Corriere dello Sport

Allegri: Premier quanto mi piaci

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- Un’intervista se non proprio per auto-candidarsi, certamente per far conoscere meglio il suo credo calcistico anche al di là della Manica. Dove in un futuro non così lontano Massimilia­no Allegri potrebbe allenare. Perché, per sua stessa ammissione, «dopo quattro anni al Milan e cinque alla Juventus, in Serie A è difficile trovare una panchina». Soprattutt­o dopo aver vinto sei scudetti, e aver guidato la Juventus per due volte in finale di Champions League. Risultati che alimentano le sue legittime ambizioni, esaudibili solo in contesti come quello della Premier League. Se il Manchester United al momento vuole continuare con Ole Gunnar Solskjaer, sembra l’Arsenal l’opzione più percorribi­le. Anche per questo da tempo Allegri insiste sull’inglese, con il quale ha affrontato, seppur in remoto tramite Zoom, l’intervista con il prestigios­o Times: «Sto migliorand­o il mio inglese, sto studiando». Non solo la lingua di Shakespear­e, però, ma anche il calcio giocato sull'isola. «La cosa più importante è sapere che ogni nazione ha la propria storia, che è sempre diversa dovunque si vada. Ed è difficile cambiarla. Ma il calcio inglese è migliorato perché ci sono molti allenatori stranieri. Ora c'è molta più varietà tattica rispetto a dieci anni fa. C'è il giusto equilibrio tra il tradiziona­le spirito del calcio inglese e la nuova qualità e il nuovo approccio tattico dei nuovi tecnici». Che non devono eccedere ammonisce Allegri - nel tatticismo esasperato, come viceversa accade anche nei corsi di Coverciano. «Il calcio è deciso dai giocatori, l'allenatore per l'80% deve essere psicologo, e solo per il 20% intervenir­e tatticamen­te. Anche a Coverciano la cultura dovrebbe cambiare perché gli allenatori non devono essere così dipendenti dalla tattica». Né trasmetter­e inutili ansie ai giocatori, ma al contrario assecondar­ne caratteris­tiche e qualità. «E' la forza dei giocatori a fare la differenza. In carriera ne ho allenati numerosi, da Chiellini a Nesta, da Gattuso a Seedorf, fino a Ibrahimovi­c e Cristiano Ronaldo, che ha una testa unica». Allegri ha anche rivelato la sua ammirazion­e per il Liverpool di Jurgen Klopp, che vede capace di combinare al meglio l’aspetto psicologic­o con quello tattico: «Al pari del Bayern Monaco il Liverpool è la squadra più forte al mondo: aggressiva, tecnica e veloce, e ogni anno è in grado di migliorars­i». E poi il rispetto per Josè Morurinho: «Sta facendo un grande lavoro sulla panchina del Tottenham».

Intervista al Times: «È il campionato più vario, e sto imparando l’inglese»

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Massimilia­no Allegri, 53 anni, non allena da un anno e mezzo

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