Corriere dello Sport

GIACOMELLI BOMBER

Due rigori fantasma, uno per parte: la Roma rimonta il Milan tre volte

- di Giancarlo Dotto

Se l’occhio elettronic­o è cieco

“Ma che calcio è questo?”. Nella mestizia pari alla vergogna di un San Siro tornato nudo, senza nemmeno il pannolino dei mille, la vera domanda sale dalla gola amplificat­a e stupefatta di Kumbulla. La solita sarabanda di gol, la quantità sproposita­ta di sfondoni qua e là, l’evidente stato di confusione mentale di un arbitro, Giacomelli, che a un certo punto, come preso da raptus, comincia a inventare rigori e ammonizion­i, nella totale assenza di Var (l’hanno abolito con un decreto dell’ultima ora?) raccontano una volta di più di un calcio che, sotto l’apparenza della cuccagna, mostra la sua ferita profonda.

Èstato un Milan-Roma pazzesco, con gol, emozioni, gesti tecnici bellissimi dei calciatori e strafalcio­ni orribili dell'arbitro Giacomelli, di gran lunga il peggiore in campo. Alla fine la gara è terminata sul 3-3, forse il risultato più giusto perché né Pioli né Fonseca meritavano di perdere un incontro divertente e giocato a viso aperto. Il Diavolo, che rimane primo in classifica da solo, ha perso l'occasione di allungare ulteriorme­nte sulla Juventus e, dopo 8 affermazio­ni consecutiv­e in questo 202021, ha ottenuto il primo pareggio. La Roma dopo tre successi (compresa l'Europa League) ha frenato, ma ha dimostrato di essere in crescita e di poter far male anche a quella che prima di ieri era la miglior difesa del torneo.

Le premesse della vigilia insomma sono state rispettate, a iniziare dal duello tra due centravant­i fenomenali: lo ha vinto Ibrahimovi­c, che con una doppietta ha messo il suo timbro sul confronto e a 39 anni è il capocannon­iere del campionato con 6 reti (firmate in 3 sole partite), ma anche

Dzeko ha lottato bene e ha sfruttato un erroraccio di Tatarusanu per mettere in porta l'1-1. Peccato per l'assenza di Donnarumma, bloccato (come Hauge) in mattinata dal Covid: con Gigio tra i pali probabilme­nte il risultato finale sarebbe stato diverso. Forse anche con un altro arbitro, ma questo è un altro discorso.

EMOZIONI E RIMONTE. In una serata di pioggia fitta e con San Siro deserto perché il dpcm ha cancellato anche i 1.000 spettatori che c'erano stati finora, la Roma non ha avuto il giusto approccio sia nel primo sia nel secondo tempo. Non a caso ha subito l'1-0 dopo 108 secondi dell'inizio della sfida e dopo 101 dal via della ripresa. È come se la testa di Dzeko e compagni fosse rimasta troppo a lungo negli spogliatoi, un errore che non puoi commettere contro un Milan che per l'undicesima volta di fila ha firmato almeno 2 reti. Fonseca aveva impostato la gara come al solito: attaccava con il 3-4-2-1, ma quando doveva difendere si sistemava con il 4-4-2 per cercare di evitare le scorriband­e rossonere sulle fasce. Missione riuscita solo in parte perché, se Calabria e Hernandez sono stati meno ficcanti del solito, gli esterni offensivi Saelemaeke­rs e Leao hanno inciso profondame­nte. Il portoghese ha servito due assist, mentre il belga dopo una prima frazione così così ha avuto l'acuto che ha permesso al Diavolo di portarsi sul 2-1. Pioli se l'è giocata con il solito 4-23-1 grazie anche al recupero di Calhanoglu e la sua squadra ha dato l'impression­e di essere messa meglio in campo. Non a caso è andata avanti tre volte nel punteggio, ma a differenza di quanto successo nelle prime 4 giorna

te, quando aveva incassato solo un gol, stavolta non è stata capace di difendersi bene. Un aspetto sul quale il Diavolo dovrà riflettere. Anche la Roma, però, deve sistemare qualcosa dietro perché 7 reti incassate in 4 incontri per puntare alla Champions sono troppe. Un pressing più coraggioso forse aiuterebbe. Fonseca può consolarsi con il carattere di ferro della sua formazione e con la zampata di Kumbulla che era stato già decisivo giovedì in Svizzera.

ORRORIARBI­TRALI. L'analisi di questo Milan-Roma, al di là delle parate di Mirante, del palo timbrato da Kjaer, dalle incursioni di Pellegrini e dalle giocate di Mkhitaryan e Calhanoglu, però, non può prescinder­e dai macroscopi­ci errori di Giacomelli, che ha inventato letteralme­nte due rigori. «Ma che calcio è questo? Ma che rigore è questo?» ha gridato Fonseca quando è stato fischiato il penalty ai rossoneri. Pochi minuti prima era stato tutto un «Vai al Var» urlato dalla panchina milanista per cercare di “cancellare” il rigore del 2-2 realizzato da Veretout. Errori dei quali in un match così avremmo fatto volentieri a meno.

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