Torino si sente pronta per Finals verdi, sostenibili e low cost
Formidabile eredità per la città e l’Italia. E con Sinner o Berrettini...
Meno dieci. La clessidra corre verso il 14 novembre prossimo quando Torino diventerà il centro del mondo del tennis con la prima edizione delle Atp Finals, che si svolgeranno nel capoluogo piemontese fino al 2025. Mancano dieci mesi esatti oggi, quindi. Il countdown è in pieno corso e il tennis italiano è pronto ad entrare nel futuro: sportivo – con Sinner, Berrettini, Fognini e Sonego pronti alla caccia di un posto tra i maestri – e organizzativo. E allora, che cosa ci aspetta?
Saranno Finals verdi, sostenibili e low cost, come immaginato dalla Awe International Group di Londra, presieduta da Romy Gai, il partner scelto per realizzare il masterplan dell’evento. Torino raccoglie il testimone proprio da Londra, casa del Masters per dodici anni. Dalla O2 Arena al PalaAlpitour, con orizzonte il mondo. «Si tratta di un evento trasmesso ogni anno in oltre 180 mercati e capace di raggiungere circa 100 milioni di spettatori, soltanto in televisione – rileva Marco Nazzari, Managing Director International Business di Nielsen Sports – E’ stato capace di generare ricavi annui per circa 25 milioni di euro in sponsorizzazioni e per 15 milioni in ticketing. Il Comune di Torino ha stimato in circa 600 milioni la sua ricaduta sul territorio».
Il capoluogo piemontese torna così protagonista a quindici anni dalle Olimpiadi invernali del 2006. «Torino e Londra sono due città totalmente non comparabili – riflette Andrea Sartori, Global Head of Sports di Kpmg – Torino può capitalizzare aspetti che sono unici, come il pregio e il vantaggio di essere più piccola, per creare un “boutique event”, puntando su aspetti organizzativi di nicchia, come il made in Italy e il turismo enogastronomico. Le leve da sfruttare? Comunicazione, marketing, organizzazione e innovazione».
LEGACY. Fattori che si dovranno tradurre in una legacy di successo. «L’impatto di comunicazione di cinque anni di Finals forse può essere addirittura maggiore dell’Olimpiade invernale – prosegue Sartori – Ci sarà un’eredità diffusa: sul turismo, l’immagine e la riconoscibilità internazionale di Torino; sulle infrastrutture della città. Ci sarà una legacy sportiva, in termini di promozione del tennis, e una legacy “italiana”: l’Italia come grande Paese capace di organizzare eventi sportivi di grande dimensione».
Le stelle emergenti del tennis azzurro avranno un ruolo fondamentale per trainare la crescita del movimento: «Sinner e Berrettini già costituiscono delle solide ed efficaci piattaforme di comunicazione – riflette Nazzari – Su Instagram, nel 2020, Jannik ha più che raddoppiato i seguaci (+128%), mentre Matteo si è consolidato (+15%). Entrambi inoltre hanno generato sui loro profili degli “engagement rate” notevoli: 11.42% Sinner e 9.61% Berrettini, superiori a quelli della "triade" Nadal (2.51%), Federer (6.61%), Djokovic (3.24%)». La presenza di almeno un azzurro a Torino sarebbe quindi benedetta.
PANDEMIA. L’incognita maggiore è legata naturalmente alla pandemia. Ci sarà il pubblico? «Senza spettatori, diverse attività salterebbero – sottolinea Sartori – Ci sarebbe un impatto sui ricavi da ticketing, sui valori dei ricavi commerciali, sul numero di persone impiegate e forse anche sui diritti tv. E poi verrebbe a mancare tutto il moltiplicatore di spese generate dal turista sportivo, stimabili in circa 300 euro al giorno».
La via alternativa porta al digitale. «Per mantenere elevato – spiega Nazzari – il contatto e il coinvolgimento degli appassionati, in particolare attraverso la gamification, gli e-sports e la "virtualizzazione" dell'evento. Tennis e padel, in ogni caso, sono fra gli sport che meno hanno risentito durante la pandemia, facendo registrare il maggior incremento di seguito fra i Millennials: +14%».