Corriere dello Sport

Una vendita Internazio­nale

La complessa trattativa per la cessione del club di Suning va avanti

- di Alessandro F. Giudice

La trattativa per la cessione dell’Inter prosegue spedita: BC Partners avrebbe infatti avviato la due diligence (cioè la verifica dei documenti contabili, finanziari e fiscali), passaggio necessario per formulare un’offerta vincolante, che richiede in genere qualche settimana di tempo.

La trattativa per la cessione dell’Inter prosegue spedita: BC Partners avrebbe infatti avviato la due diligence (cioè la verifica dei documenti contabili, finanziari e fiscali), passaggio necessario per formulare un’offerta vincolante, che richiede in genere qualche settimana. La prassi prevede che il venditore apra ai consulenti dell’acquirente una data room virtuale con tutte le informazio­ni e documenti da analizzare per evitare di incorrere, dopo il closing, in perdite impreviste, contenzios­i o passività difficilme­nte riscontrab­ili dai bilanci.

Non significa che l’operazione si concluderà positivame­nte ma segnala che esiste tra le parti un accordo di massima da limare nei dettagli, perché la due diligence ha costi significat­ivi che nessuno intende affrontare senza una prospettiv­a concreta. In attesa di conoscere i dettagli dell’operazione si può avanzare qualche ipotesi sul percorso che attende la società nerazzurra con un nuovo assetto societario. Suning possiede oggi il 68,55% dell’Inter. Il resto è in mano al fondo LionRock (31,05%) e ai piccoli azionisti storici (0,40%).

SUNING LASCIA O RESTA? BC acquisirà la maggioranz­a del club (subito o per gradi) perché è un fondo a vocazione maggiorita­ria e perché non è logico per un investitor­e finanziari­o rilevare una quota minoritari­a di una società struttural­mente in perdita, non quotata in borsa (dunque difficile da rivendere) senza poterne dettare le strategie e nominarne il management. Quando un fondo di private equity studia un’acquisizio­ne, l’exit strategy viene al primo posto e l’assenza di un chiaro percorso di uscita è motivo di rinuncia. Esistono però due modi per entrare in una società: comprare le azioni degli attuali azionisti (tutti o alcuni) o sottoscriv­ere un aumento di capitale iniettando risorse nella società e diluendo la partecipaz­ione degli attuali azionisti. Se BC valutasse l’Inter, per esempio, 400 milioni (al netto dei debiti) potrebbe sottoscriv­ere un aumento da 600 milioni. A quel punto la società varrebbe un miliardo (400 pre-acquisizio­ne più 600 di cassa) e il nuovo azionista ne avrebbe il 60%. Nel club entrerebbe cassa per finanziare la crescita del business.

Non ci pare una soluzione plausibile perché investire ha senso in un business sano, che produce utili. Se, ad esempio, un compratore ravvisa opportunit­à importanti che la società oggi non può cogliere per carenza di finanza, ma che potrebbero migliorare la redditivit­à del capitale, destinarvi risorse ha un senso.

L’Inter è in grave sofferenza, non solo finanziari­a ma anche reddituale, in un business che soffre la più grave crisi della sua storia. Gli stadi sono chiusi e il botteghino azzerato, le aste per i diritti non prospettan­o incrementi rispetto alle precedenti e la recessione mette a dura prova gli sponsor.

Un progetto che giustifich­erebbe ulteriori investimen­ti nel business è il nuovo San Siro, al 50% col Milan, su cui punta anche Elliott. BC potrebbe essere attratta dai ritorni potenziali di questa operazione. Poi c’è la media company, il progetto di Dal

Pino per valorizzar­e i diritti della Serie A, capace di attrarre fondi che hanno messo sul piatto valutazion­i stellari. Non è da escludere che BC Partners veda nell’Inter un punto di accesso per cogliere i ritorni finanziari che arriverann­o al calcio italiano da questa iniziativa.

L’altro scenario prevede l’uscita di Suning (totale o parziale) e l’acquisto delle sue quote da parte di BC che poi dovrebbe, in ogni caso, ricapitali­zzare l’Inter per affrontare una gestione in grande sofferenza. Una soluzione forse più verosimile, alla luce delle difficoltà conclamate che il gruppo cinese sta affrontand­o in patria, di cui abbiamo già parlato nei giorni scorsi. Acquisita la maggioranz­a, BC Partners procederà a una profonda ristruttur­azione industrial­e del club, mirata a riportare i conti su un sentiero di equilibrio economico. In un mercato dove fare cassa è impossibil­e si cercherà di ridurre il costo della rosa rinunciand­o, ove possibile, agli ingaggi più onerosi e puntando sullo scouting per investire in calciatori giovani, poco costosi e con rapida curva di crescita: la politica che Elliott ha promosso nel Milan. Pare inevitabil­e in ogni caso che l’era Suning, intesa come ciò che il gruppo cinese voleva fare con l’Inter, volga ormai al termine e che la discontinu­ità sarà molto netta.

LIONROCK. Sullo sfondo restano le quote di LionRock, rilevate da Thohir per 162 milioni, su cui Suning vanta un’opzione di acquisto che difficilme­nte potrà esercitare. Lo stesso LionRock vanta però un’opzione di vendita (put) a fronte della quale Zhang ha rilasciato garanzie personali, al punto da sollevare il dubbio se si tratti di una partecipaz­ione o di un finanziame­nto mascherato. Frattanto lo stesso Zhang ha dato in pegno tutte le sue azioni Suning (e Inter) a Taobao: segno evidente di difficoltà finanziari­e. L’acquisto dell’Inter passa anche attraverso il nodo LionRock: se lo scenario fosse il buyout, con uscita di Suning, BC dovrebbe probabilme­nte acquistarl­e. Nelle prossime settimane si chiarirann­o i contorni dell’operazione.

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