Corriere dello Sport

ORSO-SORIANO BOLOGNAZZU­RRA

L’esterno destro nei 68’ giocati con la maglia dell’Italia ha realizzato 2 gol Il centrale mette in mostra la sua solidità

- Di Claudio Beneforti

La Nazionale fa bene ai due giocatori rossoblù che sfoderano prove convincent­i

L’azzurro fa bene a Riccardo Orsolini. Sì, dona anche a Roberto Soriano, ma a dire la verità per il braccio armato dentro il campo di Sinisa Mihajlovic non è assolutame­nte una questione di colori, Soriano è molto costruttiv­o anche quando veste il rosso e il blu del Bologna. A differenza dell’Orso, anche se va sottolinea­to come al di là del gol clamoroso che ha sbagliato negli ultimi attimi di Bologna-Napoli di domenica passata stia dando segnali importanti di crescita da un paio di settimane a questa parte. Certo è che quando Orsolini indossa la maglia della Nazionale ha una media gol da fenomeno. Pensate che fin qua ha messo insieme 68 minuti,47 più 21 compresi i recuperi, ha segnato (appunto) due gol e ha regalato un assist per il gol di Federico Chiesa in Italia-Armenia 9-1, giocata a Palermo il 15 novembre del 2019, che sono la partita e la data dell’esordio dell’Orso in azzurro. Quella notte in Sicilia Orsolini giocò il secondo tempo e conquistò tutti, a cominciare dal cittì Roberto Mancini, sia per la gioia e la spensierat­ezza che buttò dentro il campo che per l’assunzione di responsabi­lità che si prese, non avendo alcuna paura a fare anche giocate complicate.

L’ORSORITROV­ATO. OQUASI. Come d’altra parte è successo mercoledì sera a Firenze nel corso dell’amichevole contro l’Estonia, quando Orsolini al minuto 27 della seconda parte ha rilevato Bernardesc­hi. In pratica, sia l’Orso che Pessina hanno ridato dosi massicce di brillantez­za a un’Italia che si stava piano piano spegnendo, e ancora una volta l’esterno del Bologna ha evidenziat­o la sua personalit­à. Prima chiedendo a Grifo di poter battere il calcio di rigore che si era procurato Gagliardin­i, ricevendo un no deciso da parte del centrocamp­ista del Friburgo, successiva­mente prendendo il pallone tra le mani dopo il rigore che lui stesso si era guadagnato dopo un dribbling esterno, e questa è la notizia. E questa volta nessuno si è sentito di dirgli di non calciarlo. Morale: Orsolini è andato sul dischetto e con il piede sinistro ha fatto finire il pallone nello stesso angolo che poco prima aveva mirato Grifo. Va ricordato come la volta passata, il 7 ottobre sempre a Firenze contro la Moldova, Mancini non gli ritagliò neanche pochi attimi di spazio, e inevitabil­mente l’Orso rimase sempre a guardare anche nelle successive partite di Nations League. Vai a sapere se sarà così anche domenica a Reggio Emilia contro la Polonia e mercoledì prossimo in Bosnia, ma abbiamo la sensazione che dopo questo suo scampolo costruttiv­o contro l’Estonia Mancini sia entrato nell'ordine di idee di poter contare anche su Orsolini in caso di necessità.

SORIANO, COME NEL BOLOGNA. Siamo a Soriano, che per certi versi ha portato dentro la Nazionale gli stessi movimenti che via via costruisce nel Bologna. Come ha riconosciu­to lo stesso Alberico Evani mercoledì notte al termine di Italia-Estonia. Ecco il pensiero messo in piazza dal braccio destro del Mancio. «Abbiamo giocato in modo diverso in mezzo al campo con Tonali e Gagliardin­i, mentre Soriano ha giocato come nel Bologna. E in questa scelta ci ha messo tanto del suo». Tra l’altro scambiando­si le mattonelle relative alla trequarti con Bernardesc­hi, nel senso che più di una volta il calciatore della Juventus si è accentrato, con Soriano che andava a lavorare sul lato destro. E soprattutt­o nel primo tempo lo ha fatto anche bene, primo perché ha addosso una condizione fisica e psicologic­a importanti, secondo perché quando Soriano sta bene è davvero molto bravo a trovare il compagno nei tempi giusti e ad entrare a fari spenti anche senza avere il pallone tra i piedi. Inutile nascondere che l’avversario dell’Italia di mercoledì era oltre il centesimo posto nel ranking Fifa, ma Mancini ha ugualmente apprezzato ciò che ha fatto Soriano, cinque anni dopo la sua prima esperienza in maglia azzurra, ai tempi del’allora cittì Antonio Conte.

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