LAZIO-ROMA DERBY VERTICALE
Ecco come nasce la sfida tra i due allenatori che verticalizzano meglio il gioco in Serie A Luis Alberto arretrato è la chiave laziale Pellegrini più avanzato ha portato equilbrio e permesso ai giallorossi di segnare più gol Attacco diretto alla porta: In
La versione più bella della Lazio è nata due anni fa, quando Inzaghi ha tolto Parolo dall’undici titolare per aggiungere Correa accanto a Immobile e arretrare Luis Alberto, il genio con la lampada. Svolta di classe a centrocampo. Lo spagnolo e un altro fantasista come Milinkovic, abbinati al senso tattico di Leiva, hanno rappresentato il segreto per tornare in Champions e lo stesso limite: complicato trovare alternative a quei tre, mantenendo inalterati livello e movimenti codificati del 3-5-2. Fonseca, non è un paradosso, ha trovato l’equilibrio ideale della Roma quando si è fermato per infortunio Pedro e lo ha sostituito con Lorenzo Pellegrini, in posizione più avanzata. La completezza dell’azzurro, terzo attaccante o quarto centrocampista, ha permesso al portoghese di perfezionare l’idea del 3-4-2-1: allargare il campo in costruzione per sfondare al centro con due trequartisti a sostegno di Dzeko aumentando la compattezza, perché l’ingresso di Villar accanto a Veretout (o Cristante) ha aggiunto qualità di palleggio. Lo spagnolo è un piccolo Torreira, può ricordare Pizarro per la capacità di dettare i tempi e alzare lo sguardo. Sa giocare corto e lungo. L’asso armeno Mkhitaryan era già diventato decisivo, portando la sua diversità: cambio di passo, dribbling, tiro. I giallorossi, con un attaccante in meno, hanno prodotto un altro scatto offensivo: 18 gol realizzati nelle ultime 8 giornate, portando il totale a 37 in 17 partite del girone d’andata. Un balzo prepotente tra dicembre e gennaio.
ATTACCO. Se la Lazio sino al lockdown aveva entusiasmato e si era inserita in quota scudetto con la Juve, la Roma (dietro al Milan) rappresenta la vera novità del campionato: è salita al terzo posto e dentro una stagione anomala potrebbe persino sognare qualcosa di più grande. Dipenderà dal derby. L’esame con l’Inter, al netto di una flessione in avvio di ripresa, è stato superato: confronto vibrante, i giallorossi hanno dimostrato di reggere l’urto, comandando per larghi tratti la partita. Fonseca, come Inzaghi, ha ritoccato il modulo puntando sulla difesa a tre. Derby verticale, ecco la prima chiave di lettura, perché profondo è il gioco di Lazio e Roma. Con criteri diversi, sono le squadre che in Serie A verticalizzano meglio. Attacco diretto alla porta. La “nuvola” giallorossa si nutre di tocchi, scambi stretti, sfruttando la sponda di Dzeko: Pellegrini e Mikhitaryan giocano interni al campo, sono vicini al bosniaco. Veretout entra come una scheggia: ha segnato 7 gol, sfruttando la capacità di infilarsi nello spazio libero. Dall’analisi Opta emerge un dato interessante: predisposizione giallorossa ai passaggi filtranti. La Lazio, invece, predilige la palla lunga. Milinkovic, come a Parma, sfrutta l’asse verticale creato dalla velocità di Lazzari. Sul fronte opposto Luis Alberto alterna il lancio in profondità al cambio di passo per avanzare portando palla. L’imbucata per Immobile, abilissimo a scattare sul filo del fuorigioco, è il tema tattico preferito. Le statistiche biancocelesti rivelano una media di 162 passaggi in avanti a partita. Il possesso palla, per i due allenatori, non è inutile ma finalizzato alla gestione: l’azione si ribalta con due o tre passaggi in verticale. La Roma sceglie l’imbuto centrale a favore del tridente, la Lazio percorre i binari su cui corrono Luis Alberto e Milinkovic.
