Corriere dello Sport

La diversità di Romelu

- di Alberto Polverosi

Il protagonis­ta è stato Hakimi con la sua prima doppietta italiana, ma anche in questa partita la differenza per l’Inter nel gioco è stata fissata da Romelu Lukaku. Non c’è modo di marcarlo e quanto a moduli ce n’è uno solo, e chissà se basta: perdere un uomo (dotato di muscoli e centimetri) in attacco, a centrocamp­o o in difesa e metterlo addosso al belga insieme al suo naturale marcatore.

Il protagonis­ta è stato Hakimi con la sua prima doppietta italiana, ma anche in questa partita la differenza per l’Inter nel gioco è stata fissata da Romelu Lukaku. Non c’è modo di marcarlo e quanto a moduli ce n’è uno solo, e chissà se basta: perdere un uomo (dotato di muscoli e centimetri) in attacco, a centrocamp­o o in difesa e metterlo addosso al belga insieme al suo naturale marcatore. Due contro Lukaku, solo così, forse, si può fermare. Ovviamente è un paradosso, serve solo per far capire che oggi questo gigante è inarrestab­ile. Ha segnato finora 17 gol, 5 col Belgio, gli altri con l’Inter, ne ha fatti 37 in nerazzurro nel 2020. La rete con cui ha dato inizio alla quarta vittoria consecutiv­a in gare ufficiali dell’Inter è stato l’esempio del suo strapotere fisico: nel corpo a corpo con Tomiyasu, è stato il difensore a finire per terra. Oggi Romelu incide nell’Inter più di quanto faccia Ronaldo nella Juve. Non si parla di valori assoluti, ma di peso specifico all’interno del collettivo. Lukaku non aspetta il gioco, lo favorisce, lo sostiene, lo rifinisce e lo conclude. Gioca per la squadra, lavora con la squadra e poi dà concretezz­a alla manovra della squadra. E’ sempre nel punto ideale per aiutare l’Inter. Questa non è stata la sua migliore prestazion­e, ha sbagliato anche un gol che non avrebbe dovuto sbagliare, ma la sua presenza, con le sponde, gli assist, la forza e il fisico, ha dato anche stavolta un contributo determinan­te. Lukaku gioca in una squadra che esalta il suo lavoro, una squadra che in questo periodo ha trovato la sua prima caratteris­tica: segna tantissimo. Dal 22 novembre a ieri l’Inter ha giocato 4 partite ufficiali e realizzato 13 gol, ha il miglior attacco del campionato (26 reti) e soprattutt­o dà la sensazione di trovare con facilità la via del gol. E’ un’Inter sempre più sicura e convincent­e.

Non era semplice per il Bologna arginare questa valanga. Difesa a 3, a 4, a 5, a 6, tutto inutile. Ci vuole ben altro per reggere l’urto. Ma sulla squadra di Sinisa non cambia il discorso: per alzare l’obiettivo occorrono altri interpreti. Ora si può ragionare solo coniugando i verbi al tempo futuro. Sarà, diventerà, crescerà. Con Barrow, Tomiyasu, Schouten, Svanberg, Hickey, Barrow, tutti titolari ieri sera, con i primi cambi Dominguez, Vignato (a segno) e Khailoti (al debutto in A) e infine con Rabbi e Vergani (anche loro all’esordio), si va dal ‘97 al 2002. In totale 11 ragazzi e ragazzini: per reggere San Siro, anche se deserto, serve qualcos’altro, quanto meno qualche anno in più.

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