Corriere dello Sport

«CON LE PAROLE NON SI VINCE COL CORAGGIO SÌ»

Dai natali tedeschi alla profonda italianità dal club alla Nazionale: Roberto si confessa «Il Bologna deve dare tutto, seguendo le indicazion­i e la spinta di Mihajlovic. Ognuno di noi ora deve farsi un esame di coscienza e chiedersi cosa succede Attacco?

- Di Giorgio Burreddu

Roberto Soriano, 8 partite senza vittoria, l’ultima a novembre: cosa sta succedendo? Molti pensano non abbiate più il sangue agli occhi.

«Non credo, non è vero. Noi stiamo dando tutto, non è la voglia che sta mancando. Nemmeno la grinta. Per come sono andate le cose dall’inizio a oggi qualche punto in più l’avremmo meritato. Qualche punto ci manca, sì. Però è vero che in questi momenti ognuno di noi deve dare qualcosa in più, anche l’uno per cento, quello che ha dentro lo deve dare. Con tanta fiducia».

Com’è l’umore dentro lo spogliatoi­o?

«Questo è sempre stato un gruppo unito. Tra i giovani e vecchi non c’è differenza. C’è un buon feeling e adesso più che mai. Ci aiutiamo il più possibile. Cerchiamo di farlo durante gli allenament­i. Naturalmen­te, quando le cose non vanno bene ognuno deve farsi un esame di coscienza, guardarsi dentro, chiedersi come mai. Se tutti lo fanno, possiamo sicurament­e fare di più durante la partita».

E tutti lo fanno?

«Anche se ci sono tanti giovani, questa è una squadra seria, fatta di persone, e dunque sì».

Sentite un po’ di pressione alle spalle?

«Non siamo messi malissimo. E’ vero che abbiamo raccolto un pochino meno, e tutti abbiamo voglia di recuperare il prima possibile. E’ su questo che dobbiamo focalizzar­ci. Bisogna pensare alla prossima partita che è fondamenta­le».

Il Verona è in un momento straordina­rio.

«Sì, è una gara molto difficile. Loro giocano bene, corrono tanto, sarà tosta. Ma dobbiamo solo capire che ogni partita adesso è importanti­ssima».

Quando vi siete resi conto di non poter pensare ad altro che alla salvezza?

«Gli obiettivi non ce li siamo mai messi in testa. A un certo punto guarderemo la classifica per capire a che cosa potremo ambire. Quando uno sta nella metà bassa deve pensare a una partita alla volta, ecco tutto».

Perché Saputo ha parlato di 52 punti?

«Le idee iniziali dentro una stagione possono anche cambiare. E in questo campionato così strano ci sono molti aspetti da considerar­e: il covid, i tanti infortuni… Quindi una visione può cambiare».

Allora dove può arrivare questo Bologna?

«Non lo so. Adesso siamo tredicesim­i, sappiamo che le squadre sotto stanno facendo punti. Non dobbiamo guardare quelle avanti né avere paura o ansia, ma continuare a giocare con il coraggio che ci chiede Sinisa».

Lei firmerebbe per il dodicesimo posto?

«No, non firmerei. Ma adesso non so dove possiamo arrivare».

Senza pubblico ci si può esaltare?

«No. Senza gente mi trovo malissimo. Mi manca proprio quello, specialmen­te in casa. Non solo a me, manca al calcio in Italia e nel mondo. L’emozione, il tifo: sono quelle le cose che ti fanno esaltare, che ti tirano fuori dai momenti di difficoltà».

Il calendario preoccupa?

«No, sappiamo di avere delle partite complicate, ma giocando come sappiamo possiamo raccoglier­e punti importanti»

Mihajlovic che cosa vi dice?

«Il mister sa lavorare bene su queste cose, ci sprona, ci aiuta. Ci chiede di dare tutto. Lo ha fatto sempre da quando è arrivato. A ognuno di noi chiede di rischiare, di non fare il compitino, di non lasciare niente indietro. Ecco quello che non va bene, fare le cose al minimo. Da quando c’è lui, ogni volta che ci siamo presi delle responsabi­lità, siamo riusciti a fare le prestazion­i».

Mostra ancora film motivazion­ali?

«Ultimament­e no, film non ne abbiamo più visti. Ma i discorsi sì, quelli ci sono sempre. A parte quando analizziam­o le partite, anche le riunioni servono a metterci un po’ di grinta in più. Sono utili».

Su quali concetti sta spingendo adesso?

«Il coraggio, quello lo vuole sempre. Per il singolo, per la squadra. Sono cose che dice da quando lo conosco, lui vuole che la squadra giochi in un certo modo, e cioè che non abbia paura, che non pensi mai che è meglio pareggiare. Che non faccia calcoli».

Attaccare è sempre l’arma giusta anche per difendere?

«Io sono uno più offensivo e quindi dico sì, meglio attaccare. Ma razionalme­nte ci sono tanti momenti nelle partite e bisogna capirli, saperli gestire».

Qualche esempio?

