Quei 104 casi di contagio che pesano sulla classifica
Lo stop a Ronaldo e Ibra, i 6 gol incassati da un Genoa decimato Il danno è doppio: gare saltate e condizione fisica compromessa
Stringi i denti, fai il tampone e vai. Il calcio ai tempi del Covid non ha alternative, se non quella di resistere alle ondate della pandemia. Il calcio che sta per affrontare il suo inverno più lungo. Ormai siamo tutti virologi, ma non ci vuole certo uno di costoro, che ci confondono ogni giorno l’esistenza con i loro pareri discordanti dalle colonne dei giornali o dagli schermi tv, per comprendere che l’influenza colpisce di più se la stagione è questa.
Il calcio ai tempi del Covid non ha alternative: tamponi a raffica e si gioca È la variabile impazzita che condiziona le scelte di formazione dei tecnici e anche la classifica Non tutti pagheranno lo stesso prezzo. Ma tutti devono rispettare un patto
Stringi i denti, fai il tampone e vai. Il calcio ai tempi del Covid non ha alternative, se non quella di resistere alle ondate della pandemia. Il calcio che sta per affrontare il suo inverno più lungo. Ormai siamo tutti virologi, ma non ci vuole certo uno di costoro, che ci confondono ogni giorno l’esistenza con i loro pareri discordanti dalle colonne dei giornali o dagli schermi tv, per comprendere che l’influenza e tutti gli altri “malanni di stagione”, colpiscono di più se la stagione è questa, se la stagione è quella fredda. Il virus è come una zanzara, solo al contrario, campa meglio d’inverno. Ora che ci siamo, non è possibile tornare indietro. O si ferma tutto o si va avanti. C’è chi pagherà di più o chi meno, ci sono partite che sono già state condizionate e altre che lo saranno. Il calcio ai tempi del Covid
attraversa difficoltà, mancanze, problemi, ma deve andare avanti, senza che nessuno si attacchi al virus, perché se si ferma è perduto. E già così i problemi non mancano.
LA RUOTA.
Si tratta del concetto alla base della ripresa che, finora, ha retto il gioco: la ruota gira. Parliamo dell’antico concetto “oggi a te, domani a me”. E se a me un po’ meno, tu non te la prendere. L’accordo non scritto tra i club per ora regge, a parte qualche tentativo per ora periferico di piegarlo ad interessi particolari. Nessuno ha alimentato alibi, neppure il Genoa con i sui 18 contagiati, record assoluto, sui 104 giocatori di serie A che hanno contratto il virus da inizio pandemia. A cui vanno aggiunti i casi della Lazio, mai specificati, e i 2 falsi positivi Hakimi e Mancini. Perché, ahinoi, anche le analisi possono essere fatte male o essere incerte. Come avviene per la vita reale, anche la casistica dei positivi nel calcio viene puntualmente ricalcolata. Ogni giorno c’è qualche nome nuovo (l’ultimo Kumbulla), qualche squadra ha un nuovo contagiato. Senza contare i positivi che occupano altri ruoli nel club. Le occasioni sociali, le più pericolose, sono praticamente sparite, ma chi pensa che il virus si prenda solo dal Billionaire, è un illuso.
I CONDIZIONAMENTI.
Non c’è dubbio che, oltre all’infortunio classico, il virus abbia influito sulle rose delle squadre e sull’andamento delle partite. Nei giocatori del Genoa che hanno preso sei gol a Napoli, il Covid stava già scavando, non solo come malattia fisica, ma anche come pressione psicologica. La paura è una malattia. E poi ci sono gli allenamenti perduti e la ripresa che è essere diversa da persona a persona. Cristiano Ronaldo per il virus ha mancato la sfida con il suo nemico amatissimo Leo Messi e il Barcellona, è indubbio, ne ha tratto giovamento. C’è stato anche il derby del Covid, Inter-Milan 6-2, ma questo non è un risultato favorevole, anzi, bisogna ribaltarlo perché ad aver perso è l’Inter (anche la partita, tra l’altro). Poi ci sono stati i casi di Juventus-Napoli, una non giocata con tutto quello che ne è seguito, e Lazio-Juventus con che hanno portato il calcio fuori dal suo fortilizio, tra protocolli violati, Asl sul sentiero di guerra, tamponi che vanno e vengono, Tar che incombono. La squadra di Inzaghi, contro Madama, ha dovuto fare a meno di Strakosha, Leiva e Immobile. Mica poco.
L’ASSEDIO.
Senza entrare nel merito, le vicende di Napoli e Lazio, diverse ma pur sempre legate alla convivenza con il virus, sono significative perché hanno aper
Da Juventus-Napoli al caso della Lazio: una doppia breccia nel protocollo
to una breccia nelle barricate che il calcio ha tentato di mettere tra se stesso e la realtà. Come dicevamo all’inizio, è stato stabilito un protocollo, sono state redatte delle regole di ingaggio per poter reggere all’urto della pandemia. Alcune sono regole in divenire. Dopo la crisi del Genoa è stata sistemata quella dei giocatori senza i quali (dieci) si rimanda la partita. All’inizio del nuovo anno sociale sono stati ammessi mille spettatori egli stadi. Dovevano aumentare e invece non ci sono più. Ci si aggiorna, cercando di evitare lo sconfinamento nella cronaca. Non si tratta di far finta di niente, ma di aderire correttamente alle regole e di vigilare. In questo frangente, l’attenzione dovrebbe essere maggiore, perché non si può correre il rischio di fermare quello che così faticosamente è stato rimesso in movimento. Le conseguenze sarebbero devastanti.