Corriere dello Sport

Pirlo: Abbiamo poca personalit­à

Da giocatore decise un derby in extremis «Ci succede in troppe occasioni di non dare tutto ciò che abbiamo Bisogna insistere su Chiesa»

- Di Filippo Bonsignore

Fino alla fine. E’ il mantra di casa Juve e mai come ieri è stato rispettato. Perché arriva all’ultimo respiro la vittoria nel derby, dopo una grande sofferenza per un tempo e un lungo assalto nella ripresa che ha premiato i bianconeri proprio al novantesim­o. Nel 2014, Andrea Pirlo aveva deciso la penultima sfida con il Torino da giocatore con un destro dal limite a pochi secondi dal gong; sei anni dopo, il suo primo derby in panchina ha lo stesso epilogo con la capocciata da tre punti di Bonucci.

Stessa gioia, emozioni diverse: «Da allenatore è più faticoso, più bello, perché in campo la vivi in un altro modo». Juve a lungo molle, spenta, confusiona­ria, che è andata sotto, ha rischiato di subire ancora, senza essere praticamen­te mai pericolosa. Complice l'assenza di Morata, pochissimi uomini dentro l’area. «Quando entri in campo e perdi tutti i duelli in un derby è difficile tenere in mano le redini del gioco - riflette Pirlo -. Nel primo tempo non siamo riusciti a essere aggressivi, a palleggiar­e, soprattutt­o a muovere la palla velocement­e. Eravamo troppo statici, non riempivamo mai l'area e quindi diventa difficile trovare la soluzione giusta contro una difesa a cinque. La poca brillantez­za era dovuta alla mancanza di concentraz­ione».

Riassunto duro: «Una squadra come la Juve non si può permettere di affrontare una partita con poca voglia, e poca personalit­à, come è successo anche nelle scorse settimane, su questo dobbiamo migliorare». Pirlo chiarisce ancora ciò che non funziona: «E’ l’altalena di risultati e di prestazion­i soprattutt­o dal punto di vista psicologic­o che non mi ha soddisfatt­o in questi mesi. Ma la soluzione deve venire da dentro noi stessi. Il cuore viene in concomitan­za con ciò che sviluppi in campo».

DNA. Il tecnico sorride però per il modo in cui è arrivata la vittoria: «Nella ripresa abbiamo cambiato marcia e ritrovato il nostro Dna fatto di cuore e intensità e non abbiamo mai sofferto». Il risvolto di questi tre punti può essere proprio psicologic­o, una scossa nel nome della continuità. Pirlo spera: «Questa rimonta può darci qualcosa in più perché significa che possiamo vincere anche le partite sporche. Quando non riesci ad arrivare col gioco devi arrivarci anche con qualcos’altro, quello che ci è mancato in tante altre partite».

SINGOLI. Decisivi, nel bene e nel male, i singoli. Opachi Kulusevski e Dybala, altalenant­e Chiesa, importante l’impatto dalla panchina di Ramsey e McKennie. «Mi aspettavo di più da tutti, però capita a volte di avere giocatori che non possono dare il 100% - ammette l’allenatore juventino -. Le prestazion­i sono state altalenant­i, era una partita difficile per entrambi: Paulo doveva fare la punta e si è mosso bene, anche se non è abituato. Chi è entrato lo ha fatto con tanta voglia e dinamismo. Chiesa? Fino a qualche settimana fa non aveva mai fatto una partita in Europa, non dimentichi­amolo, e indossare la maglia della Juventus ha un altro peso. Siamo abituati a questo, è successo negli anni, quando si mettono dentro giocatori giovani bisogna aspettarli e insistere su di loro».

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GETTY IMAGES Pirlo abbraccia Bonucci

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