«Emergenza scomparsi guai a spegnere le luci»
Il Commissario straordinario Silvana Riccio racconta: «Un mondo di sospensione e sofferenza. Oltre al nostro lavoro serve sensibilizzazione: complimenti alla Roma»
Scomparsi. Un universo di dolore che ti scava, un’emergenza sempre, anche se il numero dei ritrovati statisticamente nel tempo cresce. Attorno a questo universo si muove dal 2007 il lavoro di un Ufficio che nel 2012 è stato poi strutturato come Commissario Straordinario per le Persone Scomparse: «Una legge emanata grazie alla sensibilità del Presidente della Repubblica e del Governo - racconta il prefetto Silvana Riccio, che dallo scorso mese di marzo è a capo dell’ufficio - Siamo una struttura della Presidenza del Consiglio ubicata al Viminale, con personale della Polizia di Stato e dell’Amministrazione civile dell’Interno».
Prefetto, ci dà la cornice operativa del suo Ufficio? «Coordiniamo enti e istituzioni sul fenomeno scomparsi avendo anche rapporti con le associazioni che si riferiscono ai loro familiari. Ci tengo a sottolineare un aspetto: lo scomparso lascia una situazione di sospensione, perché non matura la condizione di distacco pieno, definitivo, e questo alimenta un dolore profondo che solo una situazione non definita può dare. Servono attenzione e sensibilizzazione costanti».
Qualche dato nazionale che fotografi il fenomeno?
«Siamo legati al sistema delle denunce per fare statistica sugli scomparsi: la Banca Dati Interforze ci dice che dal 2007, anno dal quale opera l’Ufficio, a fronte di 177.000 scomparsi abbiamo 128.000 ritrovati, quindi la forbice si restringe ancora. Ma non può sfuggirci un aspetto di una rilevanza sociale cruciale: l’incidenza maggiore arriva dai minori stranieri non accompagnati, una fascia media rilevante tra i 15 e i 17 anni, che copre mediamente la metà del numero globale. Poi ci sono gli anziani».
Quanto sono importanti il coordinamento sul territorio e la sensibilizzazione sul tema? «Fondamentali: lavoriamo di concerto con le Prefetture, formando anche i loro operatori sul territorio, c’è una consulta per le associazioni delle famiglie che opera, abbiamo un registro dei cadaveri non identificati sempre aggiornato: e questo aspetto riguarda il diritto all’identità, uno dei grandi valori umani e sociali di questo nostro Paese. Agiamo su un terreno fatto di dolori, fragilità, tensioni, di sfumature psicologiche pesanti. E poi c’è l’opera di sensibilizzazione preziosa dei media, penso a trasmissioni televisive storiche. Come conta la collaborazione dei cittadini. La scomparsa non si risolve nel chiuso delle stanze».
Sensibilizzazione e... sport. La Roma lega da un anno e mezzo la presentazione dei nuovi acquisti sui social a “volti” di minori scomparsi: ne sono stati ritrovati alcuni, così. Lo sport, con la sua cassa di risonanza, può svolgere un ruolo utile?
«Sicuramente sì. Il calcio e i suoi campioni hanno un valore simbolico di impatto che può rivelarsi utilissimo. Spero anzi di poter avviare con la società giallorossa, che fa un’opera meritoria, una collaborazione istituzionale e che possa essere l’inizio di un percorso come già facciamo in maniera più strutturata naturalmente, con Telefono Azzurro, Missing Children. Credetemi, numeri a parte, mai abbassare la guardia e l’attenzione dagli scomparsi».