COSTRUZIONE. Tutte e due le squadre impostano dal basso con una profonda differenza. Fonseca costruisce di fatto a quattro, tenendo Mancini e Ibanez sulle linee laterali, Veretout (o Villar) si abbassano accanto a Smalling, Spinazzola e Karsdorp sono altissimi. Nel derby a specchio proveranno a tenere “bassi” Lazzari e Marusic come avevano fatto nel primo tempo con l’Inter di fronte ad Hakimi e Darmian. Curiosità: se la Roma attacca in prevalenza a sinistra (38% il dato emerso dai flussi di gioco), lo stesso discorso vale per la Lazio nonostante l’esterno più pericoloso (Lazzari) si trovi sulla fascia destra. Spiegazione semplice. Inzaghi, con palla a Reina, preferisce “uscire” a sinistra. E’ il lato dove trova i piedi più educati di Radu (o Acerbi) e in cui si abbassa Luis Alberto per impostare. Altra differenza: i centrali della Lazio si allargano, ma non si allontanano tanto quanto chiede Fonseca ai suoi. Leiva si muove per ricevere da Reina o da Acerbi qualche metro più avanti rispetto alla linea difensiva.
DUELLO. Ecco il dubbio principale in casa Lazio. L’ex play del Liverpool, in ritardo di condizione, che tipo di prestazione riuscirà a tirare fuori? E’ l’unico centrocampista che garantisce equilibrio a Inzaghi e in quella zona di campo, proprio per il modo in cui Fonseca ha costruito la Roma, si può decidere la partita. L’impatto di Veretout domenica scorsa ha impressionato. Classico esempio di centrocampista “box to box”. Non solo arretrava a impostare l’azione, ma saliva in pressing quando la palla era di Handanovic. Su e giù senza fermarsi. Non ha fatto respirare Brozovic e solo nel finale Fonseca lo ha sostituito con Cristante, efficace quando entra in corsa. Conte ha risposto nella ripresa abbassando Vidal e chiedendo al croato, non più vertice basso, di andare a prendere Veretout dall’altra parte del campo con palla a Pau Lopez. Inzaghi, quel tipo di lavoro, non può chiederlo a Leiva, perché non riuscirebbe a sostenerlo. Chissà se sta studiando accorgimenti tattici (abbassare Milinkovic?), un po’ complicati per l’abitudine a giocare sempre nello stesso modo. Il centrocampo della Lazio ha un tasso tecnico elevatissimo, ma ora sembra lento, mono-passo: più fondo che rapidità. Soffre la pressione. La Roma esprime freschezza, ha rinforzato il reparto, qualità alta ma nel confronto di superiore c’è il dinamismo. Una chiave, attraverso i cambi di ritmo, per indirizzare la partita. Fonseca cercherà di alzarli, Inzaghi di abbassarli.
DIFESA.
L’altra differenza sostanziale del derby si rifletterà nella fase di non possesso. La Lazio eccelle nel contrasto, cerca di interrompere il gioco sulla trequarti e di ripartire, sfruttando la velocità dei contropiedisti. Questa volta, per salire, potrà appoggiarsi a Caicedo, un po’ come fa l’Inter con Lukaku. Inzaghi marca il play avversario chiedendo agli attaccanti di schermarlo e dietro alla linea di metà campo si chiude a castello, abbassando gli esterni (5-3-2). Luis Alberto e Milinkovic scalano sulle fasce con movimenti orizzontali. Fonseca difende in avanti come Gasperini: con l’Inter sembrava quasi l’Atalanta. Duelli individuali a tutto campo, alzando Ibanez su Barella e accettando l’uno contro uno di Mancini con Lautaro e Smalling su Lukaku. Vedremo se nel derby il portoghese manterrà le stesse posizioni o se invertirà due centrali su tre per dirottare il brasiliano sulle tracce di Immobile, allora sarebbe Mancini a “staccarsi” per contrastare Milinkovic e saltare di testa sul rinvio di Reina. La Roma a volte si fa trovare scoperta dietro a Smalling. Linea più alta del fuorigioco (24,3 metri contro 17,1) rispetto alla Lazio: ecco dove cercherà di colpire la Scarpa d’Oro.
Il portoghese difende in avanti quasi come Gasp e il francese ora è il suo segreto
Simone può colpire con Ciro alle spalle di Smalling e forse arretra Milinkovic