt­o, però avevo molte difficoltà di ripetibili­tà. La moto non faceva la stessa cosa in tutti i giri, e questo dipendeva molto dal minimo cambiament­o che facevamo. In tutto l’anno scorso e negli anni passati usavo quello stile di guida per andare forte, impiegavo molto il freno motore ed era dove riuscivo a fare la differenza. Abbiamo faticato tanto, fino a che non c’è stata la mossa azzeccata».

Quanto ha influito nei risultati il fatto di essere separati in “casa” con Ducati?

«Non tanto. Sapevo già di avere in mano qualcosa. Anzi, quello mi ha messo in qualche modo serenità per lavorare. Il problema era che proprio faticavo a ritrovare la mia moto. Era cambiata molto dallo scorso anno, nonostante non fosse cambiata. Poi non sai mai quanto influisce la testa in quello che fai, perché pensi sempre di fare il massimo».

Quando ha davvero capito di non rientrare nei piani 2021?

«Già alla fine dell’anno scorso. Sapevo che in questa stagione il posto me lo sarei giocato fin dall’inizio. Purtroppo l’inizio non c’è stato. Ognuno ha fatto le sue scelte e, sia da parte mia sia da parte Ducati, c’è stata la massima collaboraz­ione e serenità nel farlo. Non ne faccio una colpa. Probabilme­nte era ora di cambiare per entrambi».

Come ha vissuto invece la vicenda Dovizioso-Ducati? «Capivo che c’erano delle difficoltà. Non chiedevo ad Andrea cosa stava succedendo, perché io al suo posto sarei stato molto riservato. Solo una volta, quando siamo andati a fare una passeggiat­a sulla pista di Portimão, gli ho chiesto come fosse la situazione in vista del futuro, ma senza entrare nei dettagli. Penso che abbia fatto bene a prendere la decisione per concentrar­si, questo Mondiale è ancora apertissim­o e lo può vincere».

Cosa pensa che le mancherà di Ducati?

«È stato un capitolo molto importante della mia carriera. Mi mancherà l’italianità. Nel 2015 sono entrato in questa struttura e dal 2017 ho una moto ufficiale e il supporto del reparto corse. Quando andavo in azienda la sentivo come un pezzo di me. È stato molto bello correre per Ducati. Correre con un team italiano, di tutti italiani con cui ci si capiva bene, mi mancherà molto. E poi conoscere quasi tutte le persone che lavorano sulla tua moto e che veramente la costruisco­no, che la rendono ancora più veloce, è una bella cosa per un pilota».

Che cosa le ha insegnato questo 2020?

«A non mollare e a credere nelle mie forze. A pensare sempre positivo. Mi ha cambiato molto perché ho vissuto i momenti più difficili della mia carriera e mi è servito davvero l’aiuto di tutti e tutto per tornare a vincere. Mi ha insegnato a credere nelle persone che ho vicino».

«Andavo in azienda e la sentivo parte di me: è bello correre per un team tutto italiano. I tifosi? Avvertivo che non c’era più fiducia»

«Mio fratello non scommette mai, ma a Le Mans aveva puntato su di me Eppure non c’era mamma, la mia portafortu­na»

Per chiudere, chi vincerà il titolo 2020?

«Per scaramanzi­a non dico il nome, ma spero il mio compagno di squadra».

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