CONTE E QUELL’ALLIEVO CHE CHIAMAVA MAESTRO
Antonio e Pirlo alla base dei nove anni di successi bianconeri uno da tecnico, l’altro allenatore in campo nel triennio insieme in bianconero. Due caratteri diversi un’unica missione
Andrea e Antonio, quasi amici. Certo, Inter-Juve vuol dire Lukaku contro Ronaldo, Lautaro contro Morata e molto altro. Ma lo scontro scudetto di San Siro vivrà anche sul duello inedito tra Pirlo e Conte in panchina. Nel recente passato dalla stessa parte, in bianconero, pur con ruoli diversi; oggi accomunati dallo stesso lavoro, pur con percorsi differenti. Andrea e Antonio hanno dato il via nella stagione 2011-12 al ciclo di nove scudetti consecutivi che la Juve ha messo in fila finora. Conte e Pirlo sono stati due delle chiavi della rinascita bianconera: uno a dirigere dalla panchina, l’altro al timone in campo. Fin dal primo giorno, fin dal primo assist di Andrea per Lichtsteiner che portò al primo gol nello Stadium appena inaugurato. Conte inizia con il 4-24 e poi, proprio per sfruttare al meglio Pirlo, insieme a Vidal e Marchisio, e la fenomenale BBC con Barzagli-Bonucci-Chiellini, svolta sul 3-5-2. Insieme vincono tre scudetti consecutivi e due Supercoppe Italiane, prima dell’addio traumatico alla Juve di Antonio nell’estate 2014, un anno prima dei saluti di Andrea che, dopo Berlino, lascia i bianconeri per chiudere la carriera a New York.
ORME. Adesso Pirlo ha iniziato la strada per ripercorrere le orme di Conte, subito vincente al debutto sulla panchina juventina. Vengono da background differenti. Lunga gavetta per Antonio, tra Siena (vice), Arezzo, Bari, Atalanta, ancora Siena ma da capo allenatore, prima di sbarcare a Torino. E di tornare lì a vestire da tecnico quei colori indossati per tredici anni da calciatore, dal 1991 al 2004. Tredici stagioni costellate da 419 presenze e 44 gol e da vittorie in serie: 5 scudetti, una coppa Italia, 3 Supercoppe italiane, una coppa Uefa, un Intertoto e quella Champions League che la Juve da allora (1996) non ha mai più vinto. E che Andrea ha solo sfiorato contro il Barcellona nel 2015 prima di volare in Usa. Conte ha scritto un (grande) pezzo di storia della Juve da giocatore, proprio come Pirlo. Che è stato catapultato invece sulla panchina della prima squadra dopo la tumultuosa fine dell’esperienza Sarri. Aveva avuto, pochi giorni prima, l’investitura per la panchina della Under 23 bianconera per fare un percorso di crescita e acquisire esperienza e invece il pallone è rotolato molto più velocemente che si è trovato a guidare Ronaldo e tanti ex compagni. Subito con il massimo grado di responsabilità, quindi. E con la solita missione della casa da perseguire: vincere, che poi è l’unica cosa che a queste latitudini conta. Andrea deve proseguire dall’altra parte della barricata il ciclo che lui e Antonio hanno avviato dieci anni fa. E Andrea ha ricordato che è proprio l’aver lavorato con Antonio ad averlo convinto ad intraprendere la carriera di allenatore.
ESAME. Ora è arrivato il primo incrocio, che potrebbe dare un indirizzo alle ambizioni di Juve e Inter. I bianconeri, dopo diverse titubanze iniziali, sono in decisa crescita e hanno recuperato 5 punti nelle ultime due gare ai nerazzurri. Che sono comunque avanti di quattro lunghezze in classifica (con una gara in più). Anche l’anno scorso, l’Inter era davanti al primo incrocio stagionale ma a San Siro ci fu il primo vero ruggito della Juve di Sarri. La Juve di Pirlo, invece, messa spalle al muro dal finale di 2020, ha piazzato la zampata fondamentale contro il Milan ed ora è pronta al replay. Per Andrea è l’ora dell’esame contro Antonio. Non sarà uno snodo decisivo, perché mancherà comunque ancora tutto il girone di ritorno ma l’allievo soprannominato Maestro vuole dare un senso al suo cammino proprio contro chi l’ha ispirato. Andrea contro Antonio, quasi amici.
Per sfruttarne tutte le qualità, la sua Juve passò al 3-5-2 lasciando il 4-2-4