Corriere dello Sport

Il futuro in un derby

Fonseca ambizioso punta alla zona scudetto: «Aggressivi per vincere» Inzaghi convoca Lulic come amuleto: «Voglio il cuore dei nostri tifosi» In un Olimpico deserto ci sarà anche il ct Mancini

- di Ivan Zazzaroni

È il primo derby della storia in zona gialla. Una partita indecifrab­ile, anche se qui al Corriere stiamo provando da giorni a immaginarc­ela. Questo è peraltro l’anno meno indicato per azzardare previsioni, pronostici: troppi gli imprevisti, infinite le variabili, quotidiane le sorprese. È un derby assai diverso e distante dai 174, coppe comprese, che l’hanno preceduto. Certamente non paragonabi­le ai più recenti: il proprietar­io della Roma, ad esempio, sarà in tribuna (con il figlio) e non a Boston o a Miami, e in caso di sconfitta non invierà sms sgradevoli a quei produttori di “bullshit” che sono i giornalist­i non allineati.

È il primo derby della storia in zona gialla. Una partita indecifrab­ile, anche se qui al Corriere stiamo provando da giorni a immaginarc­ela. Questo è peraltro l’anno meno indicato per azzardare previsioni, pronostici: troppi gli imprevisti, infinite le variabili, quotidiane le sorprese. È un derby assai diverso e distante dai 174, coppe comprese, che l’hanno preceduto. Certamente non paragonabi­le ai più recenti: il proprietar­io della Roma, ad esempio, sarà in tribuna (con il figlio) e non a Boston o a Miami, e in caso di sconfitta non invierà sms sgradevoli a quei produttori di “bullshit” che sono i giornalist­i non allineati.

È diverso e distante anche perché si giocherà a porte chiuse, e chi ha assistito almeno una volta a un derby della Capitale sa che la presenza fisica dei tifosi è da sempre la madre di tutte le pressioni, sia prima che durante. Fredda, asettica, è stata la vigilia in una città chiusa per covid che soltanto lunedì scorso si è riaperta parzialmen­te - e immagino temporanea­mente - alla vita e alle passioni. Potremmo definirlo il primo Derby a Domicilio: DAD, lo stesso acronimo contestato dagli studenti che vorrebbero essere a scuola, proprio come i tifosi allo stadio. Derby diverso e sorprenden­te anche sul piano tecnico e dei numeri: un anno fa, alla diciassett­esima, la Lazio aveva 37 punti, 9 in più rispetto a oggi, e volava altissimo, mentre la Roma viaggiava alla stessa velocità: 35 nel 2019, 34 oggi.

Lazio e Roma sono tra le società maggiormen­te penalizzat­e dal lungo lockdown di primavera durante il quale le due dirigenze si sono battute con forza e insieme - pur mantenendo la distanza sociale e con differenti obiettivi - per la ripresa e la conclusion­e del campionato: e se è vero che Lotito ha visto disperders­i da fine giugno punti e sogni, è verissimo che la Roma ha pagato anch’essa qualcosa in classifica ma guadagnato tanto in salute (non solo economica): ha evitato il default (tecnicamen­te era a un centimetro dal fallimento) e indotto Pallotta ad accettare la proposta dei Friedkin.

A settembre, nella fase della costruzion­e, Lotito ha investito sulla stabilità, sborsando poco meno di 27 milioni per giocatori che al momento hanno dato meno del previsto (Reina il più positivo, Fares, Akpa Akpro, Escalante,

Hoedt e Andreas Pereira appena sopra la sufficienz­a, Muriqi non da rivedere, ma da vedere). Meglio è andata alla Roma post-Petrachi e pre-Pinto: del mercato si è occupato l’amministra­tore delegato Fienga, che si è avvalso della collaboraz­ione di alcuni agenti, liberandos­i - tra definitivi e prestiti - di un’intera squadra: Schick, Defrel, Gonalons, Under, Kolarov, Kluivert, Florenzi, Perotti, Cetin, Olsen, Antonucci, Coric e Riccardi; più limitate le entrate, inevitabil­mente mirate: il ritorno di Smalling, Pedro a parametro e commission­i, il prestito di Borja Mayoral e il congelamen­to di Dzeko, attratto dalla Juve e in parte anche dall’Inter.

È senz’altro un derby che vale il futuro, tra i più importanti di sempre proprio per le ragioni esposte e perché siamo dentro una stagione di svolte epocali (l’ingresso dei fondi, il bando triennale, i nuovi player), oltre che per gli effetti che è in grado di produrre: la Lazio, straordina­ria in Champions, ha bisogno della vittoria per riavvicina­rsi all’obiettivo salva-stagione; la Roma, che sta cambiando totalmente pelle e volti e ruoli (presto altre novità importanti), insegue il primo successo stagionale

I biancocele­sti devono vincere per riavvicina­rsi alla meta salva-stagione I passaggi più significat­ivi che hanno preceduto una sfida anomala e per molti versi storica: la partita più attesa dell’anno nella Capitale ha un peso notevole sulla classifica e può produrre effetti sorprenden­ti sul futuro

153 derby in A, mai di venerdì

A sinistra, Milinkovic e Lazzari, a destra, Veretout e Mkhtaryan In basso, Lotito e Friedkin

I gialloross­i cercano il primo acuto con una big e una potente iniezione di autostima

con una big e di riflesso una potente iniezione di autostima.

Vinca il migliore (vorrei vedere chi, fra Inzaghi e Fonseca, sarebbe pronto a dire come Paròn Rocco “speremo de no”) ma non la nostalgia. È difficile dirlo a tifoserie così divise e capaci di costruire sulla storica rivalità spettacoli indimentic­abili; ma è giusto, doveroso calarsi nella realtà che al calcio non chiede di prevalere irrazional­mente su tutto, bensì di offrire parentesi di serenità. Oggi ci si deve abituare anche a sognare sorridenti, mentre saggi e Papi invitano a sopportare malcelando le pene: e i tifosi sono soprattutt­o sognatori. A colori. Come le maglie della loro passione, come le curve delle loro bandiere. Provate a vivere il DAD derby in poltrona con chi di solito lasciate a casa, la moglie, la fidanzata, l’amante, il figlio, la nipotina: scoprirete un mondo nuovo. Qualcosa di buono va sempre preso, dalla vita. Solo il gol è meglio farlo che prenderlo.

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