Sandulli il giudice del verdetto che scotta
È chiamato a giudicare in appello il ricorso del Napoli sullo 0-3 a tavolino Ma la Juve potrebbe ricusarlo Il grande pubblico lo conobbe nell’estate 2006 durante calciopoli: considera l’autonomia del diritto sportivo come un cardine irrinunciabile
Il trambusto mediatico era riuscito a evitarlo persino nell’estate 2006, quando incardinò il processo di appello per lo scandalo di calciopoli che portò alla retrocessione in B della Juve e alle penalizzazioni di Lazio, Fiorentina e Milan.
Il trambusto mediatico era riuscito a evitarlo persino nell’estate 2006, quando incardinò il processo di appello per lo scandalo di calciopoli che portò alla retrocessione in B della Juve e alle penalizzazioni di Lazio, Fiorentina e Milan. Era fine luglio. Piero Sandulli, presidente della Corte Federale, venne inquadrato solo per pochi secondi dalle telecamere Rai alle otto della sera e in apertura di tg, quando stava pronunciando i verdetti di secondo grado. Il grande pubblico non lo conosceva, era nascosto dietro i suoi occhiali tondi. Qualche minuto dopo, guadagnando un’uscita secondaria, sparì sino a raggiungere i viali alberati del quartiere Prati, dove abita da una vita ed esercita la professione di avvocato. Nei giorni successivi, inghiottito dai faldoni dell’inchiesta, si sarebbe dedicato silenziosamente alla stesura delle motivazioni con i colleghi della Corte che erano rimasti chiusi per una settimana nell’hotel Parco dei Principi, circondato da telecamere, giornalisti e tifosi. Altra epoca, per niente paragonabile alla centrifuga di oggi veicolata in tempo reale dal web. Le notizie viaggiavano ancora con lentezza. Questa volta, con un eccesso di ingenuità, Sandulli è inciampato nella disponibilità concessa a Radio Punto Nuovo che lunedì scorso gli chiedeva un parere sul caso Juventus-Napoli. «Se la questione non verrà risolta dal giudice di primo grado, l’iter vedrà una delle due squadre appellarsi alla Corte Sportiva, a quel punto prenderemo le carte e valuteremo. Non posso dire o opinare altro» prima di farsi scappare un concetto diventato oggetto di polemiche roventi sui social e non soltanto. «Spero si trovi una soluzione, con il protocollo e tutto, perché non bisogna lasciare che la classifica venga scritta dal Covid». Apriti cielo. Quella frase, con un procedimento aperto, è diventato un caso. Antonello Valentini, ex dg della Figc, ha segnalato al collegio di garanzia della Figc il dovere di riservatezza. Juve e/o Napoli potrebbero ricusarlo, ma cosa succederà lo capiremo soltanto nei prossimi giorni.
AUTONOMIA. Il giudice Gerardo Mastrandrea, condannando il Napoli in primo grado con lo 0-3 a tavolino e un punto di penalizzazione, ha semplicemente fatto prevalere il protocollo e applicato le sanzioni previste dal codice di giustizia sportiva. Sicuri che la classifica sia stata scritta dal Covid e non dal protocollo voluto da Figc e Lega in accordo con il Governo? L’interrogativo resta aperto, così come non è dato sapere se Sandulli deciderà di astenersi o meno dal giudizio di secondo grado. Qualora succedesse, toccherebbe a Stefano Palazzi (seconda sezione) oppure ad Italo Pappa (terza) occuparsene. Vedremo. Lo spessore dell’uomo, dedito allo studio e all’insegnamento, è ben conosciuto nel mondo dello sport. E il rispetto dell’autonomia sportiva è uno dei cardini irrinunciabili del suo lunghissimo percorso all’interno degli organi di giustizia federali (collabora anche con la federazione nuoto). Sandulli è ordinario di diritto sportivo al Foro Italico, non solo di diritto processuale civile alla Pontificia Università Lateranense.
FAMIGLIA. Suo padre Ruggiero, magistrato di Cassazione e noto giurista, fu anche presidente della Polisportiva Lazio tra il 1982 e il 1990. Era nato ad Avellino, nel 1940 si mise in luce giocando a calcio nella squadra universitaria sino a totalizzare un paio di presenze anche con il Napoli. Fa sorridere l’accostamento senza conoscerne lo spessore culturale e il percorso che lo portarono ad essere insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica. Sandulli senior difese la Lazio, coinvolta nello scandalo scommesse del 1986, scongiurando la retrocessione in Serie C. Il fratello Aldo era un professore di diritto amministrativo e ha scritto libri diventati materia di esame in ogni facoltà di giurisprudenza. Al figlio trasmise l’amore per il diritto e per lo sport, oltre a introdurlo nel mondo della Polisportiva della Lazio. Piero, nato a Roma nel 1954, aveva ereditato le amicizie di famiglia con l’ingegner Nostini e con Antonio Buccioni. Sino a pochi anni fa si divertiva a giocare a calcetto. Da giovane, è un suo vanto, praticava l’atletica leggera e Pietro Mennea, che poi si sarebbe laureato anche in legge, era un suo grande amico. Stavolta vedremo se dovrà tornare a correre o saltare gli ostacoli per valutare il caso Juve-Napoli.
Viene da una famiglia di giuristi, era amico di Mennea, praticava l’atletica leggera