Corriere dello Sport

L’importanza di essere Federico

- di Roberto Perrone

La buona novella la narra Federico Chiesa. Nella Juventus che strapazza la Dinamo Kiev, leggiamo tra le righe (e tra le linee) la prima vera partita alla Chiesa da quando il giovane rampante è arrivato a Torino. Un gol (di testa, addirittur­a), un assist (a Morata), alcuni significat­ivi recuperi difensivi, insomma la completezz­a che ci si aspetta da lui.

La buona novella la narra Federico Chiesa. Nella Juventus che strapazza la Dinamo Kiev, leggiamo tra le righe (e tra le linee) la prima vera partita alla Chiesa da quando il giovane rampante è arrivato a Torino. Un gol (di testa, addirittur­a), un assist (Morata, dopo aver propriziat­o il 2-0 di Ronaldo), alcuni significat­ivi recuperi difensivi, insomma la completezz­a che ci si aspetta da lui. Oltre Chiesa, un successo confortant­e per il risultato rotondo (che difficilme­nte servirà per sovvertire la classifica del girone, però), per la pronta ripresa di un discorso vincente dopo gli ozi di Benevento, perché Morata si conferma caldissimo, sesta rete in cinque match di Champions, record battuto e, finite, per Ronaldo 750.

Ma è giusto restare su Chiesa perché sono i gol e le prestazion­i di giocatori come lui a essere mancati alla Juventus in questo avvio di stagione. La dipendenza dalla premiata ditta Ronaldo & Morata, quest’ultimo al di là delle più entusiasti­che previsioni, condiziona la Juventus, la rende infruttuos­a se non ci sono i nuovi gemelli del gol a spingerla oltre l’ostacolo. La leggerezza offensiva, al di fuori della coppia prepotente di attaccanti che si è creata quest’anno, è un aspetto delle difficoltà della Juventus che, infatti, chiamiamol­a “personalit­à” alla Pirlo, è mancata più di una partita proprio nella capacità di mettere in sicurezza il risultato. Servono, a Pirlo, le reti di Chiesa e quelle degli altri, serve la partecipaz­ione collettiva.

L’altra mancanza, chiamiamol­a continuità. La Juventus non è riuscita a trovarla, forse perché non ha ancora raggiunto una solidità tattica, un equilibrio che le permetta di mettere in fila una serie di vittorie. Anche contro la Dinamo, malgrado la differenza tecnica, alla fine del primo tempo Madama ha rischiato di subire il pareggio, come le è successo in altre occasioni. Malgrado il numero di partite sia ormai considerev­ole, non si comprende ancora quale possa essere il percorso di questa squadra, di cui non è certo in discussion­e la superiorit­à tecnica rispetto a tutte le sfidanti (in Italia sicurament­e). Insomma, finora la Juventus non ha ancora chiarito le sue reali intenzioni. Finora è andata avanti a scatti. Per questo la gara di Chiesa potrebbe essere un viatico. Il ragazzo prodigio ha dato un segnale. Non ci può essere solo una parte della squadra a trainare, non ci può essere qualcuno che tira e qualcuno che va a rimorchio. Le grandi stagioni esigono la trazione integrale.

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