Corriere dello Sport

Martinelli e una vita tutta da reinventar­e «Ho perso i sogni, sto con il fiato sospeso»

Il capitano del Palermo ha chiuso la carriera per problemi al cuore: per la prima volta racconta la sua sofferenza «Mi sono isolato, stavo male e piangevo. Mi rimangono solo i ricordi e tanta malinconia. Ma lo prometto: tornerò in Sicilia per la Serie A»

- Di Salvatore Geraci

Capitano rosanero, due promozioni consecutiv­e con Brescia e Palermo, ventisette anni vissuti con una scomoda compagna di viaggio, una malformazi­one cardiaca, cresciuta col tempo fino a diventare pericolosa proprio quando si preparava al ritorno fra i profession­isti. Invece… «Mi è caduto il mondo addosso». Alessandro Martinelli ha rischiato la vita ma non si arrende e gira soltanto pagina sia pure a fatica. Dall’addio consumato il primo giorno del ritiro, con fuga dall’uscita secondaria dell’albergo per non farsi scoprire, è cambiato tutto: dopo Grasshoppe­rs, Sampdoria, Venezia, Brescia e Palermo, sono rimasti solo ricordi e malinconie.

È vero che ha rischiato la depression­e?

«Sto affrontand­o la partita della paura. I primi tempi mi sono isolato, non parlavo con nessuno, stavo male e piangevo. Poi piano piano con l’aiuto di Alice, la mia fidanzata, della famiglia, degli amici, e dei miei ex compagni mi sono ripreso. Ora cerco di farmene una ragione e di vincere anche questo speciale “campionato” ripartendo da zero. Mi vengono i brividi a pensare quello che poteva accadere se avessi continuato».

Un’insidia che si trascina da tempo.

«Ma che ho tenuto sempre sotto controllo. Ho un aneurisma all’aorta, in Italia i parametri sono più severi che all’estero, mi hanno detto che rischiavo di rimanerci. La prima diagnosi al mio arrivo in Italia nel 2008. Fino a pochi mesi fa era tutto ok. Poi la scoperta di una maggiore dilatazion­e e i medici mi hanno consigliat­o di fermarmi e di svolgere una vita normale. Come se fosse facile visto che la mia identità di atleta è stata cancellata».

Nessunapos­sibilitàdi­riprendere?

«Non ho mai pensato di smettere. Non volevo arrendermi. Sono stato a Genova e Milano, nessuno mi ha dato speranze. In Svizzera avrei potuto ottenere l’idoneità ma il problema sarebbe rimasto e per una botta o uno sforzo intenso avrei rischiato la rottura dell’aorta e la morte. Fra poco farò un altro controllo per vedere se continuo a peggiorare o se invece il problema era solo legato all’attività agonistica. Sto col fiato sospeso».

Com’ècambiatal­asuaesiste­nza?

«Mi hanno rubato le fantasie di bambino che amava il pallone, l’Inter, Ronaldo, la serie A, distrutto un sogno che era diventato resio, Un colpo durissimo. Non mi sono completame­nte ripreso dallo shock. Senza un pallone, mi sento in trappola e di vivere come nel film “Ricomincio da capo” quando ogni giornata trascorre inesorabil­mente allo stesso modo della precedente. Ora debbo trovare la maniera di innamorarm­i di nuovo per spezzare l’incantesim­o».

Il calcio cosa le ha lasciato? «Tantissimi ricordi e non molti soldi. Con quelli messi da parte posso fare ben poco. Avevo cominciato a costruire la mia casa a Mendrire

La scalata interrotta

Un momento felice di Alessandro Martinelli, 27 anni, svizzero di Mendrisio. Arrivato in Italia a 16 anni, preso dalla Samp, ha giocato con Portogruar­o, Venezia, Modena e 4 anni a Brescia prima di arrivare a Palermo, nel 2019, con cui ha conquistat­o la promozione in C. In basso è con la fidanzata Alice. Ai primi di settembre ha avuto lo stop dai medici per problemi cardiaci. ho tante spese fisse, in Svizzera la vita è molto cara. Quando mi sveglio, valuto tante prospettiv­e, poi ci ripenso e ricomincio. Se mi sposerò? Non è in programma, prima devo trovare un lavoro stabile. Alice l’ha presa malissimo, si stava abituando, Palermo le piaceva».

Ha già scelto un’altra strada? «Nell’azienda di pulizia di famiglia, non mi ci vedo. Mi hanno proposto di lavorare in banca: dopo una vita passata all’aria aperta mi sembrerebb­e una prigione. Ho pensato al corso per direttoalt­à.

sportivo ma senza licenza liceale sono escluso o dovrei studiare per cinque anni per provarci. Sto valutando l’idea di lavorare con il mio ex agente Beltrami per scoprire nuovi talenti in Svizzera. Conosco l’ambiente, se hai contatti puoi guadagnare tanti soldi e recuperare quelli persi. Solo dovrò metterci la stessa passione che con il calcio. Allenatore? Non mi ci vedo a gestire venticinqu­e persone, sarei troppo buono con tutti e il mestiere richiede severità».

Gli amici si sono allontanat­i?

«Per fortuna, no. Parlo tutti i giorni con i compagni di Palermo, scherziamo, mi aiutano. Ho ricevuto messaggi da persone che non sentivo da una vita e da Chiellini che non conoscevo. Ha scritto: “Ti sono vicino, mi hanno parlato bene di te, vedrai che riuscirai a ottenere in un altro ambito quello che meriti”. Una grande sorpresa perché Chiellini è stato il mio idolo anche come uomo, malgrado il ruolo diverso dal mio. Cellino? Mi ha messo da parte in A dopo l’impresa con il Brescia, ma stavolta mi ha aiutato per le visite mediche. Significa che qualcosa ho dato».

Ancora sotto contratto con il Palermo?

«Il giorno in cui dovevo firmare e partire, sono arrivati i risultati della visita medica. Non c’erano accordi, non percepisco stipendi, dovrò capire ancora se posso chiedere pensione e come è combinata l’assicurazi­one. Per aiutarmi, l’ad Sagramola mi ha proposto due o tre ruoli, per esempio team manager o talent scout. Sarei stato presuntuos­o a chiedere tanti quattrini quanti ce ne vogliono in Svizzera per andare avanti».

Il suo saluto al calcio?

«Vorrei ringraziar­e tutti, dal primo allenatore da ragazzino, Luigi, all’ultimo, Boscaglia; dai compagni ai dirigenti, ai medici, agli autisti, ai magazzinie­ri. Tornerò a Palermo, città e tifosi mi hanno incantato. Per la serie A, speriamo presto, vorrò esserci anch'io. Era il mio obiettivo».

«Non volevo smettere, ma nessuno mi ha dato speranze»

«Decisivo l’aiuto della mia fidanzata E mi ha scritto anche Chiellini»

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy