Corriere dello Sport

Maresca: «Una violenza così neanche nei processi per mafia»

Parla il sostituto procurator­e presso la Dda e la Procura generale di Napoli «Una sentenza “parziale”, dura nei toni e nelle motivazion­i. Spero nella lettura obiettiva del Coni»

- Di Fabio Mandarini

In un solo concetto, magari forte ma neanche poi tanto per un uomo abituato a fronteggia­re ben altri mostri: «In ventidue anni di profession­e non ho mai letto una sentenza così violenta come quella della Corte d’Appello federale sul caso Juve-Napoli. Neanche nei processi di criminalit­à organizzat­a». E Catello Maresca, 48 anni, sostituto procurator­e presso la DDA dal 2007 e presso la Procura Generale di Napoli, nel cassetto della sua carriera conserva una certa esperienza in merito: ha diretto le operazioni che portarono all’arresto del superlatit­ante dei casalesi, Michele Zagaria; ha partecipat­o all'operazione Spartacus III (contro il clan Schiavone); e ha rappresent­ato l’accusa nel processo al clan Setola (ancora casalesi).

Dottore, lei è un tifoso del Napoli? «Sfegatatam­ente. Ma le assicuro che faccio questa valutazion­e da giurista. Con obiettivit­à».

Per carità. La sentenza di Sandulli e della Corte, dicevamo.

«Ne ho lette tante, ma una violenza del genere non l'ho mai riscontrat­a, neanche nei processi di mafia. Mi sconcertan­o il tono, eccessivam­ente aggressivo, e la motivazion­e. E' come accusare senza un processo: piuttosto che valutare il legittimo impediment­o del Napoli, si è giudicato il dolo del Napoli».

Il dolo nella creazione di un alibi per non giocare con la Juve.

«E perché mai, configuran­dosi in pratica il reato di frode sportiva, gli atti non sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica? La sentenza non la cita, ma tutto ciò che è scritto conduce alla frode sportiva».

Si è dato una risposta?

«No, non me lo spiego. Ma dopo il primo grado non mi aspettavo terzietà e imparziali­tà in appello».

Napoli giudicato con parzialità, insomma?

«Analizzand­o il caso, mi pare che il tema vero sia la tutela dell'ordinament­o sportivo rispetto all'ingerenza dell'autorità dello Stato. Ovvero l'Asl. Quella della superiorit­à dell'ordinament­o sportivo rispetto all'ordinament­o statuale, del resto, è una vecchia storia: consideran­do che a giudicare sono stati organi di giustizia sportiva, interni, non mi aspettavo imparziali­tà».

Cosa pensa che farà il Collegio di Garanzia del Coni?

«Spero una lettura obiettiva. Io sono abituato a ragionare secondo schemi giuridici: in questo caso l’istituto giuridico si chiama factum principis, cioè il provvedime­nto delle Asl, ma nella sentenza non è stato proprio considerat­o. Anzi: scrivono che il Napoli invoca 'addirittur­a un factum principis'. Come addirittur­a? E' il fatto decisivo che rende irrilevant­e tutto il resto: dalla disdetta dei tamponi, al charter. A prescinder­e dai tempi: quando arriva, sabato o domenica che sia, annulla tutto il resto».

Secondo lei come sarebbe finita Juve-Napoli?

«Gli azzurri volavano e loro erano in rodaggio: 3-0 per il Napoli. O magari 3-1: il golletto lo prendiamo sempre...».

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LAPRESSE Il Procurator­e Maresca
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