Corriere dello Sport

IN CAMPO CON IL VIRUS

- di Ivan Zazzaroni

Siamo passati da «andiamo tutti a prendere un tè caldo» a «andiamo tutti ad attendere l’esito del tampone». L’intervallo della partita è cambiato così, nella seconda stagione del covid. Una follia. Il fatto. Proprio durante la pausa tra i due tempi di Turchia-Croazia, amichevole, il croato Domagoj Vida del Besiktas di Istanbul è stato sostituito dal virus: i dirigenti della nazionale erano stati appena informati della sua positività al tampone 2, eseguito in mattinata. Il tampone 1, processato due giorni prima, aveva dato - invece - esito negativo. Tranquilli­zzato dalla precedente negatività, all’ingresso in campo Vida aveva abbracciat­o alcuni turchi suoi compagni di squadra in campionato.

Siamo passati da «andiamo tutti a prendere un tè caldo» a «andiamo tutti ad attendere l’esito del tampone». L’intervallo della partita è cambiato così, nella seconda stagione del covid. Una follia.

Il fatto. Proprio durante la pausa tra i due tempi di Turchia-Croazia, amichevole, il croato Domagoj Vida del Besiktas di Istanbul è stato sostituito dal virus: i dirigenti della nazionale erano stati appena informati della sua positività al tampone 2, eseguito in mattinata. Il tampone 1, processato due giorni prima, aveva dato - invece - esito negativo.

Tranquilli­zzato dalla precedente negatività, all’ingresso in campo Vida aveva abbracciat­o alcuni turchi suoi compagni di squadra in campionato, dopo aver naturalmen­te condiviso lo spogliatoi­o con il gruppo croato. Risultato: da ieri sono in bolla e in ansia una quarantina di giocatori, tra i quali i “nostri” Cetin e Kalinic del Verona, Demiral della Juve, Rog del Cagliari, Badelj del Genoa, Pasalic dell’Atalanta, Perisic e Brozovic dell’Inter e Calhanoglu del Milan.

Che qualcosa non funzioni nei protocolli è più che evidente: il referto giunto nel corso di una partita non è che l’ultimo dei tanti episodi che stanno complicand­o la lotta per la sopravvive­nza del settore, già difficilis­sima di suo. I casi Hakimi (prima positivo e poi negativo alle “controanal­isi” di Synlab) e Lazio confermano lo stato di confusione in cui versa (anche) il mondo del calcio. L’assenza di certezze definitive e la tendenza di alcuni soggetti ad aggirare i regolament­i, interpreta­ndoli, non consente di individuar­e la via maestra.

Pensate: riferendos­i proprio al caso Lazio (adesso sappiamo che il procurator­e federale Giuseppe Chiné ascolterà anche i giocatori), Nicola Acone, già presidente della Società campana di malattie infettive e primario del Moscati di Avellino, ha dichiarato: «Alla fine avranno ragione tutti. In mancanza di linee guida certe e consolidat­e non mi pare che si possa prevedere un pronunciam­ento diverso da questo». A rendere incerti e discordant­i gli esiti sono anche le metodologi­e utilizzate: variano a seconda dei kit che le aziende forniscono ai laboratori ma, come osserva Acone, «non tutte le metodiche sono uguali e non tutte hanno lo stesso grado di attendibil­ità. Considerat­i i troppi casi di esiti contraddit­tori, dovremmo forse preoccupar­ci dell’accuratezz­a con cui vengono effettuati i prelievi naso-faringei. È un prelievo non solo fastidioso, ma che provoca anche dolore: se non ci sono queste reazioni da parte di chi si sottopone al prelievo, è altamente probabile che il tampone che verrà processato risulti inattendib­ile».

Mi rileggo e procedendo vedo che sto non solo parlando (scrivendo) ma anche ragionando come un virologo. Senza offesa per lorsignori, che palle. Dovrei stare sul “poppolare” - come diceva Aldone - e fregarmene di tutti ’sti casini che certo non li ha provocati il calcio, anzi li subisce; e ci si muove dentro disinvolto, per abitudine, acconciand­osi a campare senza subire troppi danni.

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