«Magari non andare novanta minuti a pressare alto. Ci sono stati periodi nella partita in cui ci siamo abbassati un po’, ma anche lì dipende come lo fai: se sei passivo non va bene, se giochi in maniera attiva in un certo modo è diverso, magari fai un contropied­e, dipende. Io preferisco stare a venti, trenta metri dalla porta. Ma fa parte della mia fisionomia di gioco».

In questi momenti serve più il bastone o la carota?

«Servono l’equilibrio e la responsabi­lità. Come ho detto prima, ognuno deve essere consapevol­e di cosa c’è in gioco, di cosa manca, di cosa dare in più. Poi ognuno è diverso».

A lei cosa serve?

«Io so solo una cosa: con le parole non si vince. L’unica cosa che serve è andare in campo e dare tutto. Nei momenti meno belli serve lavorare. Il mister quando qualcosa non va è uno che si fa sentire…».

Questa è la sua migliore stagione da quando è a Bologna?

«A livello di numeri e statistich­e sì, è certamente tra le migliori. Avevo fatto diversi gol con la Samp e anche in Spagna, al Villarreal, ci fu un inizio molto buono. Ma quando non si vince è difficile pensare di stare bene, pensare che tutto giri per il verso giusto. Preferirei aver fatto meno gol e più punti, per esempio. Il gol non serve a niente se poi torni a casa e sei triste perché hai perso».

«Stiamo ricercando una spinta personale e di squadra, per recuperare subito Il Verona? Difficile»

«Non firmerei per il 12º posto. Ora si vive gara per gara Il pubblico ci manca moltissimo»

Alla convocazio­ne per gli Europei ci crede?

«Perché no, credere non costa

nulla. Quindi ci credo, sì. Ma dipende molto da quello che si fa con il club, e veramente il mio primo obiettivo in testa è la squadra. Dare di più, questo devo fare anche io. Per recuperare i punti che abbiamo perso per strada. Allora dopo potrò pensare alla Nazionale. Gli Europei sono una motivazion­e in più».

Ha avuto modo di sentire il ct Mancini?

«No, non c’è stata l’occasione. Quando sono stato in azzurro lui non c’era, aveva il covid».

Che effetto le ha fatto tornare in azzurro?

«Fantastico. Ero stato in Nazionale cinque anni fa, quindi era passato un po’ di tempo dall’ultima volta. E’ bello perché ogni volta giochi con i grandi, rappresent­i l’Italia, canti l’inno. E’ il massimo. Per me che sono nato e cresciuto in Germania ma sono italiano al cento per cento, mangio, vivo e penso con la mentalità italiana è sempre una grande esperienza».

Un altro che può giocarsi l’Europeo è Orsolini.

«Anche per lui valgono gli stessi discorsi: Orso è uno di qualità, uno che sa fare la differenza, e quando sta bene è in grado di farla. Io lo so, anche lui vorrebbe fare qualche gol in più, qualche assist in più. Sono sicuro che nel girone di ritorno farà la differenza».

E Barrow? Anche da lui vi aspettate più gol.

«Da lui, come da tutti gli altri. Ognuno di noi avrebbe voglia di fare qualche gol in più e Musa non è diverso.Ha avuto qualche momento complicato, ma è un altro che può farci fare il salto di qualità. Si impegna, segue quello che gli viene detto. Come Orso, anche lui ci farà fare un salto in avanti».

Manca davvero una punta? «Non è a me che lo dovete chiedere. Noi abbiamo un gioco di un certo tipo, i calciatori offensivi si sacrifican­o, tornano, spendono tanto. Tra noi non c’è quello che dice segno io e stop, non siamo questi qui. Creiamo molto, ma concretizz­iamo poco. Corriamo tantissimo e ci sta che a volte non si sia lucidi davanti alla porta. Ecco un’altra cosa da migliorare».

Vi sentite più sicuri con Skorupski, Da Costa o Ravaglia? «Sono tutti bravi portieri. Chi gioca dà tutto, non ci sono differenze. Questa è una squadra, e quindi giochiamo tutti per la stessa causa. Compreso il portiere. Danno tutti un contributo».

Soumaoro che impression­e le ha fatto?

«Avevo visto qualche partita, ma niente di più. Si allena con noi da poco, ovviamente ancora non lo conosco e quindi non posso esprimere un giudizio. Certo è grosso, è un giocatore che secondo me può darci una grande mano. E’ chiaro che avrà bisogno di un momento per capire il nostro modo di giocare, di affrontare le partite».

Tra i giovani chi è cresciuto di più in questi anni?

«Schouten, Svanberg. Ma forse sono più di due. Anche Dominguez e Tomiyasu hanno fatto salti in avanti. Più giocano e più si prendono dei rischi, migliorano. E’ questo di cui abbiamo bisogno».

«Nato in Germania ma mangio, penso e vivo da italiano La Nazionale per me è il massimo»

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 ?? ANSA ?? Roberto Soriano, 29 anni, centrocamp­ista Nato in Germania è cresciuto nelle giovanili del Bayern Monaco
ANSA Roberto Soriano, 29 anni, centrocamp­ista Nato in Germania è cresciuto nelle giovanili del Bayern Monaco

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